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Visitiamo Camogli, la Città dei Mille Bianchi Velieri   

 

Sulla vecchia strada litoranea, giungendo a Camogli da Recco, oggi si compie un trapasso che un tempo non sarebbe stato immaginabile. Dalla radura dell’infelice Recco sconvolta dalle bombe, desolata e funebre, squallida e calcinosa per le immani rovine, ravvivata sinora dalla poderosa mole del nuovo viadotto ferroviario che sollecita la ricostruzione, s’entra in una delle intatte e preservate cittadelle liguri. Camogli è tra i rari centri rivieraschi scampati alle distruzioni, rimasta miracolosamente illesa. Lo si vede sin da quando, svoltati nella fresca valletta, l’ordinata fila dei cipressi sul mare ci richiama con la visione del cimitero marino, ove siamo tentati per una breve preghiera sulla tomba di Gio Bono Ferrari, il paziente e amoroso illustratore della sua città immaturamente scomparso.
Coi minimi mezzi, disponendo di un grande cuore,  questo camoglino ha fatto da solo per il suo paese ciò che enti, associazioni, associazioni, comitati ecc. non hanno mai compiuto per nessun altro centro. Non disponeva che della generosa ospitalità di un giornale, sul quale, biografo intelligente e paziente, ritrattava le più luminose figure di capitani della sua terra. E con questo solo mezzo mettendo in luce mirabili gesta ignorate, ha raccolto dati, strumenti, stampe, documenti, testimonianze, curiosità, modelli di navi ecc. tali da dare a Camogli uno dei più singolari musei marinari. E non basta, divenuto compilatore sempre più chiaro, ha lasciato tre volumi che archiviano quanto di meglio l’operosità marinara ligure ha compiuto sulle due riviere, riuscendo talvolta scrittore efficace nelle succose narrazioni cavate dai racconti dei lupi di di mare con i quali trascorse gli ultimi anni dellla sua vita di invalido per ferite contratte nella guerra europea che dovevano infine abbatterlo.                                                 
La prima nobile camoglina che vi si presenta, giungendo a dominio del golfetto è la vasta ariosa Casa dei vecchi marinai, dove i naviganti definitivamente approdati sostano a contemplare il mare come non potrebbero meglio da uno dei tanti superiori alberghi litoranei. Guardando più in basso dalla ringhiera che sa un po’ di battagliola, alla quale si appoggiano tre anziani, due dei quali con la corta pipa, eccoci sullo scalo sempre operoso, dal quale non si potrà mai calcolare quanti legni sono scesi nelle cerulee acque dell’angusto e glorioso porticciolo.                         
Camogli, cioè <<Cà – muggi>> come vuole qualcuno, essendo appunto nel vecchio isolotto dominata dall’antico tempio, così da apparire specie nel passato, un grumo pittoresco di salse abitazioni, diventa altresì <<ca-mogli>>, cioè: casa delle mogli, appena ci guardiamo intorno e vediamo come tutto qui sia marinaro e figliato dalla vita sulle navi. In estate, premendo sul poco spazio con parsimonia camoglina, la città si dà arie balneari, trasformata, ai piedi delle alte abitazioni, in riva pazientemente attrezzata per i bagni.  Ogni ingombro è sapientemente evitato per dar modo alle ordinate file di ombrelloni di creare i piccoli domini familiari delle spiagge. Sebbene non vi siano grandi attrattive di lussuosi alberghi e in gran parte i forestieri usino abitare nelle famiglie, l’affluenza è così notevole che nessuna crisi economica può incidere sulla frequenza la quale è tanto più notevole nelle annate di magra in quanto è più facile l’adattamento e meno dispendioso il soggiorno. Il litorale per i bagnanti, così nettamente staccato dal soprastante paese delle case altissime così come dall’opposta calata in cui confluisce la vita peschereccia e marinara, finisce per assumere un carattere intimo che non è forse l’ultima attrattiva della pregiata località. Sull’istmo che unisce l’antica isoletta alla città, nell’ombrosa strada che sa di Pré  e via Luccoli insieme per il suo carattere genovese, e  nella piazzetta Colombo che è invece la concorrente di Banchi per la mole di contrattazioni di noli e imbarchi che vi sono state compiute e vi si compiono gli ospiti si mescolano ai camogliesi così che nei caffè l’elemento si fonde senza dare l’impressione di estraneità  tipico delle più lussuose stazioni balneari. Non a caso s’è paragonata la piazzetta del porticciolo – dove è stata costituita la prima Mutua Assicurativa Marittima – a Banchi per gli scagni degli infiniti comandanti che hanno diretto, in un certo tempo, il più agguerrito nerbo della nostra marina, Camogli è stata la prima a risorgere e a moltiplicare il tonnellaggio dopo Lissa e mentre in un certo periodo superava di trentasei velieri in armamento Genova stessa, batteva sulle rotte di Australia anche i primati inglesi. V’è sulla calata Prospero Castelletto, dove vanno a succhiare nafta pescherecci, rimorchiatori e vaporetti, una edicola della Madonna del Buon Viaggio che può dirci da sola la varietà dei traffici la varietà dei traffici compiuti dai mille e più bianchi velieri fra il 1870 e il 1876.Fuse in un motivo ornamentale barocco non privo di pittoresca grazia, fanno corona alla Vergine le più singolari varietà di conchiglie, circonfondendola in un prezioso alone di madreperla. Vi si trovano i <<cauris>> che erano le monete della Guinea e di tutta la <<Costa degli Schiavi>>; le madreperle della Tasmaria e della Barriera Corallina; le conchiglie d’Olanda e della Scozia; i corni del Madagascar; i lumaconi di Sumatra e le più bizzarre aggraziate concrezioni marine di tutti gli oceani. Da << Michè >> c’è sempre frescura e fragranza d’arziglio e dal pergolato di rampicanti potete, in certi giorni festivi, assistere al formarsi di quelle sagre marinare che sono la peculiarità del <<Golfo Paradiso>>. Tipica fra tutte la processione sacra su natanti che si reca a rendere omaggio alla <<Stella Maris>> sulla Punta della Chiappa, con un corteo che è forse il più pittoresco del litorale e che richiama flotte di villeggianti sulle più fiddormi imbarcazioni. La bianca Madonnina, scomparsa dopo l’intrusione tedesca, è ormai sostituita da un mosaico tratto da un grafito scoperto nella millenaria abbazia di S. Nicolò. In testa è il Bucintoro, che viene orlato sulla calata con paramenti sacri e ogni imbarcazione inalbera il gran pavese così che la folla all’imbarco e allo sbarco si muove in una festa di colori. Ma dove Camogli conserva e custodisce i ricordi più teneri della sue nativa virtù marinare è il Santuario del Boschetto. Gli ex voto costituiscono là una pinacoteca di rappresentazioni e immagini devote, così ingenuamente narrative – anche nel testo che riassume tragiche e drammatiche vicende felicemente concluse – da creare per se sole una testimonianza di fede e una attrattiva di curiosità nel suo genere, inimitabile e introvabile altrove anche nei più famosi santuari, in tali proporzioni. =

(tratto da: Giovanni Descalzo – VIAGGIO IN LIGURIA:                                                               Corriere del Pomeriggio del 16/11/1948;
immagini: Archivio Ferraris).

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