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Parlare del più glorioso dei capitani camogliesi potrebbe apparire superfluo ed inopportuno, specialmente dopo la vasta e riconoscente letteratura dedicatagli. In questo contesto però, come Società dei Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, cercheremo di dare un'idea del Simone Schiaffino “camoglino”, ovvero del marinaio e del capitano anzichè dell'Alfiere dei Mille. Lasceremo quindi, per un momento, in secondo piano le vicissitudini storico-politiche che lo innalzarono eternamente agli altari supremi della Patria e parleremo invece del gagliardo e giovane marinaio che visse nella nostra città fino al 1860.
La sua vita
Simone Schiaffino nacque il 16 Febbraio 1835 a Camogli, nell'attuale via Garibaldi. Fin da bambino, fece mostra della sua indole esuberante e giocosa. A soli 11 anni, suo padre, il capitano ed armatore Adeodato, lo imbarcò come mozzo su uno dei velieri di famiglia.
La casa dove nacque Simone Schiaffino, a Camogli, in Via Garibaldi/The house at Camogli, where S.Schiaffino was born (photo B.Malatesta)
Sembrava che il genitore lo volesse allontanare per qualche tempo da casa e dagli amici, proprio per quel suo carattere “vivace", sperando che l'esperienza sui velieri avrebbe mitigato i suoi "coloriti" spunti giovanili. Quindi studiò prima a Camogli, alla locale Scuola Nautica, istruito in Scienze Nautiche dal celebre Professor Lazzaro Bertolotto e dopo a Genova, dove a 19 anni, poco prima che morisse suo padre, ottenne la Patente di Capitano del Regno di Sardegna. Era il 1854.
La sede della prima Scuola Nautica, in Fontanella, al porto di Camogli, dove Schiaffino studiò/The first location of the Nautical School, where Schiaffino studied his navigation lessons (photo B.Malatesta)
Nel 1856 consolidò i suoi ideali risorgimentali, specialmente grazie al suo viaggiare. Bisogna qui ricordare che a quei tempi, i periodi di Scuola Nautica venivano alternati frequentemente con periodi di imbarchi sui brigantini. Nel 1857, cioè a 22 anni, quando era un giovane Capitano, terminava la sua carriera come marittimo ed intraprendeva quella militare e risorgimentale che l'avrebbe portato tra i Mille di Garibaldi.
Durante la Seconda Guerra di Indipendenza nel 1859, Schiaffino s'arruolò nelle Guide Alpine di Garibaldi partecipando ai combattimenti di Varese, S. Fermo e Camerlata. Ritornò quindi saltuariamente a Camogli, a trovare la madre Geronima. Oltre ad aver valorosamente partecipato alla campagna di Garibaldi, fu membro del Parlamento Subalpino per quattro legislature.
La battaglia di Calatafimi/The battle of Calatafimi
Dopo varie attività risorgimentali, come noto, partì finalmente da Genova con Garibaldi ed i Mille e morì eroicamente a Calatafimi, Alfiere e Maggiore dell'Armata Meridionale, il 15 Maggio 1860. La città di Camogli onorò la memoria del Soldato e del Patriota erigendogli un monumento, su voto del Consiglio comunale e con il sostegno di un comitato che raccoglieva gli amici e gli estimatori del caduto. Infatti, nel 1865, il 15 Maggio, nell'anniversario della morte, la scultura, opera dell'artista genovese Giuseppe Molinari fu solennemente inaugurata nella piazza principale del centro cittadino, che poi prese il suo nome.
Il monumento di Simone Schiaffino, a Camogli. L'asta spezzata della bandiera non è parte dell'opera originale di Molinari: si ruppe in un secondo tempo/The monument to Simone Schiaffino, at Camogli (photo B.Malatesta)
Il suo temperamento
Attingendo da varie fonti, fino a 150 anni fa, la prima impressione che s'ha di Simone Schiaffino è quella che sicuramente doveva piacere molto alle donne. Infatti, ne frequentava, tanto da essere “specializzato a far l'amore”. Era in effetti un giovane aitante e robusto, buono e generoso, con una folta barba e criniera bionde, occhi azzurri. Da adolescente era costantemente contuso, scorticato, graffiato: ll suo habitat era proprio il mare, con tutte le sue espressioni, specialmente gli scogli del Castel Dragone.
Gli scogli del Castel Dragone/The rocks of the Dragon Castle (photo B.Malatesta)
I velieri furono la sua formidabile piattaforma di vita. Coi suoi coetanei poi, organizzò parecchi scherzi, a danno dei conservatori d'allora, i “paolotti”. Era sicuramente una persona positiva e allegra, sempre sorridente, piacevole da stargli insieme. Questo suo temperamento “esuberante”, rifletteva tutte le doti di una persona eccezionale e vincente, al quale il destino aveva riservato una gloriosa strada da percorrere.
Gli episodi camoglini
Dove lo si trovava a Camogli? Le escoriazioni menzionate prima erano dovute alla sua frequentazione degli scogli della Bardiciocca, della Dragonara, della tana del Drago, quindi era sicuramente spesso, da adolescente, nel porto e sul molo napoleonico. A quel tempo, Piazza Colombo era la sede dello shipping camogliese e gli scagni degli armatori erano affollati di gente indaffarata. E' facile immaginare Simone, coi suoi compagni, mentre scherzava in quel fervente centro cittadino coi vecchi pescatori o correva dietro le carrozze degli armatori.
Camogli ai tempi di Schiaffino/Camogli during Schiaffino's period
Come detto prima, era buono e generoso: una volta regalò un suo gozzo ad una famiglia bisognosa del borgo marinaro; nel 1857, a Fontanella, quartiere di ponente del porto, salvò da un incendio un'intera famiglia; nel 1860, evitò l'annegamento ad un ragazzo nelle acque della Priaguea, gettandosi vestito in mare.
Si sa che Schiaffino era un burlone. Tra i suoi numerosi scherzi, si ricordano: quello delle crinoline (gonne alla francese) alla Novena dei Morti. Quella volta, Simone, con alcuni amici in Chiesa, cucì di nascosto l'un l'altra le gonne delle ragazze assorte in preghiera. Quando la funzione terminò, s'udì una rapida sequenza di strappi e urla ed il parroco, furioso, proibì di conseguenza agli scapoli di entrare in Chiesa per parecchio tempo. Da notare qui che un giovane odierno mai si sognerebbe di cucire le gonne delle ragazze, ma Simone ed i suoi amici lo fecero poichè esperti a riparare le vele dei loro brigantini. Un'altra volta, riempì dei fazzolettoni di gritte e le liberò, di nuovo in Chiesa durante una solennità. Fu un caos indescrivibile, chi scappava e chi urlava e gli animaletti che si infilavano da tutte le parti e saltavano sulle persone.
Una vecchia immagine di Piazza Colombo/An old image of Colombo Square
Un'altra volta si vestì con un tabarro cosparso di fosforo, così da impaurire nottetempo un contadino. Quest'ultimo aveva infatti scommesso che nessuno avrebbe mai preso i suoi bei fichi, ma quando una notte vide un “fantasma” salire proprio su quell'albero, scappò terrorizzato e Simone prese tutta la frutta che volle. L'intera Camogli rise di quell'episodio, commentando “o l'è steto o Scimon”, tanto le sue burle erano ormai note a tutti. Una delle sue ultime “vittime”, fu un Capitano del Porto che faceva la spola tra Camogli e Recco, dove andava a trovare la fidanzata. Una sera, mentre l'Ufficiale passava presso il Cimitero, d'un tratto, qualcosa o qualcuno saltò giù dalle buie mura del camposanto, gridando a squarciagola. Il Capitano del Porto, terrorizzato, corse a perdifiato fino a Camogli, chiedendo aiuto a chi incontrava. Quella “cosa” era Simone Schiaffino.
Un'immagine del porto di Camogli nell'800 /An image of Camogli harbor on 1800 period
Bisogna chiarire che gli scherzi ai “paolotti”, cioè i conservatori d'allora, rientravano nel quadro di punzecchiature dei giovani capitani verso quella classe di imprenditori, soprattutto gli armatori dei velieri. Sembra infatti che quest'ultimi rifiutassero d'imbarcare comandanti troppo giovani e liberali. Insomma si verificava, come adesso, il “generation gap”; i giovani coetanei di Schiaffino si ritrovavano spesso a quel tempo al "Caffè dei Liberati", le cui frequentazioni non erano viste di buon occhio dai paolotti.
La Bardiciocca a metà '800/The Bardiciocca rocks on 1860 about
Poco prima di partire coi Mille, Simone frequentò spesso delle belle donne genovesi. Cogli amici, andava a far merende e scampagnate alla Loggia, Fontanella e Migliaro, certamente posti più appartati d'adesso, per intrattenersi colle belle giovani. Pochi sanno che, sotto le loro crinoline, Simone, già affiliato ai moti risorgimentali, nascondeva delle armi, le quali venivano riportate segretamente a Genova per la causa patriottica.
Commemorazione a Simone Schiaffino, 1932/Cerimony to S.Schiaffino, 1932
Un giorno però, in compagnia della madre, Simone diventò molto serio, pareva essere consapevole del poco tempo rimastogli con la famiglia e che non l'avrebbe più rivista. Quella stessa sera infatti, venne visto saltare in un gozzo, tutto bardato e scomparire al buio del molo. Era il 3 Maggio 1860. A chi gli chiese dove andasse a quell'ora, rispose: “vado a trovar la mia bella”. Tre giorni dopo si seppe del colpo di mano dei garibaldini a Genova e della partenza dei Mille.
Uno scorcio antico del porto di Camogli/An old view of the Camogli harbor
La sua carriera marinara
Come tanti ragazzi camogliesi del suo tempo, il giovane Simone fu presto avviato sui velieri. La prima impressione che dava quando saliva a bordo di una nave era negativa: uno dei primi nostromi che l'ebbe come marinaio confidò allo Scrivano (Primo Ufficiale) che quel ragazzo era troppo insubordinato e poi...”suonava la chitarra, cantando di Marinin o di Mimma”...Ma dopo pochi giorni, chi lo frequentava realizzò che era un marinaio ineccepibile, che era il primo ad arrivare in manovra e l'ultimo a scendere da gabbie e pennoni e dimostrava una perizia marinaresca fuori dal comune. Presto divenne uno degli ufficiali camogliesi più apprezzati nel mondo marittimo.
Durante i suoi undici anni di mare, lavorò frequentemente a bordo con uno dei comandanti più formativi della sua professione, Gaetano Schiaffino, il quale l'avrebbe iniziato agli ideali del risorgimento e massonici. Il giovane viaggiò solitamente per il Levante, Cipro, il Mar Nero, a volte anche in Spagna. Le ultime navi che frequentò furono ovviamente il Piemonte e il Lombardo: Simone Schiaffino era il timoniere di quest'ultima, che condusse con eccezionale maestria nautica fuori da quel porto (vedi Garibaldi, Bixio e Camogli). Pochi sanno che le due navi si fermarono poco tempo davanti a Camogli, quella mattina del 6 Maggio 1860, così da permettere ad un patriota di far rifornimento d'olio e sego, che necessitavano alle macchine delle due navi. Quella, fu l'ultima volta che Simone vide la città dei suoi cari.
Riassumiamo quindi il suo iter sul mare, che si riduce a undici anni: nel 1846, viene imbarcato dal padre Adeodato in qualità di Mozzo; nel 1854, termina gli studi alla Scuola Regia Nautica di Genova ed ottiene la Patente Sarda di Capitano; nel 1857, termina di navigare ed abbraccia completamente la causa risorgimentale.
Stampa del brigantino-goletta paterno la Vittoriosa, dove navigò Simone Schiaffino (Museo Marinaro di Camogli)/Printing of the brigantine La Vittoriosa, where Schiaffino sailed many times
Le navi dove imbarcò furono generalmente quelle di famiglia. Dopo la prematura morte del padre Adeodato, i barchi i famiglia vennero amministrati soprattutto da suo fratello Rocco. Si ricordano quindi i velieri la Vittoriosa, il Costanza, l'Ernesto. Il Comandante che più frequentò e che gli fu da maestro sia professionalmente sia per i vari ideali patriottici e massonici, fu il capitano Gaetano Schiaffino, ramo "mixallo" (1827 - 1908).
Il Regio Cacciatorpediniere Simone Schiaffino:nel 1915 ricevette la bandiera di combattimento; nel 1941 affondò dopo aver urtato una mina/ Destroyer Simone Schiaffino (1915-1941) (da Ministero Difesa-Marina)
Completiamo questo doveroso cenno al Capitano Simone Schiaffino con un contributo multimediale che comprende alcuni passi di Giuseppe Cesare Abba, nel suo celebre “Da Quarto al Volturno” ed alcune immagini del monumento della piazza omonima a Camogli. Il testo scorrevole può essere trascinato per leggerlo adeguatamente.
Infine, citiamo qui quello che fu scritto sulla morte di Capitan Simone: ".....è questo il momento d'annunziarmi una pubblica sciagura? - gridò Garibaldi a chi gli dava notizia di quella morte...."Tutti i caduti sono stati sgomberati Generale!", gli annunciò un Aiutante e continuò: "solo il gran Schiaffino copre ancora la terra là dove l'anima sua lo ha lasciato. E' solo un po' scolorito in viso....".
Com.te Bruno Malatesta (11/2006)
Notizie ottenute dai periodici d'epoca (Biblioteca Comunale N.Cuneo di Camogli) e da "La Città dei Mille Bianchi Velieri, Camogli" di G.B.Ferrari; i cimeli e i quadri sono conservati al Civico Museo Marinaro di Camogli; foto storiche: Archivio di M.Malatesta.-