Il pallido e trasandato scafo in porto sembra ancora respirare. Come il marinaio a sinistra nella foto, lo osserviamo con un misto di ammirazione e rispetto: pare quasi impartire ordini alle imbarcazioni più piccole che lo circondano.
Nelle fotografie d’epoca dell’approdo di Camogli, quello scafo si distingue dagli altri per grandezza e presenza. La prima impressione è che fosse stato un tempo un veliero, trasformato poi in un pontone portuale dopo che gli furono spietatamente rimosse vele e pennoni. Eppure, anche nei decenni successivi al tramonto della vela, continuò a fare bella mostra di sé nel porto. Gli alberi orizzontali, simili a dei boma, suggeriscono che si trattasse di una nave goletta, chiamata nel gergo marinaro “barco bestia”.
L’itinerario più sfruttato dai Dapelo per trasportare il carbone vegetale da Arbatax a Genova. Dalla decisa rotta Nord-Sud si intuisce l’utilità di utilizzare le versatili scune come nave da trasporto
Fin dai primi anni del ‘900, a Camogli operarono – tra altri – gli armatori Dapelo, impegnati soprattutto nei viaggi dalla Sardegna verso Genova per trasportare carbone vegetale. Pietro Berti, in un’accurata ricerca pubblicata nel 1997 sul Bollettino del Santuario del Boschetto, documenta l’attività di questa flotta, forse poco conosciuta rispetto agli altri famosi armatori camogliesi. Prova ne è, che due loro soprannomi (nomiaggi), “Langìn” e “Dria” non sono citati nella letteratura tradizionale.
Veduta aerea di una goletta alla via. Dalla posizione delle vele e dalla direzione del vento si comprende l’utilità di queste navi su ogni tipo di tratta, specie in acque ristrette
Le golette erano più corte dei grandi velieri, ma come loro solcavano tutti gli oceani. Queste navi presentavano alcuni vantaggi: richiedevano un equipaggio ridotto, con costi di gestione più bassi, e grazie alle vele auriche, anche sull’albero di maestra, potevano affrontare il vento di prora (bolina) e comunque sfruttare quello in poppa (gran lasco). Non stupisce dunque che i Dapelo le abbiano scelte per quella rotta: ogni filo di vento andava sfruttato per garantire trasporti rapidi ed efficienti.
La nave goletta “Daino” degli armatori Dapelo di Camogli. Si tratta di un lavoro di Roberto Genova e conservato al Civico Museo Marinaro “G.B. Ferrari” di Camogli
Camogli fu perciò un approdo naturale per questa flotta: gli armatori erano difatti locali e le dimensioni ridotte delle golette – poco più di 30 metri – consentivano di ormeggiarle nel piccolo porto. Simone Dapelo possedeva inoltre un barco bestia chiamato “Daino”, immortalato in una fotografia del 1907 nel porto di Camogli e in uno splendido dipinto conservato al Museo Marinaro.
La nave goletta “Daino” in porto a Camogli nel 1907. Immagine tratta dal “Bollettino del Santuario del Boschetto” nr. 1-2-3 del 1997.
Verificando alcune fonti, risulta infine che il “Daino” non poteva essere il pontone oggi visibile nel porto; molto probabilmente quest’ultimo apparteneva però ai Dapelo ed era stato donato poi alla Città.
Possiamo qui affermare che i Dapelo furono perciò gli ultimi armatori di Camogli che lasciarono tracce delle loro grandi navi. Su quei velieri imbarcarono uomini che vedevano il mare non solo come mestiere, ma come elemento vitale e spirituale, anima stessa della loro esistenza.=
Bruno Malatesta































