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Kirke, uno stretto drammatico

Pochissimi sanno dove si trova lo stretto di Kirke (Angostura Kirke). Questo è comprensibile in quanto il buon Dio ha piazzato la località in un posto così remoto che non è conosciuto da molti neanche nel paese dove è situato, il Cile. Viene in mente il Kirke perchè tempo fa un ferry boat locale urtò nel passaggio e naufragò.

Dire Patagonia Cilena è come dire lontano da tutto, però il posto è bello e affascinante. Solo che ci vuole tempo e determinazione per andarci. Dalla strettoia si deve passare se si vuole andare a Puerto Natales. A Puerto Natales si deve andare se si vogliono mandare i crocieristi in escursione alle favolose Torri Del Paine, un massiccio montuoso che conclude la Cordigliera delle Ande verso sud. Si tratta probabilmente della più affascinante escursione naturale dell’estremo sud dell’America Latina.

Solo navi di dimensione limitata, specialmente in larghezza, possono permettersi di passarlo, questo famigerato stretto.
Sarebbe troppo bello se la difficoltà del passaggio consistesse solo nella strettoia fra scoglio e scoglio (uno si vede bene ma l’altro è sommerso parzialmente).

La stella rossa indica la posizione dello Stretto di Kirke

C’è invece anche la corrente di marea che raggiunge la bellezza di 12 nodi di velocità e che si verifica due volte al giorno. Quindi si deve aspettare, per passare, che la corrente sia finita o quasi. Ma non basta. All’arrivo, il momento buono per passare non si può aspettarlo in prossimità dello stretto per il semplice motivo che prima si deve percorrere un canale che non permette di girare o di rimanere sulle macchine a causa della corrente. Allora come si fà ?
Si manda una barca di pescatori locali che si ormeggia ad uno scoglio dello stretto e trasmette alla nave la stima della velocità di corrente in tempo reale.
I primi anni che navigavo in quelle acque il capobarca si chiamava Paco il quale era dotato di solcometro per misurare il flusso ma tendeva ad imporre anche la sua stima personale. Però era democratico, infatti parlando per radio per esempio mi diceva: “Comandante, lo strumento misura 3 nodi invece per me sono al massimo 2!”
Io mi fidavo di Paco e partivo in modo da percorrere il canale quasi a tutta forza ed arrivare allo stretto possibilmente con una piccola corrente di prora. Un giorno Paco venne a bordo a presentare suo figlio e disse:
“A partire da adesso, sarà lui il capobarca, non c’è problema, é più in gamba di me!” Infatti ha sempre funzionato.

La barca del figlio di Paco

Una volta che passai a comandare le navi grandi non mi toccò più l’emozione del Kirke, ma devo dire che non ne ho mai sentito la mancanza. Quei pochissimi metri sui lati a più di 15 nodi di velocità non sono simpatici. In più c’è il fatto che rimanendo nel mezzo del ponte di comando per dare gli ordini al timoniere, a un certo punto non si vedono più le sponde di terra ma solo gli scogli all’altezza degli occhi. Sono attimi che non finiscono mai.

Nei primi anni ’90 arrivai a Puerto Natales dove la nave passò la notte. Il disormeggio era previsto alle 6 del mattino seguente. Alle 5 mi chiamò il Primo Ufficiale: “Comandante, la chiamo un pò prima perchè abbiamo un problema!” Eravamo tutti a bordo eccetto un membro dell’equipaggio, un musicista. Parlai con l’Agente del porto e dissi che non intendevo aspettare, il chitarrista sarebbe stato lasciato a terra perchè non volevo rischiare di perdere il passaggio dello stretto di Kirke che si doveva verificare dalle 7 alle 8 circa, altrimenti avremmo perso una marea con la conseguente cancellazione del porto successivo.
“Mi dispiace, non si può fare” disse l’Agente, “il Cile non ha relazioni diplomatiche con la Polonia per cui la nave deve partire con il musicista polacco a bordo! E non finisce quì: l’ufficiale dell’immigrazione sta emettendo una nota di infrazione perchè il polacco non avrebbe dovuto essere lasciato andare a terra come da raccomandazione ufficiale all’arrivo della nave!”

Estratto dalle attività giornaliere della nave “Regina Renaissance” durante l’attraversamento dello Stretto di Kirke

Dopo una breve riunione con il Comandante in Seconda e l’Hotel Director decisi di inviare tre spedizioni nei bordelli della città (almeno quelli conosciuti).
Per farla breve, soffersi le pene dell’inferno mentre aspettavo l’esito dei blitz con la paura di perdere un giorno di crociera e di dover spiegare la ragione all’armatore, ma un’ora dopo si trovò il disperso che si era addormentato nel letto di una professionista. Guarda un pò, mi sembra che a trovarlo fu il Primo Ufficiale…

Malgrado la procedura rapida di partenza si arrivò in ritardo per il passaggio del famigerato stretto di Kirke. Il figlio di Paco mi disse: “Comandante, l’acqua è ferma ma sta per iniziare la corrente dalla parte sbagliata, fra pochi minuti lei rischia di passare con un pò di corrente in poppa!”
Ero ancora un Comandante giovane e decisi di passare. La prora si infilò perfettamente nel mezzo del maledetto budello con una bella velocità ma subito dopo prese un gorgo di corrente. Il pericolo diventò la poppa, che non era ancora passata. Ci fu uno zig-zag impercettibile per tutti, ma non per me. I due piloti cileni presenti sul ponte se ne accorsero, ma non dissero niente.
Una volta arrivati a Puerto Montt, al momento del loro sbarco, il più anziano dei due mi disse: “Lei ha commesso un’azione sbagliata. Ha rischiato lei e ha fatto rischiare anche noi che, per nostra colpa, non le abbiamo impedito di farlo. Comunque, siccome se l’è cavata molto bene e ci è anche simpatico, abbiamo deciso di non fare rapporto!”
Avevo rischiato, avevo sbagliato a rischiare. Mi andò bene e l’esperienza mi servì di lezione per il prosieguo della carriera. Non che non commisi più errori, però almeno mi avvicinai di più a saper valutare il rischio e soprattutto a valutare se il rischio vale la pena di essere corso.

La “Regina Renaissance” in navigazione verso Porto Natales

Nella vita professionale di un Comandante di nave i rischi si presentano tutti i giorni anche se le regole di sicurezza si sono fatte, nel tempo, più prudenti e rigorose. Gli esseri umani possono sempre sbagliare e i macchinari possono sempre rompersi, ma adesso le manovre sono memorizzate con tecnologia precisissima, non è più possibile raccontarla diversa da come si è verificata. Ti registrano per video anche i passeggeri e l’equipaggio.
Malgrado tutto, passare il Kirke è ancora pericoloso, lo dimostra l’incidente appena avvenuto.

CSLC Giuseppe Casini Lemmi (foto dell’autore)

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