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Elogio alla bandiera

Le navi sono state indiscutibilmente teatro di molte innovazioni tecnologiche; da sempre si notano miglioramenti sia nel comparto mercantile che in quello militare. Basta confrontare due immagini, una di una galea romana e una di una moderna unità da crociera per osservare che sono cambiati i materiali, le propulsioni, i mezzi di navigazione, le comunicazioni, le costruzioni stesse. Dopo duemila anni, realizziamo però che solo un mezzo di segnalazione è rimasto immutato: la bandiera.

Albero di trinchetto di una moderna nave da crociera

Parrebbe di constatare l’ovvio, ma da tempi remoti quell’insegna è – tra l’altro – simbolo d’identità di un gruppo di persone, sia esso uno stato, una potenza militare, l’equipaggio di una nave o, semplicemente un dispositivo di comunicazioni. E ha pure i suoi limiti: a parte la fragilità alle intemperie, il più evidente è che di notte non può essere ovviamente usata.

Certo, la digitalizzazione del rapportarsi in mare è ormai prassi normale, una nave può essere identificata e rappresentata su varie interfacce, sempre che abbia una delle sue “scatolette” (AIS) in funzione. Ciò nonostante, le bandiere sono utilizzate.
Sulle navi militari, dove le procedure di comunicazione sono più stringenti, vengono gestite dai “segnalatori”, sulle mercantili è il personale di coperta che se ne occupa. E bisogna fare attenzione ancor oggi ad utilizzarle. Basta issare la bandiera di cortesia in un porto estero che sia sgualcita o strappata, per ricevere commenti negativi dalle autorità ospitanti.


La pratica più comune per mostrare le bandiere: a sinistra si nota la bandiera di “pilota a bordo” e “richiesta di libera pratica”. A dritta, la bandiera di cortesia
(USA) e la bandiera sociale. Al picco poppiero, la bandiera nazionale (Marshall Islands)

E’ perciò meticolosa l’attenzione verso le regole delle bandiere: per esempio si dovrebbe mostrare la bandiera di cortesia (cioè quella della nazione ospitante) solitamente sul lato dritto dell’albero di trinchetto, oppure nel tenere sempre “a riva” la grande bandiera nazionale sull’alberetto di poppa, per ammainarla quando la nave salpa e issare simultaneamente lo stesso vessillo (più piccolo) sul picco del medesimo albero di trinchetto! E sul suo lato sinistro saranno mostrate le bandiere che segnalano le varie operazioni della nave: per esempio “richiesta di libera pratica” o “ho il pilota a bordo”. Tutti questi significati sono elencati nel noto “CIS”, codice internazionale dei segnali, osservato da tutte le unità mercantili.
Che le bandiere fossero un emblema rilevante lo si intende anche dalla nomenclatura delle parti che le compongono. Quello che sembra un insignificante fazzoletto, è invece un mezzo che necessita di manutenzione e di attenzioni speciali.


Le parti di una bandiera

Quando una nave mercantile parte, tutte le bandiere vengono ammainate; ciò per evitare inutili danni causati dalle condizioni meteorologiche ad un oggetto che, dopo tutto, rimane confezionato come al tempo delle galee. Solo in particolari frangenti il vessillo di nazionalità è issato in alto mare, sul picco del trinchetto, e cioè quando si incontra– per esempio – una nave militare.
Ancora oggi, durante una giornata ventosa, si mette a riva una bandiera “incazzottata”, cioè avvolta a pacchetto nel suo “alabasso” (vedi immagine precedente) per evitare eccessivo stress al vento durante la salita. Una volta a riva, si dà il famoso strappo sulla sagola stessa per scioglierla così al forte vento: è una manovra suggestiva, un’eredità che viene da molto lontano.

Il gran pavese a riva su un’unità da crociera

Desideriamo infine concludere quest’appassionato scritto descrivendo l’uso più gioioso delle bandiere: il gran pavese! Senza invadere il territorio storico e etimologico del termine, quelle variopinte insegne segnaletiche vengono mostrate in segno di festa sia su unità mercantili che militari, generalmente stese sugli alberi da prua a poppa e che sicuramente non verranno eliminate nei tempi moderni.
Bon voyage!=

(immagini archivio Capitani Camogli)

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