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Una carriera fulminea

Ci fu lo squillo del telefono. Niente da fare: bisognava alzarsi. Ancora un minuto, si stava così bene. Certo che si stava bene distesi di fianco a Raquel dopo una notte probabilmente interessante (molto probabilmente). Ma il ponte di comando aspettava la sua presenza per l’arrivo in porto. Si sedette sul letto.
Raquel disse: “Mi alzo anch’io, devo raccogliere i documenti di arrivo!”
Ci fu una frenetica attività nella camera da letto e nel bagno che si concluse per entrambi con l’indossare l’ uniforme.
Lui mise anche il giubbotto blu perchè prevedeva una lunga manovra sull’aletta del ponte nel fresco autunnale.
Ma perchè le navi da crociera avevano il vizio di arrivare così presto di mattina ? Eppoi per lui, come Comandante, la giornata cominciava ancora più presto perchè doveva dirigere la manovra di avvicinamento al porto e poi quella di ormeggio in banchina. Se non altro a lui piaceva manovrare. Ma in quel giorno speciale lui non era tranquillo. Moglie e figlia sarebbero imbarcate per passare un periodo a bordo approfittando delle vacanze scolastiche.
Mentre aspettava che il Pilota arrivasse sul ponte, telefonò al suo steward. Gli raccomandò una pulizia minuziosa della cabina, molto minuziosa. I suoi pensieri si contrapponevano, la concentrazione per la manovra ma anche l’ansia che lo attanagliava per quella relazione segreta con la sua Capo Commissario, che non riusciva ad interrompere.

Si era lasciato prendere in quella situazione pur avendo come punto fisso la famiglia, aveva cominciato per un gioco provvisiorio da chiudere subito e invece la sofferenza mostrata dalla ragazza gli faceva tenerezza e quindi ritardava sempre la decisione di abbandonarla. Non era solo la pena per lei, doveva ammettere che l’attrazione di quel corpo non riusciva a togliersela dalla mente. Anche adesso all’aria aperta dell’aletta sentiva il suo profumo. Ma lo sentiva davvero oppure glielo provocava il senso di colpa che portava addosso? Si augurava che presto lei capisse che la situazione era insostenibile e troncasse di sua iniziativa! Doveva almeno ammettere che la ragazza si comportava molto discretamente, con prudenza, riuscendo a nascondere a tutti gli altri la passione che a lui mostrava in privato.

Mentre la nave rallentava per imbarcare il Pilota, Raquel raggiunse il suo ufficio e cominciò a controllare che ci fossero tutti i documenti necessari per la pratica di arrivo. La quantità di dichiarazioni, di elenchi, di certificati da presentare era diventata enorme e tendeva continuamente ad aumentare. A questo punto ci sarebbe voluto un ufficiale commissario in più per stare dietro a tutte quelle incombenze. Ne avrebbe parlato all’Hotel Director Eddie quella mattina visto che lui presenziava sempre alle pratiche di arrivo. Bella cosa la presenza del suo diretto superiore ad ogni approdo importante in sala riunioni. Inoltre la presenza di Eddie con la sua flemma scozzese e la sua esperienza la faceva sentire a proprio agio.
I suoi pensieri si contrapponevano, la concentrazione professionale per dare le ultime istruzioni al personale in ufficio ma anche l’ansia che la attanagliava per la relazione segreta che non riusciva ad interrompere con quell’uomo sposato che non le dava speranza. Addirittura oggi sarebbe imbarcata la famiglia di lui. Che affronto! Doveva assolutamente mettere fine a quella pazzia. Meno male che nessuno sapeva niente dei loro furtivi incontri notturni, entrambi usavano un’attenzione maniacale nell’evitare di essere scoperti.

La nave arrivò in banchina in orario. Poco dopo arrivarono tutte le autorità per lo svolgimento della pratica di arrivo accompagnate dall’agente di porto: Capitaneria, Dogana, Sanità, Immigrazione. Si sedettero tutti nella sala riunioni. Raquel, come sua abitudine teneva testa personalmente alle richieste da parte dei funzionari di porto. Non che non si fidasse degli altri commissari, ma voleva sapere direttamente le eventuali difficoltà. Lei era molto conosciuta fra quelle autorità, non solo per l’efficenza del suo lavoro ma anche per il suo aspetto fisico. Non capitava spesso di avere a che fare con un Capo Commissario donna, alta più di quasi tutti gli uomini presenti, con quei capelli biondi lunghi che facevano ancora più effetto sulle spalline dell’uniforme. Quella mattina poi sentiva di impressionare quegli uomini ancora più del solito, non le staccavano gli occhi di dosso.
Fra un documento e l’altro Raquel disse al suo Hotel Director che alla fine delle operazioni di arrivo voleva parlargli a proposito di ingaggiare un commissario in più. Eddie rispose che aveva qualcosa da dire anche lui.
Andò tutto bene e si fece persino presto. Partite le autorità rimase sola con Eddie e si apprestò a parlargli, senonchè l’Hotel Director la anticipò. “Prima di tutto devo farti le mie congratulazioni”.
“Congratulazioni ? E per che cosa ?”
“Ma per la tua promozione a Comandante!”
Raquel rimase sbigottita: “Eddie, di cosa stai parlando?”
“Mi riferisco alle tue spalline!”

Spalline del Comandante e del Capo Commissario

Allora la ragazza guardò con orrore tutte quelle strisce d’oro sulle sue spalle sormontate da quell’inequivocabile corona, simbolo del comando. Immediata la vampata di rossore. Maledetta premura nel vestire l’uniforme, si era scambiata la camicia col suo amante. Era orribilata dal ridicolo e quel che temeva di peggio era che lui fosse andato sul ponte di comando indossando i gradi da Capo Commissario. Ecco perchè era guardata con insistenza durante le pratiche d’arrivo. Che scandalo!

Ma almeno bisognava avvertire lui. Telefonò in cabina del Comandante. Lui rispose: “E’ mezzora che sto cercando di parlarti, ci siamo scambiati le camicie!”
-“Troppo tardi, Eddie se n’è accorto, ma a te cosa è successo?”
– Niente, grazie al fatto che avevo la giacca!”

Comunque fu troppo tardi. Lei era stata vista in giro per la nave. La notizia si propagò alla velocità della luce e non solo a bordo. Alla fine lo seppe anche la moglie dell’uomo che dopo un pò di tempo lo perdonò ma pretese che lui trovasse un imbarco su una nave di tipo diverso e che navigasse in acque vicine a casa.
Raquel accettò l’inevitabile rottura e poco tempo dopo trovò un lavoro a terra.
Galeotta fu la camicia e galeotte le spalline.

CSLC Giuseppe Casini Lemmi

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