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Il miraggio dell’oro

Tre passaggi per raggiungere un miraggio tra due oceani

Queste righe indicano come ai Capitani piaccia argomentare di navigazione, avventure e personaggi. Pronti per salpare?

Come sappiamo, nella seconda metà Ottocento, la nave che contribuì a sviluppare considerevolmente l’economia marittima della nostra Città fu il brigantino a palo. Ad inizio del XIX Secolo però, le navi che attraversavano l’Oceano erano solitamente brigantini a due alberi oppure navi goletta. Queste unità raggiungevano anche gli approdi delle Americhe ed è verosimile che a metà del 1800 trasportarono famiglie e comunque “prospectors”, cioè cercatori, durante uno dei maggiori fenomeni migratori di quell’epoca: la febbre dell’oro in California.

Arrivo a New York nel 1849 (immagine IA)

Chi imbarcava su quelle navi per raggiungere un facile benessere sapeva bene che una volta arrivato a New York, doveva prendere una decisione. Lo faceva a differenza di coloro che approdavano in California dall’Oceano Pacifico, che avevano effettuato l’arrivo più conveniente e diretto.
Vi fu perciò una moltitudine di avventurieri, banditi, emigranti, trafficanti d’ogni risma, eccetera, che doveva attraversare tutto il continente per poter così “diventare ricco”. E, appena sbarcati, incontravano faccendieri senza scrupoli che prospettavano loro le tre possibilità per giungere “rapidamente” nella West Coast.

Passaggio della carovana attraverso le Rocky Mountains (immagine IA)

Una via era quella che attraversava la terra ferma sino ad arrivare alle Montagne Rocciose e, dopo averle passate, procedeva verso l’Oceano Pacifico, a San Francisco.
Se tutto andava bene, la si poteva percorrere in circa un mese che però diventava più lunga poiché quell’itinerario era infestato dai pericoli che abbiamo ampiamente visto anche al cinema. Inoltre non era semplice attraversare le Montagne con le carovane d’allora.
Un’altra via era quella di approdare in California su un veliero (o piroveliero) doppiando Capo Horn.

Passaggio a Capo Horn (immagine IA)

A parte le condizioni meteo, il viaggio di circumnavigazione durava circa due mesi e, anche se lungo, era preferito dalle famiglie poiché potevano viaggiare vicini e abbastanza sicuri.
La terza via invece fu quella più utilizzata ed è su questo tragitto che ci fermeremo un attimo di più.
Si ripartiva con la nave da New York e si dirigeva verso l’Istmo di Panama, cioè quella sottile striscia di terra che divide l’Atlantico dal Pacifico; il canale sarebbe stato costruito 65 anni dopo.

Arrivo di velieri a  Chagrès – Panama (immagine IA)

Si arrivava così a Chagrès, cioè l’attuale Colòn. Dopo essere sbarcati, si proseguiva – a dorso di mulo nei sentieri e barche nelle paludi – lungo il percorso che avrebbe poi segnato il canale come lo conosciamo oggi. Il clima era umido tropicale, le malattie erano in agguato, bambini ed anziani soffrivano; vi fu un momento che i morti tra i cercatori d’oro erano più numerosi degli abitanti di Panama!

Passaggio con muli dell’Istmo di Panama (immagine IA)

Attraversamento di Panama: s’arriva con la nave (1) da New York a Chagrès, poi con muli e barche si procede a Pedro Miguel/Miraflores dove poi si imbarca sulla nave (2) per S. Francisco (immagine IA)

Partenza da Panama per San Francisco (immagine IA)

Ma quella strada offriva un vantaggio: era la “più breve”: circa un mese effettivo se tutto andava bene. Eh sì, perché anche se tutto andava bene, poteva succedere che, una volta arrivati sulla sponda del Pacifico per imbarcare sulla nave che li avrebbe portati in California, la stessa non era ancora arrivata! Aspettavano perciò anche mesi prima di navigare verso San Francisco.

Arrivo a San Francisco (immagine IA)

Questo inconveniente è spiegato dalla scarsa diffusione del telegrafo in quegli anni, dalle tempeste, dalla scarsa organizzazione.
Insomma, alla fine s’arrivava in quella terra del miraggio, si procedeva verso i monti interni dove era stato trovato il filone della speranza e, in un modo o nell’altro, si cambiava e si iniziava una nuova vita.
Non finì qui: la febbre dell’oro terminò nel 1855 per esaurimento della vena aurifera e in quei sei anni fu trovata una via alternativa al “passaggio di Panama”, era il cosiddetto “percorso del Nicaragua”, situato più a Nord.

Il percorso alternativo del Nicaragua. Per effettuarlo, si viaggiava con barche, pirovelieri e  muli (immagine IA)

Piroveliero sul lago Cocibolca (immagine IA)

Tale itinerario offriva un viaggio totale più breve di qualche giorno rispetto a quello di Panama, inoltre prevedeva attraversamenti di fiumi e laghi tranquilli, sino all’arrivo in Pacifico.

Infine, il miraggio di trovare oro e arricchirsi rapidamente aveva effettivamente contagiato parecchia gente, però solo pochi cercatori divennero davvero ricchi; la maggior parte si mantenne appena per le spese di vita quotidiana.=

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