Non solo nei musei, ma anche nelle abitazioni private troviamo dei dipinti di pregio che ritraggono “semplicemente” una nave a vela d’epoca.
Il commento più comune che si può ascoltare è: “Questo era il veliero armato dai miei avi e comandato da un mio antenato: ritrae la nave “Aurora” intorno al 1880!”. Poi, generalmente, tutto si ferma lì. Chi ha il compito di descrivere dei dipinti marinari, oltre alla conoscenza storica e agli usuali riferimenti artistici dei pittori di mare, dovrebbe considerare anche altri parametri di interpretazione su queste opere.
Il “pittore-marinaio”
Esisteva davvero un artista che, per riprodurre minuziosamente l’attrezzatura di un veliero, doveva per forza aver lavorato sulle navi? Oppure nelle botteghe dei pittori del porto v’erano dei “consulenti” occasionali che suggerivano loro come tracciare vele, cavi e alberatura? Comunque sia, questo è un aspetto da tener presente, sapete perchè?
Oggigiorno – come nel 1800 – gli armatori si sono sempre accessoriati delle immagini delle loro navi, prima velieri, oggi navi, quasi di tecnologia 4.0. Ma, mentre nel 1800 serviva un artista complesso (forse due o più), oggi basta un tecnico grafico in gamba.
Lo scenario del dipinto
Molte delle opere marinare rappresentano ovviamente al centro il soggetto e cioè la nave. I dipinti d’epoca mostrano però un dettaglio frequente: la costa o il profilo di un porto. Questo particolare aveva una doppia funzione (forse potrebbe averla anche oggi): la vista di costa determinava solitamente la sede dell’artista e, sicuramente, dava più prospettiva al quadro. Cioè la linea d’orizzonte dietro lo scafo “bloccava” il soggetto a poca distanza dal punto di vista.
Le condizioni meteomarine
Nella presentazione di un dipinto marinaro può essere utile considerare la situazione climatica del momento: ciò infonde la fiducia verso la nave nell’affrontare i suoi nemici giurati, forte vento e mare agitato. Allora, l’esperto interprete di queste opere, dovrebbe intendere a quale “scala di forza” si riferisce l’immagine rappresentata. Ecco allora chi usava la scala “Douglas” che, come la “Beaufort” tiene conto dell’altezza delle onde e delle loro creste; ma nal 1800, quelle scale erano poco o per nulla utilizzate, la forza del vento la si giudicava a seconda delle vele che erano alzate. In pratica, meno vele, più vento e così via.
Dipinto “Nave Industria” di Thomas Willes. Le vele sono realizzate in seta. Conservato al Civico Museo Marinaro “G.B. Ferrari” di Camogli
Ultima considerazione: alcuni velieri erano ritratti mentre navigavano “alla cappa”. Si riconoscevano poichè avevano le vele ridotte, poco gonfie, generalmente il vento era “da un lato”: cioè avanzavano piano, ma “scivolavano considerevolmente sull’acqua” da una parte. La scia laterale che provocavano sull’acqua, li proteggeva quindi da ondate pericolose. Tale andatura era adottata generalmente in presenza di tempo cattivo.
E’ vero, c’è un pò di tecnica marinaresca in ciò che abbiamo detto, però speriamo che questa spiccia descrizione abbia apportato un pò di informazioni su un argomento che appassiona molti lettori. Non abbiamo parlato di ex-voto marinari poichè il soggetto di quei dipinti è completamente differente dalle “opere degli armatori”.=