Nel gennaio del 1927, a San Fruttuoso nacque Manuel Oneto. Era il primogenito di Francesco che aveva sposato la cilena Rebeca Serrano di Antofagasta. Francesco e Rebeca avevano deciso di passare nel borgo camogliese il tempo del loro matrimonio. Pare che i due desiderassero comunque far conoscere il piccolo alla di lei famiglia. Eccoli quindi, tutti e tre, ai primi di ottobre dello stesso anno a Genova, pronti ad imbarcare sul Principessa Mafalda a quel tempo considerata la nave più moderna e lussuosa d’Italia.
Il Principessa Mafalda
Varata nel 1908 a Riva Trigoso, l’unità era gestita dalla Navigazione Generale Italiana di Genova, una delle compagnie che negli anni a seguire formarono poi l’Italia di Navigazione. Era lunga 146 metri ed ospitava 1600 passeggeri, divisi in tre classi e 300 persone d’equipaggio. Il suo itinerario era Genova – Buenos Aires, con toccate intermedie; quei viaggi avevano solitamente come approdi anche la Spagna, Canarie, Africa Occidentale, Brasile e Uruguay.
La traversata e la tragedia
E’ facile immaginare quei tempi, caratterizzati dagli spostamenti della gente dei due continenti, ma anche del flusso emigratorio, ancora molto accentuato tra Italia e Argentina. Non a caso, la nave aveva 250.000 lire (oggi 220.000 €) in cassaforte: era un contributo (probabilmente periodico) che l’Italia versava all’Argentina come compenso del trattamento dei propri emigrati in quella terra.
Quando la nave (di 19 anni) si trovava già presso le coste brasiliane, il 25 ottobre sempre del 1927, verso le 17, fu scossa da un terribile tremore che spaventò tutta la gente di bordo: il tempo era buono, cosa poteva essere successo?
Probabilmente dovuto all’età della nave e forse alla sua manutenzione, l’elica di sinistra si sfilò dal suo asse e colpì in modo devastante e rotatorio la poppa del piroscafo che iniziò ad imbarcare acqua e a perdere stabilità. Fu inviato il messaggio di soccorso, al quale risposero varie navi nelle vicinanze che accorsero per salvare i superstiti che avevano abbandonato la Principessa Mafalda sulle scialuppe. Purtroppo, delle 1.264 persone a bordo, 304 (inclusi il Comandante Simone Gulì e il Direttore di Macchina Silvio Scarabicchi) perirono nel disastro.
Dopo l’affondamento
La famiglia di Francesco Oneto alloggiava in terza classe. Come si evince da una raffigurazione exvoto al chiostro del Santuario di N.S. del Boschetto, la moglie Rebeca con il figlioletto Manuel trovarono posto sulla scialuppa nr.3, ammainata in mare verso le 18. Francesco rimase a bordo così da permettere a moglie e figlio di prendere posto sui mezzi di salvataggio. Si trovava sulla nave che affondava lentamente e pensava che non ce l’avrebbe fatta. Poi, verso le 22:30, si gettò nell’acqua scura e minacciosa per tentare l’impossibile. A nuoto, riuscì a raggiungere verso mezzanotte i mezzi delle navi soccorritrici e si salvò. Nei giorni a seguire, le famiglie fortunate poterono riunirsi.
L’exvoto al Boschetto
Exvoto per VFGR della nave passeggeri “Principessa Mafalda” al chiostro del Santuario di N.S. del Boschetto a Camogli (committenti: Oneto-Serrano-Massone)
Francesco Oneto ritornò con la sua famiglia a San Fruttuoso. Infatti ciò viene testimoniato dalla nascita del secondogenito Francesco Jr., nato il 25 settembre 1928 in quella località, cioè undici mesi dopo il naufragio del Principessa Mafalda. Nella stessa raffigurazione, v’è pure l’effigie di tale Michele Massone, passeggero (forse camogliese) scampato al disastro. Sempre riguardante lo stesso piroscafo, v’è accanto l’exvoto di Luigi Dapelo, che fu membro d’equipaggio della sfortunata unità.
Exvoto per VFGR della nave passeggeri “Principessa Mafalda” al chiostro del Santuario di N.S. del Boschetto a Camogli (committente: Dapelo)
Nel chiostro del Santuario di N.S. del Boschetto a Camogli è notevole la pregevole raccolta di dipinti exvoto, principalmente riguardanti Grazie Ricevute per tragiche situazioni (soprattutto tempo cattivo) in cui si trovarono i velieri camogliesi dell’Ottocento. Dopo l’inizio del secolo successivo, quelle opere diminuirono significativamente sia per i progressi tecnologici marittimi e sia per le trasmissioni via etere, cioè quando le tempeste potevano finalmente essere previste con gli avvisi radio ricevuti anche in mezzo agli oceani.
L’occhio curioso del visitatore del chiostro quasi non considera però quelle due immagini bluastre incorniciate e moderne, riguardanti il piroscafo Principessa Mafalda. Il visitatore stesso è generalmente già informato sui valenti autori delle opere rappresentanti i velieri dell’Ottocento. Anzi quelle due immagini gli ricordano un pò le copertine della storica “Domenica del Corriere” di un pò di anni fa.
Ma l’affondamento di quella nave cambiò per sempre la vita degli Oneto-Serrano, di Michele Massone e di Lugi Dapelo.
Dopo quella tragedia, il caso del Principessa Mafalda fu tristemente nominato “il Titanic italiano”; lo stesso evento rimane ancora oggigiorno il più grave accaduto ad un’unità italiana in servizio mercantile in tempo di pace.=
(immagini di Bruno Malatesta)
(A bordo della nave,in 3a classe, c’era anche il giovane Ruggero Bauli che, a quei tempi, guidava il piccolo forno di famiglia: Ruggero si salvò e divenne il promotore della famosa “Bauli Prodotti Dolciari” di oggi.
vedi qui elenco superstiti del “Principessa Mafalda”