L’attuale è un periodo propizio per la scontata longevità del nostro Sodalizio: è un pò che non si parla di velieri e ciò per divulgare invece l’andar per mare odierno. Ce ne racconta il Comandante Carlo Queirolo, amico della Società Capitani e Macchinisti di Camogli, diplomato al nostro Istituto Nautico, imbarcato sulla nave da crociera “Carnival Panorama” nel porto di Long Beach in California, impegnata in crociere nella “Riviera Messicana”. Nell’occasione, il Comandante è stato a bordo della celebre “Queen Mary” e ha messo a disposizione alcune splendide immagini del suo archivio
Particolare della “Carnival Panorama” comandata da Queirolo, ormeggiata a Long Beach/California
Il Comandante Carlo Queirolo (dx) col Direttore di Macchina Nunzio Priolo della “Carnival Panorama” a Long Beach. Sullo sfondo a sinistra si nota la fiancata della “Queen Mary”, sullo sfondo al centro, il profilo della “Carnival Panorama”: l’antico e il moderno a confronto…
La spaziosa passeggiata interna della “Queen Mary”: qui erano posizionate numerose sedie a sdraio, utili per sorseggiare in relax un cordiale e osservare l’orizzonte oceanico che sfilava di poppa
Chi è stato a Los Angeles, molto probabilmente ha visitato quella ex nave passeggeri della Cunard Line, adattata oggi a location di ristoro, alloggio e cultura marittima. L’unità fu acquisita dalla città di Long Beach nel 1967, anno del suo ultimo viaggio.
Una delle splendide sale della nave: purtroppo le sedie e le poltrone sono state tolte per evitare che ci si possa sedere. Incomincia lo show del legno…
La Queen Mary, come molte navi della sua epoca, ebbe una storia a dir poco smisurata: costruita nel 1936, giusto nello stesso anno conquistò il celebre “Nastro Azzurro” con una velocità (30,14 nodi – 56 km/h) maggiore di un nodo di quella del nostro Rex e del Normandie… del resto è per quella ragione che fu costruita.
La sala dei bimbi di Prima Classe. La nave disponeva di altre due sezioni dedicate ad altrettante classi di passeggeri
Negli anni del Secondo Conflitto, fu adibita a trasporto truppe sino alla fine delle ostilità; nel periodo post-bellico riprese i viaggi transatlantici sino, appunto, al 1967.
Uno dei ristoranti. Immaginiamo anche tavoli, sedie, divani e l’immancabile pianoforte…
Fermamente ormeggiata (e saldata!) al suo pontile, dopo cinquantasei anni possiamo sicuramente affermare che mantenere e far fruttare una nave hotel, museo, eccetera – benchè importante – è davvero possibile.
Il berretto del Capitano John Treasure Jones che fu uno dei più famosi Comandanti della Cunard. Fu lui che consegnò la nave alla città di Long Beach nel 1967
E non sono solo i proventi dei clienti che la frequentano ad assicurare la sua longeva quiescenza in quel porto, ma anche i guadagni derivanti dalla pubblicità. Per esempio dall’industria cinematografica sono stati girati nei suoi interni film come “Titanic” oppure “L’avventura del Poseidon”, giusto per citare i più noti, ma innumerevoli altri hanno immortalato quella regina degli oceani.
Il letto di una cabina passeggeri. Il logo della nave è marcato sul guanciale
Molte delle sue opere artistiche in pura “Art Deco” sono visibili a bordo ancora oggi. Chi di noi aveva navigato sulle “riadattate” navi inglesi nel 1970, ricorda ancora il calore che infondevano le paratie delle eleganti sale passeggeri. Nei suoi ricchi interni, risalta immediatamente all’occhio esperto la preponderante presenza di oltre cinquanta tipi di legno e raffinate impiallacciature; tali prodotti erano stati raccolti nei vari possedimenti inglesi dell’epoca e purtroppo, ben sei di essi sono oggi estinti. Successivamente quel materiale non fu più utilizzato sulle navi per ovvie questioni di sicurezza antincendio.
Particolare della Sala Macchine (1)
Tra le pregevoli funzioni della Queen Mary è evidente perciò il suo ruolo di custode di storiche rarità.
Particolare della Sala Macchine (2)
Un’elica della nave
Splendida vista notturna della nave: una meraviglia del genere deve essere conservata…
Infine, nelle visite attraverso le sue passeggiate e corridoi, è inevitabile immaginare chi lavorò o viaggiò in quegli spazi. La regina conserva infatti le sue memorie e le ripropone a chi la visita – forse in segno di riconoscenza – così, per non averla dimenticata. Possiamo altresì supporre che, intimamente, lei prova un’enorme riconoscenza verso chi la visita, per essere sopravvissuta elegantemente al riciclaggio.=
(immagini archivio Carlo Queirolo)