Non stiamo dialogando su aspetti religiosi o ecclesiali, ma bensì di argomenti più pratici e terreni: le assicurazioni.
E sono proprio le assicurazioni marittime che contemplano il danno provocato alla nave da un “Atto di Dio”, cioè da una catastrofe naturale che è imprevedibile e imprevista.
Facendo perno su questa natura eccelsa, le compagnie assicurative hanno per lungo tempo omesso il rimborso a chi perdeva una nave per un fortunale.
Del resto, proprio a Camogli, al Santuario di N.S. del Boschetto sono conservati i dipinti ex-voto che ringraziano la Vergine per lo scampato pericolo: all’epoca quel rischio era ovviamente considerato un Atto di Dio.
Ma oggi, questi sinistri sono sempre imprevedibili ed imprevisti?
Nel 1850, ai tempi dei nostri velieri, era certamente una fortuna se l’equipaggio ritornava integro dagli itinerari subtropicali, soggetti a uragani o tifoni. L’Atto di Dio nell’epoca del solo intuito del Capitano, era quasi una punizione da subire e comunque sperare di portare almeno la pelle (se non il veliero) a casa. Del resto, la stessa Mutua Assicurazione Camogliese che rimborsava certe perdite di velieri a seconda della zona di mare dove si perdevano, fu fondata nel 1853 e comunque terminata nel 1888.
Un film d’avanguardia di anni fa, racconta di una tempesta che distrugge la proprietà di un tale e gli assicuratori non gli risarciscono i danni poiché provocati dalle forze della natura, cioè un Atto di Dio. Il suo avvocato dichiara in maniera provocatoria che invece bisogna sottoporre a processo i rappresentanti di Dio in terra, cioè le varie realtà religiose. E ciò, come ben si può comprendere, mette in forte imbarazzo il mondo ecclesiastico, evidenziando però l’innovativa idea che qualcuno la colpa se la deve prendere.
E le cose sono infatti cambiate: scienziati di ogni parte del mondo studiano e documentano la frequenza dei fenomeni atmosferici, Marconi inventa le comunicazioni radio e con esse gli aggiornamenti – quasi in diretta – delle varie situazioni meteorologiche. Ma soprattutto migliora la tecnologia e la preparazione dei marinai sul fronteggiare certi tipi di emergenze.
Ecco allora che l’Atto di Dio oggigiorno si mette in discussione: diremmo che non è più imprevedibile ed imprevisto; la nostra abilità (e responsabilità) non è infatti quella di subirlo passivamente, ma di evitarlo o sminuirne gli effetti.
A qualcuno potrà venire in mente che l’inevitabilità degli Atti di Dio oggigiorno rasenta anche le cause di grandi disastri sulla terra ferma. Ci sono voluti anni, ma oggi, in piena epoca digitale, si può tranquillamente affermare che la stragrande maggioranza degli incidenti è causata dall’Uomo e dalla sua negligenza. E giustamente chi subisce un danno, vuole comunque essere risarcito e desidera vedere punito chi glielo causa.
Forse sarebbe il caso di cambiare il termine a questo tipo di rischi, cioè senza chiamare in causa l’Onnipotente, ma più semplicemente determinando in via legale chi ne è davvero responsabile.=