Immaginiamo di tornare indietro nel tempo ed incontrare quei personaggi e quelle atmosfere che più entusiasmano chi è appassionato delle storie di mare.
Siamo nel novembre 1869, a Dumbarton in Scozia e l’occasione è ghiotta: il battesimo del velocissimo “tea clipper” Cutty Sark, forse la nave a vela più famosa di sempre. La giornata è stata scelta con cura: tempo ottimo e maree favorevoli; ciò perché ogni imprevisto deve possibilmente essere evitato e “porterebbe male”. Sotto la prua, incontriamo la madrina del veliero, Janet Moodie, moglie di George, capitano della splendida unità: le chiediamo che significato ha il suo incarico.
Janet spiega che il ruolo di madrina e sostenitrice della nave ha una storia lunga ed affascinante, che trae origine da radicate superstizioni, da aspetti religiosi e – naturalmente – da motivi di giubilo e festa. Sostiene che purtroppo abbiamo poche notizie di lei poiché quelli sono i suoi tempi: molte donne erano oscurate dagli stessi uomini che appoggiavano. Ritornando alla cerimonia, è inutile girare attorno alla questione, il timore più rilevante dei marinai del passato era il tempo cattivo e tale preoccupazione durò sino agli inizi del ‘900.
Antiche imbarcazioni a vela ormeggiate in “andana”
asciugano le vele
Ed ecco perciò – continua Janet – che fin dalle epoche più remote, prima che una nuova imbarcazione solcasse il mare, si versava del vino sulla sua prua in segno di benedizione ma anche come invocazione delle divinità del mare, affinchè potessero essere clementi quando l’unità sarebbe stata al largo. Erano altri tempi, addirittura si sacrificavano persone per assicurarsi la benevolenza e la protezione di Nettuno.
Col passare dei secoli, rimase comunque radicata quell’usanza di salvaguardare la sicurezza dell’unità e della sua gente dai devastanti e imprevedibili fenomeni di rischio dell’andar per mare.
Janet afferma che con l’avvento di certe religioni iniziò poi la pratica di benedire la nave da parte di un sacerdote, con la conseguente scomparsa delle suppliche a deità pagane. Più avanti nel 1700, subentrò insieme con la figura religiosa,quella della madrina che assunse funzioni pressochè simili ai tempi moderni; inoltre, tra gli invitati alla cerimonia si notavano persone importanti, dignitari, politici. In quegli anni iniziò pure l’usanza di rompere una bottiglia di vino (sostituito poi dal più elegante champagne) contro il “mascone” della prora. Non esisteva più il timore degli eventi avversi, ma solo l’espressione dell’augurio e della benedizione di positivi e floridi viaggi.
“Tasca” della chiglia di una moderna nave da crociera dove
sono sigillate le monetine di buon auspicio
Successivamente le madrine assumono il loro ruolo secondo le appartenenze sociali: sono donne famose, politiche o benefattrici, ma anche componenti di famiglie nobili, crocerossine, famose attrici o artiste, mogli o madri di personaggi rilevanti; in varie occasioni la nave stessa assume il loro nome. In definitiva, le moderne madrine divenivano esse stesse simbolo di buon auspicio, salvaguardia e benessere per la nave, il suo equipaggio e i suoi ospiti.
La signora Moodie “invade” ipoteticamente anche il nostro tempo, asserendo che nel secolo odierno, le navi da crociera celebrano una festa di battesimo più sontuosa delle unità da carico, dove tali eventi durano una manciata di minuti.
Ponte esterno della nave da crociera “Carnival Splendor”,
davanti a Punta Chiappa con Camogli dietro di essa. La nuova nave proveniva dai Cantieri di Genova Sestri, dove la cerimonia di battesimo era stata tenuta in modo “tecnologico”
Janet aggiunge inoltre che l’aspetto superstizioso non è scomparso dalle sue incombenze. E’ sufficiente pensare che se la bottiglia di champagne non si rompe contro lo scafo di metallo, significa che la nave è nata sotto auspici negativi. Cioè l’impressione avversa che quell’inconveniente crea sulle persone presenti è talmente tangibile ancor oggi, così che l’intera manovra viene simulata o realizzata con accorgimenti tecnologici “sicuri”: in altre parole la bottiglia si deve rompere! Un’altra superstizione ereditata dal lontano passato è la conservazione delle monetine di buon auspicio in una “tasca” saldata vicino alla chiglia. Janet aggiunge che nel 1912, il “Titanic” non fu neppure battezzato quando iniziò il suo tragico viaggio poiché i dirigenti della “White Star” ritenevano ciò una sciocca superstizione.
La perfetta (e auspicata) rottura di una bottiglia magnum di champagne sulla murata della nave comandata da un nostro Socio
Così la rispettata e benvoluta Janet Moodie termina la sua ipotetica conversazione. Nel il gruppo vicino a lei – oltre il suo consorte – vi sono i quattro uomini responsabili del progetto e della costruzione del Cutty Sark: il direttore del cantiere, i due progettisti e il maestro carpentiere.
Giunge l’atteso momento del battesimo, lei esclama: “Battezzo questa nave Cutty Sark, possa Dio benedire lei e coloro che vi navigheranno a bordo!”
Successivamente, la nave sarà rimorchiata in un porto vicino dove verrà completata la sua costruzione; sarà ovviamente comandata dall’esperto Capitano Moodie ed entrerà nella storia e nel commercio marittimo nel febbraio 1870 per effettuare i viaggi del tè con l’Oriente.
Un veloce tea clipper
La madrina infine scompare nelle pieghe del tempo e della nostra tecnologia.
Da appassionati di storia marinara camogliese facciamo tesoro di quanto ci ha rivelato poiché le sue informazioni lasciano una traccia che ci fa immaginare – al pari del suo racconto – come si sarebbe altresì svolta la cerimonia di battesimo di un nostro veliero del 1800.=
Bruno Malatesta
(immagini archivio Capitani Camogli)