Durante una mattinata di macaja, un Socio anziano si aggirava pensieroso in Sede. Forse era l’insofferenza dello scirocco che lo rendeva irrequieto. Per un attimo posò lo sguardo sulle numerose miniature di navi esposte nello storico spazio; l’osservare quei reperti carichi di storia marinara gli procurò un pò di sollievo.
D’istinto, estrasse il telefono dalla giacca e cominciò a ritrarre quei modelli, con l’intenzione di saperne di più, magari scrivendo pure due righe sulla sua improvvisata ricerca.
La nostra bella Sede, diremmo che è a tutti gli effetti uno spazio istituzionale della nostra Città
C’era un piroscafo in bottiglia, completo di “pavese” sull’albero di maestra, era probabilmente un lavoro antecedente al 1950. Lui cercava di individuare il quasi invisibile filo che permetteva di alzare i due alberi una volta che lo scafo era stato inserito nello stretto collo della bottiglia. Gli venne spontaneo chiedersi se era il modello che doveva adattarsi alla bottiglia o viceversa. E poi, perchè la bottiglia? Aveva forse legami con l’inviare messaggi di soccorso in mare o forse era per l’usanza di spaccarla sulla prua delle navi durante il varo?
Nave in bottiglia, si tratta di un’unità da carico con albero di maestra impavesato
Sicuramente poteva essere considerata una forma d’arte marinaresca, anche perchè il materiale costituente l’oggetto che conteneva proveniva dalle cose caratteristiche di bordo. Osservava minuziosamente i dettagli scaturiti dall’infinita pazienza che aveva usato l’autore, magari durante una tediosa traversata con tempo “oltraggiosamente” buono. Già, pensava, il navigante non è mai contento: se il tempo è buono si annoia, se è cattivo, si innervosisce.
Modelli di navi da crociera moderne. La prima a sinistra, con ciminiera blu è la “Grand Celebration” comandata e donata dal Socio Giuseppe Casini Lemmi, già Presidente della Società
Qual’era in fondo il significato della barca in bottiglia? Forse era una sorta di imprigionamento della nave “amata”; l’avrebbe poi portata con sè, alla sua famiglia, perchè essere stato imbarcato su di “lei” era stata un’esperienza oltremodo positiva e andava perciò ricordata. E poi, quell’oggetto portava fortuna: gliene aveva data a lui e, quasi come un dipinto ex-voto, rappresentava il ringraziamento del navigante per il suo imbarco fortunato. Oggigiorno, concluse tra sè il Socio, si può dire che – tra l’altro – quella vecchia bottiglia ha pure una forte componente romantica.
Splendido modello della nave da carico “Pantaleo”, probabilmente operativa negli anni ’30
In Sede c’erano altri modelli, non racchiusi nel vetro. Il Socio osservò e fotografò anche quelli: anche se costruiti abilmente, gli apparivano diversi dal primo.
Si trattava di piroscafi, alcuni operativi tra il 1930 e il 1970; erano assemblaggi di circa 30 – 40 centimetri. La loro realizzazione era forse più accurata di quella in bottiglia e i loro dettagli più riconoscibili ovviamente. Quello che decisamente li rendeva differenti dagli imbottigliati è che avevano meno carica emotiva, cioè s’individuava poco la dedizione dell’autore, forse perchè si trattava di navi più moderne.
Bel modello della nave da carico “Ulysse”, donato dalla Associata Annamaria “Lilla” Mariotti. Era gestita dalla compagnia “Africa Line” che imbarcò molti camogliesi negli anni ’60 – 70′ per il traffico di legname dalla Costa d’Avorio
Avevano ugualmente una certa rilevanza storica poichè potevano rappresentare unità di famose compagnie di navigazione, oppure erano reperti da studio museale o formativo e, ovviamente, come nel caso della nostra Sede, poichè vari Soci viaggiarono su di esse.
Modello della nave a palo “Emanuele Olivari”. Si tratta di composizione a tecnica mista
S’era detto che queste ultime opere riguardavano unità più moderne di quella in bottiglia e forse, era quella la causa di un’ulteriore differenza: la superstizione, fenomeno sempre presente in mare.
Modello della petroliera “Esso Atlantic” di oltre 500.000 tonnellate di portata, varata nel 1977
Era giunta l’ora di pranzo, il Socio uscì dalla Sede per preparare il suo scritto nel pomeriggio.
Quando stese quelle poche righe, non riuscì però a definire una certa sensazione di mistero che avvolgeva la sua ricerca…
Bruno Malatesta