Anche in mare, ovviamente, c’è sempre una prima volta. Un Socio anziano ricordava tempo fa le numerose cerimonie a tinte goliardiche che vedevano come vittime i giovani imbarcati da poco. Approfittando di quei primi “record”, si passava qualche ora in allegria con tutto l’equipaggio, magari per alleviare il tedio di una lunga navigazione (vedi qui).
L’origine di quei “battesimi” era probabilmente la stessa legge marittima: per avanzare in carriera bisognava sì aver accumulato un determinato periodo di tempo a bordo, ma lo stesso doveva essere trascorso in specifiche aree di mare. Per farla breve, si poteva cioè aver accumulato anni di navigazione, ma se si era reduci da soli viaggi Genova – Livorno per esempio, non si avevano i titoli per aspirare a certe posizioni di responsabilità in oceano.
Ecco allora trovarsi davanti al novizio il celebre passaggio dello stretto di Gibilterra che, in effetti, rappresentava il vero battesimo del giovane ufficiale. Si stava in ossequioso silenzio ad ammirare le “colonne” che sfilavano ai lati della rotta, si diceva addio alle acque di casa per incontrare gradatamente l’onda lunga ed insidiosa che proveniva dall’immenso Atlantico. L’insolito fluttuare della nave causava inaspettatamente malessere anche a chi proveniva dai porti rivieraschi.
Ci si lasciava i vecchi continenti di poppa, osservando il potente faro di Cabo Espartel a sinistra, vicino a Tangeri, che lentamente scompariva sotto l’orizzonte. Davanti alla prua solo cielo, mare e orizzonte, ovvero la quintessenza dello spirito del navigante. E alla sera, grande bicchierata in saletta equipaggio: il giovane festeggiato era finalmente entrato in quella vasta famiglia dove la Natura e la speciale collaborazione tra quei professionisti avrebbero fatto da scenario durante la sua speciale e unica carriera.
A quei tempi, certe navi da carico operavano “per ordini”, cioè dirigevano verso una determinata area geografica, per poi ricevere conferma di dove effettuare il viaggio, cioè s’attendeva l’effettiva chiusura del contratto di noleggio. Per quel motivo, certe unità in viaggio da Gibilterra a New York per esempio, una volta che si trovavano a metà oceano, venivano deviate verso il Canale di Panama, dirette a tutt’altra destinazione.
Quel passaggio era un’altra pietra miliare nei “tagliandi” da staccare durante il curriculum del navigante. Il principiante osservava tutte le operazioni di assistenza alla nave: dai continui livellamenti dell’acqua nelle chiuse alle operazioni degli instancabili locomotori. Diveniva anche “esperto” sulla differenza di altezza tra i due oceani e come la riserva d’acqua fosse naturalmente inesauribile in quella zona. Altra bicchierata.
La nave procedeva quindi per il Sud America, verso il Cile, dove avrebbe iniziato il suo contratto di trasporto. Al largo delle coste dell’Ecuador, un altro battesimo: il passaggio dell’equatore appunto.
Ancora oggigiorno, transitare presso la latitudine Zero è motivo di festa tra gli equipaggi, ma anche tra gli ospiti delle navi da crociera; un’altra festa goliardica viene organizzata con tanto di “Re Nettuno” e gioiose sirene che propinano penitenze e intrugli a forma di cocktail che indignerebbero chiunque. Ma si sa, in mare chi è un pivello deve pagare il suo tributo; anche questa è una tradizione che sottolinea l’esclusiva competenza del veterano nautico che però, con benevolenza, accoglie il nuovo arrivato nella sua grande famiglia.
Un altro canale indispensabile alla formazione del navigante è il passaggio di Suez. E’ la via d’acqua tradizionalmente più legata alla cultura marinara nostrana anche per i personaggi che la frequentavano. E’ inevitabile per il giovane marittimo aggiornarsi sulle vicende politico-militari che lasciano le loro tracce sulle sponde di quella via d’acqua. Sicuramente l’esperienza di quell’attraversamento e della sua continuazione nei due sensi, allarga la conoscenza di chi proviene dall’Europa.
E quei passaggi sono infine davvero numerosi, basta pensare anche al pittoresco Canale di Kiel, allo stesso Capo di Buona Speranza, al celebre Capo Horn oppure all’insidiosa Tasmania meridionale; ma anche il battello fanale di Ambrose all’arrivo a New York o il faro di atterraggio di Abaco nelle Bahamas.
Sono tutti posti delle “prime volte”, un mondo nell’esistenza del navigante, che lo ha fatto maturare e che rivivrà con nostalgia sfogliando il proprio libretto di navigazione, ripensando a quei luoghi, alle persone che c’erano e alle avventure vissute con loro.=
(immagini Archivio Capitani Camogli)