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“Daghe l’aiga ae corde!”: il marinaio e l’obelisco

Roma, settembre 1586: in tutta piazza San Pietro il silenzio era quasi irreale. Il celebre architetto Domenico Fontana aveva impiegato più di un anno a costruire un’enorme struttura in legno e funi per elevare alla sua posizione finale l’obelisco egiziano che fu trasportato a Roma dall’imperatore Caligola.
L’imponente struttura per innalzare l’Obelisco Vaticano (1586)

All’alba, uomini, cavalli e argani erano finalmente pronti ad attivare la mastodontica macchina. Per ottenere la simultaneità delle operazioni, il silenzio che dicevamo prima era indispensabile, tanto che papa Sisto V, promotore del progetto, per evitare confusione e favorire la propagazione degli ordini, promulgò una legge che prevedeva la pena capitale a chi avesse solo detto una parola fuori dal contesto operativo.

L’innalzamento ebbe quindi inizio; quando però il pesante monumento fu a metà strada, le funi iniziarono a scaldarsi pericolosamente, annunciando un’imminente rottura con conseguente distruzione dell’obelisco.
Fu a questo punto, che un padrone marittimo di Sanremo, tale Benedetto Bresca, urlò in dialetto ponentino “Bagnate le funi!”. In effetti, Bresca ben conosceva le cime di canapa, sapeva come si comportavano sotto sforzo con gli argani di bordo e poi era al corrente della loro proprietà di espandersi quando bagnate, proprio come facevano i maestri calafatai per sigillare gli interstizi tra le assi di legno in coperta.
Gli assistenti di Fontana gettarono acqua su quelle corde, permettendo così la ripresa delle operazioni.

Sanremo: quartiere dei marinai a Porta S. Giuseppe

Purtroppo, Bresca fu immediatamente circondato dalle guardie pontificie e immobilizzato. Papa Sisto V, dopo il successo ottenuto dalle maestranze, intese che il marinaio sanremese aveva difatti evitato un disastro storico totale e dispose in suo favore una pensione e il permesso di trafficare con i suoi barchi varie merci con Roma. Tra queste v’erano le palme per il periodo pasquale: tale rapporto ha poi continuato fino ad epoca moderna.

Ciò che Benedetto Bresca urlò nel silenzio di San Pietro fu ricordato come un coraggioso monito utilizzato in quelle situazioni dove bisogna far presto per salvarsi da un imminente pericolo.=

(tratto da: –
– “Capitani e Bastimenti di Liguria del XIX secolo/Ponente” di Gio Bono Ferrari;
– “Wikipedia”;
– immagine “Piazza San Pietro” – Pubblico Dominio)

 

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