A fine ‘800, un veliero procedeva con grande difficoltà tra le enormi onde atlantiche agitate da venti minacciosi. Le vele superiori erano state raccolte, solo quelle di gabbia assicuravano la minima propulsione necessaria. Il Capitano era davvero preoccupato per la nave e la sua gente. Consultò il barometro e, con sconforto, notò che era in ripida discesa: la sua unità stava navigando verso il centro della tempesta!
Dipinto exvoto di veliero Camogliese conservato nel Chiostro del Santuario di N.S. del Boschetto
Ebbe un’immediata reazione a quel senso di impotenza: vicino al suo letto era appesa l’immagine della Vergine del Boschetto di Camogli, protettrice dei naviganti. Era furioso con sé stesso poiché la luce che doveva illuminarLa costantemente era spenta, trascurata durante le precedenti giornate di tempo buono. S’affrettò a riaccenderla, nella speranza che il tempo migliorasse; sapeva bene che in caso di ulteriori problemi alla sicurezza del suo veliero, non gli rimaneva altro che radunare l’equipaggio e invocare la Vergine con un voto estremo affinchè la nave ricevesse la Grazia di non affondare in quell’inferno d’acqua.”
Il testo sopra descrive vari aspetti della graduale diminuzione d’offerta dei quadri exvoto al Santuario di N.S. del Boschetto negli anni ’30 (e probabilmente non solo in quella chiesa). Come è noto, quelle opere furono numerose nel 1800; all’inizio del secolo successivo iniziarono a calare fino agli anni ’20, per poi scomparire. Nell’ambiente ecclesiastico del Santuario, nel 1931, vennero fatte diverse riflessioni su quel fenomeno, vediamone alcune.
Innanzitutto, si auspicava che i naviganti riprendessero le offerte degli exvoto come succedeva in passato, arricchendo così la raccolta del Santuario, che rappresentava difatti la testimonianza dell’estremo salvataggio dei componenti della gloriosa marina Camogliese che si trovavano in pericolo di perdere la loro vita e la nave su cui lavoravano. Quei marinai avevano invero un forte legame con l’invocata “Stella Maris” e ne davano ampiamente prova nel presentare al Santuario i quadri rappresentanti il loro scampato rischio.
Si diceva anche che in quell’epoca di cambiamenti, i marinai “moderni” avevano però l’anima sempre viva in fondo al cuore, ma forse troppo in fondo e non veniva a galla se non quando si trattava di tenere disperatamente a galla anche il corpo… E quell’anima quasi scompariva quando i naviganti sbarcavano, s’assopivano cioè in un letargo spirituale. Beninteso, erano comunque sempre molto devoti al Santuario, prova ne fu che contribuirono significativamente al suo ampliamento anche negli anni a seguire, ma gli exvoto che erano altrettanto significativi, erano purtroppo in diminuzione.
A riguardo di quella condizione di “letargo” detta prima, tipica del navigante, un nostro Socio riporta una sua testimonianza non religiosa: “Intorno al 1970, ci trovavamo sovente in alto mare, su una nave da carico; gran parte dell’equipaggio passava le tediose sere di navigazione discutendo di miglioramenti salariali. Si facevano i più determinati e dettagliati progetti per l’inoltro di quelle proposte all’armatore o ai sindacalisti una volta che si ritornava in Italia.
Nave da carico degli anni ’70
E quando la nave finalmente ormeggiava nei nostri porti, tutti quei focosi condottieri sparivano, addolciti dall’aria di casa e dalla presenza delle famiglie a bordo. Le stesse persone che due settimane prima discutevano con intensità ciò che era giusto o sbagliato, sostenuti dai consensi di vari colleghi che battevano le nocche dei pugni sul tavolo in segno d’approvazione, semplicemente non esistevano più per cui nulla cambiava infine ma, sicuramente, quando la nave riprendeva l’oceano, allora le tigri si sarebbero ridestate.
Le riflessioni degli ambienti ecclesiastici citate prima, continuarono anche in riferimento alle moderne navi di allora: era vero che sui velieri i marinai erano stati coloro che toccavano il pericolo di persona, a differenza dei fotografi, dei telegrafisti o camerieri per esempio, che lavorarono successivamente sulle innovative navi passeggeri a vapore , i quali erano comunque parte di una spedizione e perciò soggetti ai rischi della navigazione. Bastava anche pensare ad un piroscafo degli anni ’30, il quale poteva trovarsi in uno spesso banco di nebbia – senza radar – e rischiare di andare in secca negli scogli o collidere con un’altra unità.
Quindi, l’intercessione della Vergine era sempre attuale e doveva esserlo anche nei tempi successivi alla marina velica.
Un’altra riflessione era rivolta a quei quadri exvoto che rappresentavano navi in uno scenario di tempo e mare ottimi, Sole e bonaccia: significava difatti che l’armatore o il Capitano ringraziavano la Vergine per le ottime condizioni meteorologiche e operative incontrate durante il loro passato esercizio e perciò anche quella era una Grazia ricevuta!
Nave da crociera nel Canale di Panama
Poi, dopo il 1931 appunto, si parlò raramente di exvoto, almeno nel senso che abbiamo appena visto. Nel 2008, fu rilevante la notizia del ritrovamento di altri quadri al Boschetto, che si riferivano comunque al periodo fine ‘800 – primi ‘900.
Infine, ci sentiamo di affermare che quella tendenza fu comunque tangibile: i naviganti, assistiti dalla scoperta di Marconi e dalle leggi internazionali post Titanic, lavorarono con i bollettini meteorologici, con i messaggi di soccorso, un numero adeguato di scialuppe, poi il radar e le innovative automazioni navali, oggi il GPS e le varie procedure di sicurezza digitalizzate. Quegli utili processi tecnici hanno contribuito a rendere il navigante meno timoroso, più prudente e sicuro, cioè in definitiva, più consapevole.
Ma allora, fu quel progresso la causa della scomparsa dei quadri exvoto?=
(Tratto dall’articolo completo “La gente di mare e la Madonna del Boschetto” a: https://santuarioboschetto.it/sito//wp-content/uploads/2016/11/5_6-1931.pdf);
immagini tratte da “Exvoto marinari del Santuario di N.S. del Boschetto” di Farida Simonetti, dall’archivio C. Zaniboni, dall’archivio Capitani Camogli).