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Vendere all’equipaggio: “slop chest e slop auction” 

È naturale paragonare una nave a una comunità viaggiante che – per un certo periodo – condivide lavoro, tempo libero ed emozioni. È sempre stato così e continuerà almeno fino all’eventuale comparsa delle navi autonome.
Di quella comunità fa parte anche un’economia che si muove tra poppa e prua: un commercio piccolo ma importante che aiuta i marinai a rendere migliore la vita di bordo. Due pratiche molto diffuse su quei bastimenti erano – e in parte sono ancora – lo slop chest e la slop auction. Nomi curiosi, sì, ma dietro ci sono storie umane e antiche abitudini di bordo che ancora oggi, in qualche forma, sopravvivono.Lo slop chest (cassa degli indumenti) era una sorta di negozietto gestito dal capitano per conto della nave o dell’armatore. Vi si trovavano vestiti da lavoro – braghe di tela cerata, giacconi impermeabili, stivali – ma anche sapone, rasoi, aghi e filo, tabacco, tè e zucchero. In breve, tutte quelle cose che un marinaio poteva scordare a casa o consumare troppo in fretta.
Diciamo subito che questo sistema nulla aveva a che fare con la “paccottiglia”, cioè quei beni regolarmente iscritti al manifesto della nave che l’equipaggio poteva vendere nei porti esteri.
Ritornando allo slop chest, c’era una regola importante: apriva solo quando la nave usciva dalle acque territoriali, ovvero quando si trovava in acque internazionali. A quel punto scattava la franchigia doganale, e gli oggetti potevano essere venduti duty free, cioè senza tasse. Lo stesso principio vale ancora oggi per i negozi e i casinò delle navi da crociera, che restano chiusi finché l’unità è nelle acque territoriali di un paese costiero.
Ogni acquisto veniva registrato e poi detratto dalla paga del marinaio. Non sempre i prezzi erano giusti – qualche furbata c’era – ma per l’uomo di bordo lo slop chest era una risorsa preziosa, spesso più conveniente dei negozi di terra.
Questo termine è ancora in uso oggi, soprattutto sulle navi da carico di ogni bandiera: si riferisce al piccolo duty free dell’equipaggio. Si vendono soprattutto sigarette, alcolici secondo le norme, vino, ma anche shampoo, dentifrici, biancheria intima e altri articoli di prima necessità. Di solito viene aperto a orari stabiliti, magari una volta a settimana: un’eredità antica, insomma, che ancora resiste proprio perché è utile ai naviganti di ogni epoca.Grande magazzino duty free a St. Thomas (USVI)

L’altra usanza, molto più cupa, era la cosiddetta slop auction (asta degli indumenti), diffusa in particolare sulle navi anglosassoni. Quando un marinaio moriva durante la traversata – e purtroppo accadeva spesso – i suoi effetti personali venivano raccolti e messi all’asta tra i compagni, sotto il controllo del capitano. Il ricavato, almeno in teoria, veniva destinato alla famiglia del defunto o usato per saldare eventuali debiti con la nave.  L’asta si svolgeva in coperta, con una certa solennità. Gli oggetti non erano quasi mai di valore: una coperta, un paio di stivali, una pipa, forse un piccolo diario, qualche indumento. Ma per i marinai erano cose preziose, anche solo per il legame affettivo che potevano avere con chi le aveva possedute. Non va dimenticato che certi imbarchi sulle navi ottocentesche duravano anche più di due anni.
Si racconta che a volte si facesse l’asta “a candela”, come nelle storiche rivendite inglesi: si accendeva un cero corto e chi faceva l’ultima offerta poco prima che si spegnesse, vinceva l’oggetto. Un modo silenzioso e rispettoso di salutare un compagno.
Oggi questa pratica è del tutto scomparsa, anche perché esistono norme precise del codice della navigazione che regolano nascite e decessi a bordo. Sulle nostre navi, nello stesso periodo, è possibile che invece dell’asta si facesse una libera colletta tra i membri dell’equipaggio.Lo slop chest e la slop auction raccontano infine due momenti molto diversi della vita di bordo: uno fatto di piccole necessità quotidiane, l’altro legato alla fine di un cammino. Oggi quei nomi suonano forse strani, anche se uno di essi resiste nei regolamenti di bordo e nelle abitudini dei naviganti.
E’ il mondo marittimo stesso che si rivela, magari di domenica pomeriggio, durante una pausa dal lavoro: il personale di una moderna petroliera, in mare aperto, in fila ordinata lungo un asettico caruggetto, attende pazientemente il proprio turno per acquistare un rasoio o una stecca di sigarette…

Bruno Malatesta

(immagini Archivio Capitani Camogli & AI)

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