SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI |
Ricordando Paolo... |
Da una cronaca di 40 anni fa…: Il Pasquale Volpe di 1.537 tonnellate di stazza lorda, costruita nel 1930 e appartenente all'armatore A. Volpe di Napoli era partita da Genova il 29 aprile 1968 diretta a Cagliari al comando del capitano Giacomo De Martino di Procida, con sedici uomini d'equipaggio. A Cagliari imbarcò 2.300 tonnellate di sale e il quattro maggio fece rotta nuovamente per Genova. Il mare era burrascoso e il vento da Sud-Est, soffiava teso. Nelle ore serali, sul mare, si distese la foschia, tanto che la visibilità impedì all'equipaggio di vedere il fanale del porto vecchio di Cagliari. Il giorno successivo, con mare da scirocco sempre burrascoso, la foschia si fece più greve. Il Pasquale Volpe, che navigava a circa nove miglia da Capo Alistro, in Corsica, beccheggiando e rollando, procedeva cautamente; ma, poco dopo la mezzanotte, finì su un banco sabbioso e irto di scogli alla foce del fiume Tavignano. LaPasquale Volpe arenata in Corsica/The Pasquale Volpe grounded on the Corse coast Il mercantile dopo l'urto piuttosto violento, rimase immobilizzato. Il capitano De Martino ordinò: “Macchine Indietro” . Tuttavia, il piroscafo non si mosse. Il capitano si mise in contatto radio con Civitavecchia, che inviò sul posto i pescherecci “ Perla del Tirreno” e “ Marma ”. Quando la foschia si diradò (erano le sei del mattino) tentarono di disincagliare il piroscafo; i cavi, però si ruppero. La situazione del “Pasquale Volpe” divenne precaria: Il mare lo aveva traversato sul basso fondo. A quel punto l'armatore si è rivolto alla Società Rimorchiatori Riuniti di Genova per il recupero della nave. In cronaca diretta….: “ Brasile all'ormeggio per ordini!” (Riflessioni di Charly durante il trasferimento dalla Torretta di guardia del Molo Giano all'ormeggio di Ponte Parodi) “Quel c…. di ordine urlato, quasi con gioia dall'altoparlante della Torretta-RR, è un pugno nello stomaco! E' sicuramente il segnale di partenza! Tra poco dovrò telefonare a casa per dire che stasera non tornerò, perchè andrò a rompermi le corna in qualche strana parte del Mediterraneo. Già! Succede spesso! Quando stai per smontare di guardia e già pensi ai ravioli della Rina a Carpenissone, s'apre il clic del microfono e subito sfili le antenne dell'intuizione, ti specchi negli occhi dell'equipaggio e leggi la tua stessa inquietudine, allora ti metti in guardia pugilistica, a testuggine, e mentre aspetti la voce di Manna, guardi la diga e vedi il mare montare da libeccio. Qui scatta l'inquietante presagio: si parte ! “Brasile all'ormeggio”! Gli ingredienti ci sono tutti! E' il nostro turno. Tra poco dovrò pensare alle provviste, alle carte nautiche, al rinforzo dell'equipaggio, a togliere il paglietto di prua, alle spedizioni, agli attacchi di rimorchio, al controllo dell'attrezzatura . La nuova missione, caro Charly, è lì! Pronta per te. Fatti coraggio! Tra qualche ora sarai in mare aperto a pestare! Che strano! Radiocucina questa volta non ha funzionato. Allora si tratta di un'emergenza!” L'ormeggio di Ponte Parodi brulica dei soliti personaggi che s'avvicendano intorno al Casteldoria come fosse un paziente del Galliera. Il più potente rimorchiatore portuale sembra pronto per la partenza, è ormeggiato con la prora fuori ed hanno già tolto il paglietto . La coperta è invasa di provviste. Paolo, il comandante, sta controllando il gancio, la stivetta è aperta e fuoriesce un cavo di nylon bianco. Charly sbarca dal Brasile e va a curiosare. Sente un urlo: - “Charly! E' tutto il giorno che ti sto cercando!” Il padre di Paolo è stato per molti anni il Comandante della Capitaneria di Camogli e con Charly si conoscono dai tempi del Nautico. Paolo ha tre anni più di Charly e, come spesso succede tra naviganti, si sono ritrovati dopo alcuni anni, nella Soc. Rimorchiatori Riuniti, all'inizio di quest'anno. Charly è stato assunto con la patente di cap. l.c. dopo aver navigato, con i vari gradi, su n. passeggeri, petroliere e l'ultimo anno anche con Martini, facendosi una buona esperienza in Mediterraneo. Paolo invece è entrato con la RR molto presto, ed ha già accumulato molti anni di comando e d' esperienza sia di lavoro portuale che in altura. Paolo è l'unico capitano diplomato della Società che si è adattato perfettamente non solo a questo specialissimo lavoro, ma anche all'ambiente peculiare della “ barcacce ”. Detto tra noi, i “ barcaccianti ” non sono favorevoli ai diplomati di coperta, ne temono la leadership…. Non mancano tuttavia le “eccezioni” alla regola. Paolo è tra queste e Charly lo sarà tra breve. La partenza “Molla tutto a prua e poppa.”
Il rimorchiatore Casteldoria in mare grosso/The tugboat Casteldoria in heavy seas Paolo ha ragione. Appena messo il muso fuori della diga, comincia una cavalcata selvaggia. La libecciata è di quelle che entrano di diritto nelle statistiche… e i 28 mt. di lunghezza del Casteldoria denunciano tutta la sua inadeguatezza a quella urgente missione. Il rimorchiatore sale di dieci metri e poi precipita sparendo tra le onde, emerge a pallone per poi rituffarsi a precipizio. L'equipaggio è tutto stretto sul ponte ed aggrappato a qualcosa di rigido e solido per non sbattere, negli sbandamenti fuori controllo, contro le gelide paratie. Charly è appena all'inizio di quel duro mestiere ed è ben lontano dal possedere il cosiddetto “piede marino” e, suo malgrado, è costretto a sparire quasi subito dalla scena, senza tuttavia aversi fatto l'idea che Paolo ed il suo equipaggio sono marinai di un calibro raffinatissimo, come mai prima gli è capitato di vedere sui “bordi” nazionali. In quella tremenda tempesta sono capaci di ridere, scherzare, mangiare e chiamare festosi gli amici dei pescherecci: “Papetto! Papetto! Preparaci le triglie per domani! Andiamo a dare una strappata…. e poi c'incontriamo!” Raccontano barzellette e tutti, compreso il d.m. Schiano, si alternano al timone e tengono la rotta con forza e precisione. La tuga è chiusa, senz'aria e quella scarsa che si respira, sale dalla macchina, mista a vapori di diesel e fumi di scarico. Sono uomini eccezionali che fanno blocco tra loro e con il rimorchiatore. Quella notte in cuccetta Charly si sente sconfitto ed umiliato al punto che pensa di non essere adatto a quel mestiere…di duri! Poi…appena doppiato Capo Corso, il Casteldoria passa dall'inferno del mare aperto, al paradiso del ridosso della Corsica. Charly, ripresosi improvvisamente dal KO, salta dalla cuccetta come un leone e sale sul ponte. Incassa e ignora qualche battuta salace, poi manda tutti a dormire. Soltanto Paolo rimane qualche minuto sul ponte: “Non ti preoccupare Charly! Alla prima uscita con la burrasca, siamo tutti crollati come birilli al bowling. Ma c'è sempre una ragione: bisogna uscire in mare a stomaco vuoto e riposati! Stai tranquillo che se prendi queste due semplici precauzioni, non ti succederà più! A me, invece, il mare picchia in testa. Ora vado in cuccetta, mi sistemo il “cranio”, poi giro la chiavetta e faccio una dormita… Al chiaro daremo una scrollatina a Pasquale e poi tutti a casa!
Un'altra immagine del Casteldoria/Another pic of the Casteldoria Paolo è di statura media, ha un viso squadrato e baffuto alla Paolo Conte, ma è biondo, un po' riccioluto, ha due grandi occhi azzurri e le spalle molto larghe! Paolo è nato “comandante” e sebbene fosse portato per il dialogo, è un tipo deciso che ha nella calma ragionata la sua arma migliore. Nel complesso Paolo sembra un nordico ed è molto stimato nell'ambiente del porto, del quale conosce ormai tutti i segreti antropologici, tecnici ed anche politico-sindacali. Già! Avete capito bene! Paolo Fontana, già da anni è impegnato a difendere la sua categoria, e lo fa come pochi altri, da vero interprete e conoscitore di tutti i problemi che si trovano sul piatto delle trattative a livello nazionale. Il suo impegno sindacale gli ha impedito, fino ad oggi di dare l'ultimo esame: la necessaria Patente di capitano di lungo corso, che gli consentirebbe di prendere il comando di qualsiasi nave anche fuori degli Stretti di Gibilterra e Suez. Il suo regno è il porto, ma nell'attività d'altura a corto raggio, dà il massimo di sé stesso, con grande abilità di manovratore e competenza tecnica. Charly, punto nel più profondo del suo orgoglio, ha tutto il tempo di ripensare ai propri errori e da quel momento dà inizio alla sua personale riscossa. Quando apre la porta di sottovento, sul ponte di comando ritorna il respiro, la vita ed anche il profumo di cafè. Il rimorchiatore riprende il suo moto rettilineo, aprendosi varchi spumeggianti sotto la spinta di 1500 cavalli che ora lo spingono al massimo della velocità. Charly rassetta come può la tavola del carteggio, fa il punto nave e traccia una rotta che si ferma ad un miglio fuori Punta Alistro, sulla costa orientale della Corsica. Il disincaglioPaolo, nella lunga cavalcata nell'Alto Tirreno in tempesta, non è stato affatto disarcionato dal suo destriero, tuttavia quando sale sul ponte, dopo una breve guardia di riposo, porta ancora sul viso i segni della lotta e dell'insufficiente recupero…. “ Paolo, ti ho preparato mezzo litro di cafè…non fartelo fregare! Ora tocca a te dirigere l'orchestra!” . Il trentenne comandante si siede barcollante vicino al telegrafo e pare che voglia girare di nuovo la chiavetta….del sonno. Ma alla prima sorsata di quel magico cafè gli torna in mente, per incanto, lo scopo della missione. Fa un balzo felino verso i binocoli, li afferra e comincia a ruotare le spalle a dritta e sinistra. “Eccolo!” Il mare in quel punto è verde smeraldo e Paolo fa calare il gommone in mare e lo posiziona di prora al Casteldoria , che ora si muove al minimo verso la nave. Pasquino guida lo zodiaco , Mirto misura l'altezza, poi si gira e urla i fondali. Ogni metro guadagnato in direzione della nave, apre zone bianche di sabbia che sono appena velate dalla purezza e trasparenza dell'acqua che non è più mare, ma acqua di casa. Quando Paolo individua la “sua zona operativa”, dà fondo l'ancora e gira la poppa al Pasquale Volpe . La distanza che li separa è di circa 150-200 metri. Troppa! Per un lancio di heaving line. Duga è il più esperto sommozzatore della Società. Il suo duro e glorioso passato bellico non l'ha ancora scalfito nel fisico, e dal suo poderoso portamento emana un grande senso di sicurezza ed efficienza. Duga, il guerriero in muta, è pronto in coperta, ha un gigantesco pugnale sulla coscia destra e maneggia il grande flash come una clava; non sembra avvertire il peso delle bombole sulla schiena ed è palese a tutti la sua impazienza d'entrare in azione. Il nostromo Cisco Emmaus ha preparato in coperta il materiale per turare le falle: legname, iuta, sevo, cemento a pronta-presa ecc…e sorride all'idea che il suo ciarpame - forse - non servirà. La Pasquale Volpe ormeggiata/The Pasquale Volpe alongside
Paolo sa di avere una giornata scarsa per disincagliare la nave, ma teme il peggioramento del tempo. Prende anche in considerazione l'idea di farsi aiutare dai locali e parlotta di proporgli una cifra…ma improvvisamente gli viene un'idea e rivolto a Charly gli chiede: L'idea di Paolo sembra estemporanea, poco usata e fantasiosa, ma forse è più pratica e semplice del previsto. Per verificarne la fattibilità si deve solo provare …. “Pensiero e Azione” è il motto mazziniano dell'equipaggio e, in “men che non si dica”, il goffo congegno, appena varato in mare, scivola via come una grossa papera, proprio verso il centro della nave con il suo fardello di cavi. Il piano di Paolo ha funzionato perfettamente. Dalla vecchia biscaglina che pende storta e penzola dalla murata del Pasquale Volpe, si cala un acrobatico mozzo, al quale viene passato un'asta provvista di gancio. Il giovane incoccia qualcosa, e da bordo cominciano a virare. Il contatto è avvenuto. Il resto è routine! “Salpiamo l'ancora! Tutti pronti a manovrare!” “ Ora useremo le maniere forti, ma con prudenza e senza fretta! Ci sposteremo da una parte all'altra fin dove ci è consentito dagli scogli e lavoreremo su un cavo per volta. In questo modo agiremo particolarmente sulla poppa. La obbligheremo a farsi un letto laterale sul quale sculettare... Avvertiamo il comandante di spostare tutti i “pesi possibili” verso prora. Se riusciremo ad alleggerire la parte più pesante, cioè la poppa, il resto gli verrà dietro.” Paolo è molto sicuro di sé, e racconta d'altri disincagli realizzati, che si sono dimostrati ben più difficili del Pasquale Volpe, quando, per esempio, la presenza di squarci nella carena avevano imposto tattiche e soluzioni ben più sofisticate e lunghe di quella attuale. “Conoscendolo a fondo,” “Bravo Paolo!” Duga è pronto, da tempo, per l'immersione, ma per non tradire la scaramanzia marinara… si nasconde nella saletta, e quando Paolo porta la nave all'ancora su fondali decenti, s'immerge e inizia la sua ultima ispezione alla carena, per verificarne sia la galleggiabilità che la navigabilità. Mentre Charly tiene puntato il proiettore da 1000 watt sulla posizione del sommozzatore, segnata da un galleggiante colorato, Paolo si avvicina con il Casteldoria a 20 metri dalla nave e prende accordi con il comandante. Quando Duga finisce l'ispezione e dichiara che la nave può essere rimorchiata, i comandanti, sentiti i bollettini, che non promettono niente di buono, rinviano gli attacchi di rimorchio al giorno dopo. Un rimorchio difficile Il bollettino Meteo ha ragione! Il convoglio, risalendo all'indomani la costa orientale della Corsica, è tormentato e schiaffeggiato dal forte libeccio che scivola giù dalle alte colline, sprofonda lungo le gole e quando arriva sulle spiagge solleva e polverizza nuvole di sabbia, crea mulinelli e vortici d'aria che danzano senza sosta, come leggeri fantasmi senza meta. “Chissà cosa c'è dall'altra parte!!” Nell'attesa che il libeccio sfoghi la sua rabbia, Paolo accorcia il cavo di rimorchio e si tiene sottocosta, programmando una velocità che ci consentirà d'arrivare all'alba a Capo Corso, per sbirciare la situazione e decidere se proseguire o pendolare. Forse è bene ricordarlo; dalla partenza da Alistro, Paolo è il comandante responsabile del convoglio; a lui spetta decidere la rotta, la velocità, le eventuali soste ecc…Sempre, naturalmente, informando il comandante della nave rimorchiata. Ma c'è un problema: il comandante del Pasquale Volpe, su preciso invito di Paolo, non è riuscito o non ha voluto appoppare la nave, che ora risulta, al contrario, appruata di tre o quattro piedi. Il fatto puramente tecnico, è sottovalutato dal comandante che ignaro di rimorchi, non immagina le difficoltà che incontrerà il convoglio in navigazione. Il traino procede fino alla Giraglia, praticamente in bonaccia, alla corta e quindi a briglia stretta. Ciò significa che la nave rimorchiata sente la forza del rimorchiatore direttamente sul collo, cioè a prua, e quindi lo segue docilmente senza imbizzarrirsi. Quando poi si apre – finalmente - alla vista l'alto Tirreno, pare a tutti che sia possibile lanciarsi verso Nord, anche in quelle condizioni non proprio ideali. Paolo decide allora di allungare il cavo, fissando la misura più idonea a contrastare l'onda montagnosa di libeccio, forza 4/5. Il bollettino meteo lo dà in calo. La speranza è di perderla sulla rotta per Genova. Il difficile governo del convoglio appare – purtroppo - quasi subito evidente, ma non dipende dal fatto che la nave è senza timone, perché è bene ricordare che, una qualsiasi nave rimorchiata mette il timone in centro, lo blocca e se lo dimentica. Il vero problema è il mare, che picchia ora al giardino (poppiero) di sinistra della nave, che è la parte più leggera del rimorchio e cede sottovento, questa forza viva fa ruotare la prua a sinistra, verso il vento e il mare. In questa situazione dinamica, alla velocità di 6/7 nodi, il Pasquale Volpe assume la “ sua ” rotta orziera e la difende con la stessa forza impressa dal Casteldoria. Situazione pericolosa:il rimorchiatore sbanda sotto il tiro della nave al traverso/Dangerous situation:the tugboat is listed due to the abeam towing range E' difficile crederlo, ma ad un certo punto il rimorchiatore viene raggiunto, al traverso sinistro, dal rimorchio che prosegue la sua corsa divergente e tenta di superarlo, cioè prenderlo per il culo (mi sia consentito l'uso di questa volgarità, ma si tratta dell'unica espressione aderente al caso specifico che io conosca) e se Paolo viene sorpreso all'improvviso, nella migliore delle ipotesi può essere trascinato, oppure, qualora si strappassero le bozze, che trattengono il cavo da rimorchio assuccato (trattenuto) sulla zona poppiera, (vedi disegno) lo scafo del Casteldoria si traverserebbe al cavo, sbanderebbe, imbarcherebbe acqua e affonderebbe nel giro di pochi minuti. (vedi foto sopra). Cavo abbozzato/Stopped rope L'assetto appruato della nave costringe il Casteldoria ed il suo equipaggio ad una navigazione manovrata , sia sul ponte di comando che in coperta, dove i marinai, sbattuti a paratia dai marosi, devono essere sempre pronti ad “ allascare le bozze ” per consentire al timoniere del rimorchiatore di poter inseguire il rimorchio, richiamarlo in rotta, portarselo dritto di poppa e prevenire le pazze fughe che abbiamo visto. C'è solo da aggiungere che le famose “ inverinate ” del Pasquale Volpe avvengono alternativamente sia a sinistra che a dritta e con la stessa meccanica. Possiamo cercare di analizzare un po' meglio nel dettaglio: Notare a sinistra il cavo d'acciaio del rimorchiatore che è trattenuto da un maniglione e da una cima (bozza) data volta al tamburo del verricello. quando il Casteldoria allasca le bozze, gli si apre (in coperta) un angolo di cavo sufficiente per accostare a sinistra e rimontare velocemente, con il cavo venuto nel frattempo in bando, la posizione ideale, di prora alla nave, per richiamarla sulla rotta di casa. In questa fase il rimorchiatore deve diminuire e regolare la velocità per non strappare il cavo che sciabica sull'acqua e poi l'aumenta subito per non perdere il controllo sulla nave. Quando finalmente la prora è richiamata, la nave non si ferma sulla rotta del rimorchiatore, ma continua l'accosta esageratamente a dritta, perché ormai prende il vento a poppavia a dritta e tende a poggiare, sino a portare la poppa al vento/Deck arrangements of the towing rope Conclusione Questa navigazione pericolosa e massacrante durò per novanta miglia fino all'arrivo Genova. Charly, da quel giorno dimenticò letteralmente il mal di mare e fu grato a Paolo, per tutta la vita, d'averlo imbarcato sul Casteldoria all'ultimo momento. E' stata un'esperienza ricchissima di “specialità marinare” che gli è stata molto utile nel corso della sua carriera, specialmente quando gli toccò di vedersela con altri numerosi “ossi duri da spolpare”. Giunti così all'epilogo di quest'avventura, nella realtà, ci rimane soltanto da precisare un concetto: quando si parla di un pugile che ha terminato un match impegnativo, non si parla mai di “buona esperienza fatta”, ma di cazzotti presi e dati…..e che hanno lasciato il segno! Ecco! Per gli equipaggi dei rimorchi d'altura, più o meno è la stessa cosa! Paolo è mancato in questi giorni. Io non l'ho pianto! Ho preferito ricordarlo come un grande marinaio! Carlo Gatti - 1/2007 |