SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Camogli e la sua vallata
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A passeggio nella nostra Città con Gio Bono Ferrari

Dell'inesauribile Gio Bono Ferrari ( 1882-1942), fondatore del Museo Marinaro di Camogli e splendido scrittore della nostra marineria, citiamo qui di seguito alcuni passi della descrizione minuziosa di Camogli e dei suoi dintorni. Le schegge sono tratte da: "La Città dei Mille Bianchi Velieri: Camogli".

Leggendo queste righe (del 1934), il lettore fruisce dell'affetto sviscerato che Ferrari aveva per la sua Città e la sua storia e ne apprezza le sfumature, come se si trattasse di un vasto acquarello. E non solo: leggendo questi passi sembra di gustare gli odori dei nostri dintorni, dei fiori, del mare, della cucina tipica e appetitosa. Addirittura, i suoi termini del passato suonano adesso come una melodiosa poesia, che ci accompagna in questa sublime passeggiata. Le località da lui descritte possono essere rintracciate facilmente oggi nella nostra meravigliosa Camogli, anche se, dal 1934, certe realtà ambientali sono mutate. Ma il nostro intento è proprio questo: rivisitare la Città con le atmosfere e le parole di molti anni fa e scoprire che Camogli e la sua vallata sono state e saranno uniche , per sempre.

Nel giro di Ferrari, per ovvi motivi cronologici, non sono menzionate certe realtà marinare di Camogli odierne, quali la Casa di Riposo della Gente di Mare, il Museo Marinaro, l'Istituto Nautico, il Monumento ai Naviganti; per questi argomenti, rimandiamo il navigatore di rete ai menu relativi della pagina principale di questo sito. Inoltre, varie terminologie ed esclamazioni del periodo 1930 sono state omesse, altre, invece lasciate, giusto per darvi la possibilità di constatare che cosa è cambiato in Città in tutto questo tempo. Scorrete col "mouse" la linea dell'itinerario per leggere i corrispettivi paragrafi della passeggiata.

Infine, la Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli è orgogliosa di darvi il benvenuto nella nostra Città e vi augura uno splendido soggiorno, sicuramente indimenticabile. Un suggerimento: lasciatevi accompagnare dalle schiette parole di Ferrari e con lui, scoprite Camogli; sarete curiosi di sapere dove si trovano le località descritte dall'Autore o come erano 70 anni fa! Le immagini sono del nostro Socio, Com.te Bruno Malatesta.


La "passeggiata" di Gio Bono Ferrari a Camogli, fatta nel 1934. Cliccate sull'itinerario per richiamare il paragrafo relativo alla zona visitata/The "strolling" of Mr. G.B. Ferrari. Click on the itinerary to go at the related script Partenza: Migliaro San Prospero L'Isola, Chiesa e Porto Via Garibaldi Castellaro Il Teatro Via XX Settembre Lazza Via Mazzini Arrivo: Il Boschetto

 

Descrizione del comprensorio

Chiamiamola pur modestamente "vallata", all'uso nostrano, ma lo straniero che la vede e l'ammira dal mare, può darle il titolo di anfiteatro. Perchè dal Rio Gentile ai rocciosi speroni di Lazza, è tutto uno stupendo panorama a ventaglio di terre, fasce e giardini ergentesi gli uni al disopra degli altri, con un armonioso crescendo di piani e ripiani che par s'inseguino su per la collina. Tutto questo lavoro di fasce e controfasce, di ripiani, di muri, muriccioli e speroni fu fatto nei secoli andati dalla razza dei marinai camogliesi i quali, non avendo della buona terra, è storico e provato che mandassero le loro fuste e i loro panciuti leudi sulle rive delle regioni grasse a far provvista di terra onde riempire i ripiani preparati durante i riposi invernali, quando le barche riposavano nel porto o negli scali del Mandracciu.

Fu così che i camogliesi andarono innalzando verso la montagna, un poco tutti gli inverni, le fasce e le fascette di Priaro e San Prospero, incidendo e domando con ferri le pietre arcigne di Rocca Caballera e gettando poi nei muretti il poco humus che portavano da lontano. La valle di Camogli è stata ordinata così, a forza di lavoro, di stenti e ardimenti. E' forse perciò che ha una sua bellezza tutta speciale.

Camogli e i suoi dintorni/Camogli and its surroundings

Inizio della passeggiata: Migliaro, Sant'Anna e Via Romana

A ponente, verso le terre di Recco c'è la gola del Migliaro con le case del vecchio quartiere. La vecchia leggenda vuole che nelle case di questo quartiere nascesse verso il 600, Giovanni Bono che fu più tardi Vescovo di Milano e che la Chiesa chiamò Santo. Le parole incise sulla reliquia che Recco conserva, lo dicono testualmente: "In Villa Camuli, Valle Recho, nascitur, Ioannes Bonus".

Fronteggia il Migliaro la collina di Sant'Anna, meglio chiamata "la Loggia". La vista della Strada Romana, ampia e ben conservata in detta frazione, lascia scorrere i ricordi e le rievocazioni. Su quei ciottoli, in quell'angolo di strada di certo sono passati quasi tutti i grandi che contribuirono a fare la Storia d'Italia. Dai Legionari romani ai Longobardi, dai Franchi alla terribile invasione saracena prima del Mille. Poi i Crociati, le varie fazioni, fino ai Fieschi e la conseguente importanza del porto di Camogli per le loro sottili galee. Il poggio di Sant'Anna era di valore strategico, sul quale i Fieschi avevano il Castello della Loggia, non come padroni, ma come buoni ospiti. Dalla Strada Romana di certo passarono re, pontefici, imperatori, santi, guerrieri e letterati, tra cui Papa Innocenzo IV, il Petrarca, lo stesso Dante Alighieri, Nicolò Macchiavelli. E poi condottieri e uomini d'arme del 1600 e 1700, soldati austriaci, i rivoluzionari francesi e le armate napoleoniche. Quando finirono le guerre, gli ingegneri Sardi tracciarono la bella provinciale che da Recco si eleva a Ruta, lasciando ammirare il meraviglioso panorama della Camogli adagiata sul mare.

Quando la strada nuova da Ruta si slanciò attraverso ville e boschi, verso i piani ubertosi di Rapallo, la strada Romana sentì la morte, si chiuse nei suoi millenari ricordi e più non vide condottieri, dame in lettiga, re o ambasciatori. Di fronte alla cappelletta di Sant'Anna s'erge ancora un gran casone adibito ad abitazioni. Antichi camogliesi lo ricordano come la Casa delle Poste del 1600-1700, altri lo dicono invece residuo d'una casa di filanda e tessitura dei tempi antichi.

Il Migliaro, con S.Anna e i cipressi del Cimitero/Migliaro, St.Ann and the graveyard cypresses

San Prospero e panorama

La strada Romana segue quasi pianeggiante fino all'antico portone costruito a guardiola d'una vecchia villa padronale, poi s'inerpica sinuosa e pittoresca fino alla bella chiesina di San Prospero, addossata al Monastero degli Olivetani. Da quel piazzale che vide la sosta del Vescovo di Tarragona e la sua fine terrena, lo sguardo spazia per tutta la vallata, da Lazza a Ruta, a San Rocco. Tutta la conca s'ingentilisce e riceve grazia dai numerosi e bei palazzetti che i vecchi camogliesi fecero costruire dopo la fortunata e fortunosa Campagna di Crimea, quando l'ascesa della Marina Camogliese significò ascesa nazionale. Il paesaggio è riposante e le linee sono pure. La conca di Camogli potrebbe chiamarsi la vallata delle costruzioni tipicamente liguri. Niente palazzine a mansarda, niente case e casine dai tetti troppo aguzzi; niente castelli merlati di epoca moderna. Tutte belle case e capaci, dai bei tetti genovesi a quattro acque, palazzotti o palazzi dai colori vivaci che armoniosamente s'intonano al grigio acciaio degli olivi e al verde cupo dei cipressi e dei pini. Casine di campagna, le une differenti dalle altre, ma che sparpagliate fra il verde, s'intonano a vicenda, fondendosi nel paesaggio. Bei palazzotti dei vecchi armatori, dalla linea semplice e severa, frescati originalmente nel 1800 dal Menozzi, che nell'arte dell'affresco e del chiaroscuro fu un vero maestro. Poi, altre case e ville, con i tipici viali in ferro, ornati di bandiere, di ancore e d'altri emblemi marinareschi cosi' cari ai bisnonni. Ombrosi chioschi coperti di vite asprigna, fasce e giardini con tutti gli alberi cari ai camogliesi, dal lauro alla magnolia, all'albero di canfora, alle camelie. Nei cantucci, le piccole aiuole con le sopravvissute rose muschiate, coltivate dalle nonne e nei vasi e nelle giare le piante della vaniglia e le scarpette della Madonna.Così si presenta il bell'anfiteatro di Camogli, fatto a forma di immenso e ornato ventaglio.

Il Monastero di San Prospero e sotto, l'Isola, la Chiesa e il porto/The St. Prospero monastery, the church and the harbor

L'Isola, la Chiesa e il porto

In fondo, quasi a picco sotto San Prospero si contempla l'Isola dei primi camogliesi con le mura squadrate del Castello e la Chiesa bianca e bella colla sua doppia scalinata. Sotto, dove forse nel 1600 c'era ancora il mare, c'è la Piazza Colombo, la storica piazza ove, per quasi cent'anni, si forgiarono le fortune marinare della città. Andiamoci.

Ecco, qui in queste case, in questi fondaci c'erano le famose officine dei grandi noleggiatori di Camogli, di coloro che ogni giorno lanciavano da Camogli centinaia e centinaia di telegrammi verso i più lontani porti del mondo. Qui, in questa piazza, per decenni si trattarono affari marittimi e noleggi per cifre superiori a quelle tratttate a Genova. Da questa piazza partivano gli ordini e le direttive a più di 700 bastimenti camogliesi sparsi su tutti i mari. In questi dintorni fu fondata la Prima Mutua Marinara del mondo. In mezzo a queste mura e a queste case si allestirono tutte le spedizioni per la Crimea, contribuendo così alla lungimirante politica del Cavour. Su questa piazza passeggiò, giovane, simpatico e anche un pò "battuzo", l'eroe di Calatafimi, Simone Schiaffino. In mezzo a quest'ambiente, sessanta uomini di mare, Capitani ed Armatori, lanciarono l'idea e diedero a Camogli un Teatro degno di Genova e Torino.

Come se i palazzi si toccassero.../It looks like the buildings are touching each other...

Camogli da sola, aveva sul mare quasi 800 bastimenti fra grandi e piccoli. Erano camogliesi ben 700 Capitani, 700 Primi Ufficiali e 700 gli abilissimi Nostromi che irregimentavano gli equipaggi. I marinai camogliesi erano migliaia e tutti uomini d'acciao, temprati alle lotte del Capo Horn ed alle burrasche del Capo di Buona Speranza. Ci fu un momento in cui Camogli sorpassò Genova di 36 bastimenti!

Dopo Piazza Colombo, verso ponente, il porto. Piccolo glorioso porto degli Avi, che vide tutte le lotte antiche e tutti gli ardimenti. Piccolo specchio d'acqua onusto di gloria e di ricordi, col suo granitico pennello fatto ricostruire da Napoleone e con la bella scogliera battuta da tutti i marosi. Attorno al porto, le case dell'Isola, dagli archi medievali basati nel mare. Di fronte, le case dei vecchi quartieri di Fontanella e dell'Orto, con le scale, gli angiporti e i vecchi archi. Poi, l'ampio respiro dello scalo, dove vecchi Maestri d'ascia, padroni di tutti i segreti del buon costruire antico, creavano dei piccoli scafi apprezzatissimi e ricercati. In alto e più in alto ancora, varie palazzate di case armoniose nelle tinte policrome.

Forse il caruggio più vecchio di Camogli/Maybe the oldest alley of Camogli

Sul porto a destra, dei bassi archi panciuti, da uno dei quali, bene incastrata, sorride un'antica terracotta di vecchia Savona. Lo scaletto ha l'edicola della Madonna del Buon Viaggio, contornata dai più esotici molluschi che la pietà dei marinai portò da tutti i mari del mondo. Aritroso, un angiporto oscuro. Un sottopassaggio. Ed ecco forse il vicoletto più antico di Camogli. Certo esisteva già nel 1200. Strette le case, grande il silenzio. In un angolo, una botteguccia all'antica, con la mezza porta romana che ricorda certe botteghe di Pompei. Poi, da un altro arco, si sbocca in uno spiazzo piccolo, ai piedi delle scale di Priaro. La casa di fronte ha una facciata liscia e disadorna. Sulla linea dei suoi due portoni da fondaco corre orrizontalmente una bella fuga di archetti di pietra levigata. La tradizione vuole che qui fosse la prima chiesa plebana; è probabilmente vero poichè qui era il cuore del paese quando l'Isola era soltanto fortezza. Le scale di Priaro, fiancheggiate da alte case, salgono e scendono in alto fino ai ciuffi di verde posti a ridosso di Via Mazzini.

Ma per gustare la vecchia Camogli, per sentire tutta la sottile poesia della Camogli dei Bisavi, bisogna rimanere fra le vecchie case, negli angiporti o ritornare un pò indietro e fermarsi sul "Canto".

Il porto e, a destra, Piazza Colombo/The harbor and, on the right, Colombo square

Via Garibaldi

Da qui parte verso levante un'altra strada stretta che si chiama Via Garibaldi. la via è tanto stretta e le case tanto alte che si ha l'impressione che debbano combaciarsi. Per cento passi si cammina in penombra, in mezzo a vecchi fondaci ed a botteghe che conservano ancora i ricordi e la patina di tutti gli utensili marinareschi in essi immagazzinati.

Si attraversa un arco basso e centinato alla genovese ed ecco subito, violenta e supremamente bella, un'esplosione di luce, un canto alla tipica e speciale bellezza della vecchia Camogli. A monte, addossate le une alle altre, le case del vecchio borgo si susseguono, pittorescamente belle nelle loro facciate frescate a colori vivaci, al buon uso antico delle terre di Liguria. Tutto il borgo della marina si snoda così, in pieno Sole, con una positura quasi ad arco e forma senza interruzioni i tre vecchi quartieri che nel 1700 si chiamavano della Piazzetta, del Pineto, del Rissuolo.

Dopo il secondo arco, che sorregge gli speroni di un'antica casa padronale, in una facciatina di casa stretta stretta, c'è una lapide che ricorda Simone Schiaffino, l'Eroe, nato fra quelle mura. Più in su, un'incisionenella linea delle case, una ripida scala che s'arrampica in alto, lasciando vedere lassù la macchia bianca di un Oratorio, un cipresso ed un piccolo campanile. Poi, l'officina sonante d'un fabbro, un susseguirsi di case e di fondaci. Una Madonnina, ornata di fiori, guarda i viandanti dalla sua nicchia posta su un basso portone. Poi, altra scala che s'inerpica in alto, altre case e poi una stradetta in ascesa che conduce alle scalee di Piazza Schiaffino.Quartiere di Rissuolo: case alte, baciate dal Sole. A mare, una casina che sembra il rifugio d'un pittore; più in là, una fontanella e poi la strozzatura della strada. Due alti palazzi, dalle capaci fondamenta basate sul mare.

Via Garibaldi/Garibaldi road

Largo Tristan da Cunha e Castellaro

Una via stretta e in penombra, una piccola macchia di verde in alto, una scalea, ed ecco lo spiazzo illuminato dal quale si diparte l'arco armonioso e ardito del vecchio ponte che immette alle (ex) case gentilizie, una volta proprietà dei Marchesi Gentile.Piazzetta solatia, cara ai ragazzi d'una volta, cantuccio pittoresco e armonioso, ritratto spesso da incisori d'oltre confine. Peccato che non ci sia più la grande ruota del molino dei Tassara, quella ruota gigantesca che tanto s'intonava al panorama e sulle cui alette d'acciaio l'acqua del Rio Gentile cantava la sua giornaliera canzone del lavoro. La mole gigantesca del Palazzo Pitti chiude la piazzetta. Un giardino, alberi di pitosforo ed oleandri in fiore. Dopo la massa giusta e bella del Municipio, la valle si apre come a un gran respiro. Da un lato la collinetta delle acacie, l'antico "montone" delle scorribande infantili, dall'altra, il parco gentilizio del Castellaro colle sue fasce in ascesa poste a grandiosa gradinata, i suoi viali a zig-zag, i suoi ulivi e i ciuffi dei meraviglioso pini centenari.

Nel parco basso, fra i palmizi, qualche statua del 1700 mette una nota bianca fra quel verde e un cipresso fa da sentinella ad una tronca colonna di marmo. Poi, viali ad aiole, palme ed acacie. Un insieme di armonie riposanti, un tesori di bellezze che donano grazia e decoro a questo bellissimo cantuccio di Camogli. Verso il fondo valle, le vecchie case di San Bartolomeo, dalle quali iniziava l'antico quartiere di Roncato. Più in su il ponte di Cò, fiancheggiato ancora dal maestoso viale dei cipressi del parco del Castellaro. Un ponticello, ed ecco la pittoresca strada che conduce a San Rocco.

La collina del Castellaro con Punta Chiappa nello sfondo/The Castellaro hill and Chiappa Point on the background

Scalinata per San Rocco

Lasciando a destra la Madonnina di Villa Maria Laura, ecco il ponticello del rivo del Drago. Più in su le case avite di nobili famiglie, ancora bellamente frescate all'uso veneziano del 1600. In alto, il nucleo degli edifici della ex-Provvidenza, filantropica istituzione voluta dalla pietà e dal buon cuore dei vecchi naviganti camogliesi.Una stradetta incisa nel vivo scoglio e poi l'ampia curvatura della strada rotabile.

Il Ponte di Cò, vicino alla via per San Rocco/The Co bridge, on the way to St. Rocco

Nei pressi della Bocciofila

Verso l'alto, le case e l'ex stabilimento della prima fabbrica di reti da pesca. Verso il piano, la bianca mole del Teatro cittadino costruito da sessanta uomini di mare, per decoro e cultura della città. Una bella piazza contornata da alti e maestosi palazzi; nel mezzo, il semplice ma suggestivo Monumento ai cento e cento camogliesi Caduti nella Grande Guerra. Stazione ferroviaria: palme, giardini e conifere. Dalla piazza, guardando in alto, si gode il bello e pittoresco panorama delle case, casette e palazzotti appollaiati sulla collina, dal vecchio Torrasco al ridente poggio di Rocca Caballera. Collina armoniosa e bella, sempre indorata dal Sole, terra che non sa le offese del vento di tramontana, regione che respira perennemente, come tutta Camogli, le auree profumate che arrivano persino dal mezzogiorno.

Via XX Settembre, Piazza Schiaffino e Via della Repubblica

Poi, Piazza Schiaffino, il ritrovo giornaliero, la radunata dei vecchi Capitani di Lungo Corso e di Macchina, dei valorosi lupi di mare, dei vecchi Capitani camogliesi che fecero tante cose ammirevoli, che eseguirono tanti meravigliosi salvataggi, che fecero, per primi, conoscere la bandiera italiana nei porti del mondo.

Piazza Schiaffino e il Monumento all'eroe di Calatafimi/Schiaffino square and the monumento to the hero of Calatafimi

Da Piazza Schiaffino, nella quale s'erge il Monumento all'eroico alfiere dei Mille, anche lui Capitano di Lungo Corso, s'inizia la movimentata via della Repubblica, che attraversa la città fino ai palazzi di Lazza. A mare, le case del vecchio borgo, le case che ricordano le vecchie piccole vele dei leudi, delle bombarde, delle scune.

Via della Repubblica, al tramonto/Repubblica road at the sunset

A monte della strada, gli alti palazzi della seconda epoca, evocanti le grandi imprese dei brigantini, delle navi e delle barche bestie. Ogni casa di Camogli, se la si interroga, sa parlare e raccontare la sua storia. Ecco l'archivolto di Priaro, lo svolto sull'alto muraglione dello scalo, altri due tratti, altre due svolte.

Lazza (Piazza Don Minzoni)

Eppoi la piazza di Lazza, aperta a tutti i Soli, poggio incomparabile dal quale si gode un altro magnifico panorama. L'arco lunato del golfo, da Punta Chiappa a Genova, è tutto sotto di noi, bello ed avvinghiante. A seconda dell'ora, il panorama che si gode dalla piazza è diverso. In certe ore, le cose, le case e le colline sono avvolte come in un pulviscolo d'oro, in certe altre le gamme dei colori più strani si sposano assieme, come se un titanico pittore si divertisse a riprodurre in grande i colori insuperati della Cappella Sistina.

Dopo il poggio, che ben si potrebbe chiamare Belvedere, ecco le ferrigne scogliere di Lazza. Sopra, ben a picco sul mare, altri palazzi che dicono da tanti anni l'ardimento dei vecchi costruttori.

Piazza Don Minzoni (Lazza)/Don Minzoni square

 

Largo Casabona e Via Mazzini

Poi la strada biforca e lascia nascere l'inizio della circonvallazione a monte, ricca anch'essa di panorami belli. A monte, in mezzo a tanti pini contorti, sta il bell'edificio dell'ex Ospedale che i lontani Avi avevano già saputo fondare in pieno 1700 in una casa della Fontanella. Poi ancora ville, villini e palazzotti tutti belli, tutti armoniosi e completanti il paesaggio. A ogni svolto il panorama cambia. Dall'angolo di una bella e ornata casa si vede stagliare il Castellaro, le case della Mortola e di san Nicolò e Punta Chiappa, il tutto rispecchiato in un mare di cobalto.

Dopo pochi passi, il panorama è svanito: ecco dalla parte opposta, le colline di Polanesi, un campanile solitario, delle case e poi l'armonioso degradare dei monti verso Genova. Alzando gli occhi là dove la strada fa una curva serrata, ecco la chiesina di San Prospero e il capace Monastero, par che debbano venir giù, tanto si trovano in alto e a picco. Altro svolto, altro panorama: Camogli vecchia, con la sua Chiesa, le case del rivo Giorgio con la scogliera sono sotto di noi. Si ha l'impressione di toccarle tanto sembrano vicine.

Una piccola passeggiata rettilinea. Altri bei palazzotti, palmizi e muriccioli ornati con rose. A mare cambia nuovamente panorama: si vede, sullo sperone di puddinga, la Stella Maris di Punta Chiappa. Due palazzi ancora, alti e quadrati.

All'improvviso, sotto una fiorita villa, il panorama s'allarga ed una valle armoniosa, che ben si può dire unica, si presenta a chi guarda: è la meravigliosa vallata di Camogli!

Si ha l'impressione netta e precisa che tutto sia a suo posto, che tutto debba essere proprio così.

Più in là dove la circonvallazione forma una volta, si apre in discesa, una scaletta. Dal suo pianoro, si rimane appoggiati alla ringhiera: sembra d'essere su un ponte di comando, tanto s'è in alto e si spazia. La circonvallazione, sempre panoramica s'avvia verso il Boschetto. case, giardini, casette, una cappella, un bel parco, un rosso oleandro. Tutto è squisitamente bello, tutto è armonioso. persino una piccola e umile casetta contadinesca, posta al disotto della strada, sta bene in quel cantuccio, colla sua edera e col suo tetto incurvato e greve di anni.

Via Mazzini/Mazzini road

Termine della passeggiata: il Boschetto

Ecco il Boschetto e il piazzale con l'olmo ombroso che ricorda quello dell'Apparizione. Ed ecco la Chiesa, il caro santuario di tutti, il tempio dove le bisnonne, le nonne e le madri dei camogliesi sono sempre venute a pregare per gli assenti e per i pericolanti. Piccolo santuario del Boschetto, che tutta la gente di Camogli, sparsa per il mondo ricorda sempre con affetto. Cara Chiesetta, che vide tutti i navigatori camogliesi venire nelle sue mura dopo i viaggi fortunosi e dopo i naufragi. Piccola Chiesa bianca, quanta poesia e quanti ricordi sono racchiusi fra le sue quattro mura!

La Chiesa del Boschetto/The Boschetto church


Qui termina l'itinerario di Gio Bono Ferrari. Ovviamente ci sono altri argomenti relativi e più moderni da esporre, ma accontentiamoci, per ora, di aver rivisitato Camogli in una delle maniere più schiette e care alla nostra tradizione. Questa pagina, come tante altre del nostro sito verrà aggiornata, sia nel testo e sia nelle immagini.