SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Introduzione alla tragedia dell'Andrea Doria
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Introduzione alla Mostra della tragedia della T/n "Andrea Doria"

( Castello della Dragonara, Camogli, fine di Luglio 2006)

 

Rovistando nell'archivio della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, mi è capitato tra le mani il ritaglio di un giornale non specificato, che riporta una lettera redatta da un nostro concittadino soltanto pochi giorni dopo il disastro dell' Andrea Doria, sulla quale era stato imbarcato sino al giorno dell'affondamento avvenuto il 26 luglio 1956.

“Carissima zia sono lieto di darti mie notizie che, al presente, sono ottime. Martedì sono arrivato in aereo col primo turno. Ti puoi immaginare l'accoglienza e le interviste che abbiamo avuto da parte dei giornalisti al nostro arrivo a Milano e Genova. Dopo l'impressione del triste naufragio ho avuto quella dell'aereo che da tempo desideravo. Ti posso dire che è stata bellissima perché durante il volo ho visto quadri magnifici.  

Sono contento di avere fatto il mio dovere di fronte a tante e tante vite umane. Come tutti i miei compagni abbiamo fatto cose quasi impossibili e ciò è dimostrato dalla minima percentuale delle vittime, tutte morte al momento dell'incidente. Perché, in circa due ore e mezzo di faticoso lavoro, abbiamo messo in salvo tutti i passeggeri e anche i feriti. Dopo questo abbiamo assistito con ansia all'agonia della nave. Alle 10 del mattino siamo stati raccolti da navi militari americane”.  

Il camogliese Filippo Massa , allora ventiquattrenne, è l'autore di questa lettera che, specialmente nella seconda parte, con grande umiltà tipica della gente di mare, minimizza e sintetizza i momenti salienti del tragico avvenimento, quasi nascondendosi dietro la frase:

“sono contento di avere fatto il mio dovere…

Filippo Massa/Flippo Massa a crewmember of the Andrea Doria

Sono passati cinquanta anni, ma ora più che mai siamo colpiti dalla normale enunciazione della parola “dovere”, quest'arcaico valore morale che oggi sembra essere soltanto poesia…fu confermato anche dal ricordo di un'altra frase “giusta”, trovata nel profondo dell'animo da un marinaio dell' Ile de France , coetaneo di Filippo e riportata dalla stampa in quei giorni: “ Ognuno è un eroe , in una notte come questa”.

Tuttavia abbiamo scelto queste righe per ricordare insieme allo sfortunato epilogo dell' Andrea Doria , anche la triste storia di questo altrettanto sfortunato marinaio di Camogli.

Filippo Massa , nel momento della collisione, battè la testa contro una paratia della nave, ma si riprese quasi subito dall'inevitabile stordimento e si prodigò, con gran coraggio, insieme ai suoi compagni, nell'assistenza e salvataggio dei passeggeri.

Il giovane, da quanto risulta, stava bene ed imbarcò il successivo 8 Dicembre sulla M/n Giulio Cesare , ma dopo un anno dalla collisione accusò i primi disturbi causati da un ematoma al cervello provocato da quella fatale caduta. La gravità del male si rivelò mentre era in navigazione e, come aggiunge l'articolo, Filippo fu immediatamente sbarcato a New York, ma a nulla valse l'intervento dei sanitari dell'ospedale Columbia della grande metropoli. La salma di Filippo Massa fu trasportata in Italia e tumulata nel cimitero della sua Camogli.

Mezzo secolo, dicevamo, è trascorso da quel tragico 25 luglio 1956 e rivolgiamo il pensiero questo marinaio, il cui sacrificio è tuttora sconosciuto non solo alle statistiche storiche delle vittime dell' Andrea Doria e della Stockholm, ma naturalmente anche al grande pubblico.

Questa triste rievocazione proviene dal cuore ferito dell'antica Camogli, la quale custodisce gelosamente, nella sua lunga storia marinara, il ricordo di tanti e tanti oscuri sacrifici che portano i nomi dei suoi figli più coraggiosi.

Carlo Gatti

Presidente della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli