SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

"Appunti di Storia dell'Automazione Navale e dintorni" - "Notes on and around the History of Ship Automation"
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La copertina del libro "Appunti di Storia dell'Automazione Navale e Dintorni" - The front cover of the volume "Notes on and around the History of Ship Automation"

 

Presentazione dei Soci Autori Capitani D.M. Silvano Masini e Gian Luigi Maggi

L'idea di scrivere questi appunti nasce da una conversazione conviviale con il Cap. Gian Luigi Maggi del R.I.NA durante la quale ci siamo chiesti come rendere partecipi “altri-come-noi” della passione e l'entusiasmo verso un Settore che ci ha visto soggetti attivi e curiosi per tutta una vita professionale datata ai primordi dell'Automazione.

Ci siamo anche chiesti - ed abbiamo chiesto intorno a noi - se ci poteva essere un interesse verso queste note perché il timore vero era che potessero essere intese come un “amarcord”, un velato esercizio di nostalgia, quello che i dotti chiamerebbero una “laudatio temporis acti” . Abbiamo invece ricevuto entusiastico assenso e collaborazione (e proprio dai più giovani) per cui la scrittura che ne deriva è un'opera di molte mani ed il prodotto di esperienze diverse.

La Storia si dipana in prima persona ma la nostra duplice esperienza si incrocia per formare un unico percorso.

Quando abbiamo presentato le bozze “ di assaggio” ai nostri interlocutori è venuta avanti in tutti questa considerazione (al Com.te Emanuelli in primis): per tutti era la prima volta che i Macchinisti si accingevano a scrivere qualcosa di Mare.

Sono sempre stati i Comandanti, forse per le loro frequentazioni di ufficio, a parlare di cose di Mare. È una cosa alla quale assolutamente non avevamo pensato e l'apprenderlo ci ha ancor più stimolato a proseguire e farne qualcosa che uscisse dalla Macchina per dare una visibilità diversa alle Macchine e a chi le conduce.

Questi appunti non sono e non intendono essere una relazione tecnica e tanto meno quaderni di approfondimento e studio, ma sono più semplicemente una carrellata, un racconto, un dialogo, una testimonianza di Protagonisti sull'evoluzione nel tempo di ciò che con un termine (ormai comune ed onnicomprensivo) chiamiamo Automazione Navale : una storia di Uomini e di Idee, insomma.

Ci rivolgiamo a tutti coloro, inseriti a vario titolo in questo settore dello “Shipping , ai quali farà piacere ripercorrere passi della loro avventura professionale e riconoscersi nelle vicende, qualche volta aneddotiche, che compongono queste pagine. Ma anche agli studenti del “Nautico”, Macchinisti e Capitani, sarà interessante sapere come si è modificata nel tempo la professione che hanno scelto.

Ambiziosamente pensiamo a questo sforzo come ad un “corpus” dinamico, un Forum sempre aperto dove altri Protagonisti possono aggiungersi in ogni momento per edizioni future che ci auguriamo possibili.

Sono cenni di storie anche personali che ci hanno introdotto in questo mondo a partire da “zero” (età della vela, appunto) e che si sono intrecciate a vario titolo in questa materia coinvolgendoci nei suoi numerosi e spesso contradditori aspetti: dalle soluzioni tecniche alle aspettative dell'Armamento, dalla normativa di
riferimento alle situazioni di gestione pratica a Bordo alle Navi ed alla disponibilità della Tecnologia affidabile, senza dimenticare la Scuola e la Formazione.

Molti traguardi sono stati raggiunti per l'impegno del Personale imbarcato, che di volta in volta ha sopperito alle carenze tecniche di partenza ed alle difficoltà di interagire con il “Processo-Nave”.

E qui gli Operatori del Processo-Nave (Macchinisti, Registri di classificazione, Tecnici) sono stati determinanti ad indicare la via maestra atta ad avviare positivamente un processo di sviluppo che non è ancora giunto al capolinea, che non terminerà mai e del quale forse non siamo in grado di intravederne le tappe. Un tempo, al raggiungimento di una conquista impensabile, dicevamo che sarebbe stata l'ultima possibile sulle Navi: siamo sempre stati smentiti dai fatti ed ora siamo vaccinati, non poniamo più limiti allo sviluppo ed anzi attendiamo il nuovo e talvolta lo suggeriamo anche!

È successo all'Automazione un po' quello che accadde con l'avvento dei Motori Diesel: detto fra noi non ne volevano sapere di andar bene ed il Personale di Macchina si faceva delle corvée estenuanti. La vecchia ed onesta “macchina a triplice espansione” non aveva mai un problema: qualche “serraggio ” e via.

Se i Costruttori di Motori hanno potuto migliorare il prodotto è stato anche per la caparbietà dei Macchinisti che con encomiabile abnegazione sopperivano alle carenze di costruzione. Ci sarebbe stato da buttare via tutto e rifiutare imbarchi su certi motori che ti prendevano la pelle, ma si insisteva per il vantaggio dei minori consumi del Diesel rispetto al Vapore ed i risultati ci sono stati grazie al lavoro prezioso e determinante dei Macchinisti.

Su piani diversi anche l'Automazione ha vissuto questa stagione. Anche qui si è avuto l'innesto di una nuova tecnologia su un corpo non ancora pronto, dove all'inizio se ne intravedeva solo il risparmio di mano d'opera e non i vantaggi di una più razionale e sicura condotta.

L'Automazione Navale ha assunto via-via un significato diverso nel tempo, sempre più complesso ed articolato ed un'importanza sempre più grande fino a coinvolgere tutto il “Sistema-Nave”: il giusto contesto nella quale oggi l'Automazione Navale deve essere inserita, non spezzoni di controllo, ma sistemi che interagiscono “intelligentemente” fra loro con l'Uomo posto al centro del Sistema e con la sua capacità di giudizio ultimo e responsabile.

Come si diceva una volta: con scienza e coscienza; ciò che la macchina non potrà mai essere .

Oggi l'Automazione è un aiuto indispensabile all'Uomo per governare e gestire la Nave nella sua complessità ed il Macchinista è diventato un Tecnico Navale a tutto Campo.

Il ruolo dei Registri di Classificazione è decisivo in questo sviluppo supportando con una normativa adeguata le esigenze di Bordo, specie traguardando i temi della sicurezza senza lasciarsi suggestionare da spinte di tolleranza. I Tecnici dei Registri sono stati e sono i nostri migliori amici in questa rivoluzione (bisogna proprio chiamarla così) verso il nuovo e la loro testimonianza è stata basilare per affrontare compiutamente questo nostro sforzo: senza il loro apporto questi “Appunti” non avrebbero mai potuto prendere forma.

Per gente come noi, poco incline all'uso della penna, non è stato facile trovare come impostare il lavoro sotto il profilo dei contenuti e del loro organico svolgimento. La maggior parte di noi non è mai andata oltre relazioni tecniche o contenuti di formazione professionale, che sarebbero poi il terreno a noi più congeniale.

Si è scelto di procedere per Capitoli con una del tutto personale (e forse inusuale) suddivisione delle varie fasi in cui questa storia si è sviluppata ed ha preso forma; nell'idea che, come per la “storia vera”, anche in questo Settore ci siano degli “ evi storici” assimilabili nella definizione alla storiografia classica che conosciamo (Medioevo, Rinascimento…).

Quadro comando turbina Turbocisterna “Wafra”55.000 dtw./Tide Water Inc./1955. Il 2do Macch. Silvano Masini è il primo a destra a pagliolo/Turbine control panel Turbine tanker “Wafra”55.000 dwt./Tide Water Inc./1955. Second engineer Silvano Masini is the first on the right on the ceiling planking.

 

Nel Forum trovano posto le testimonianze vissute dai Tecnici, Comandanti, Insegnanti, Piloti del Porto in qualche modo coinvolti in questa epocale trasformazione.

Ovviamente, come nella Storia le tappe non sono rigide come le date, non tutto è iniziato nello stesso momento ed in tutti i luoghi contemporaneamente.

Nessuno nell'anno 476 era cosciente della caduta dell'Impero d'Occidente, la convenzione temporale è della storiografia moderna e l'Uomo allora viveva alla giornata (e forse vive ancora così) “mettendo le vele secondo il vento” cosa già di per sé difficile. Tuttalpiù vagheggiava un cambiamento radicale (apocalisse) con appuntamento millenario (i millenaristi, appunto) ma senza preoccuparsi troppo se poi dovesse spostare di altri mille anni l'orizzonte del traguardo.

A Bordo il cambiamento per molti non è stato immediatamente misurato e forse neanche avvertito man mano che in qualche modo si diffondeva. L'informazione ha sempre circolato con gran difficoltà sulle Navi ed era quasi sempre affidata al passaparola: si pensi che la quasi totalità dell'Editoria in proposito era ed è tuttora anglosassone e quindi anche con difficoltà di linguaggio. Unica pubblicazione in Italia L'Automazione Navale davvero un pioniere per l'epoca in cui fu fondata e di cui siamo stati e siamo modesti collaboratori.

La maggior parte dei Macchinisti vedeva il cambiamento circoscritto al proprio ambiente di lavoro e solo un'eco lontana di novità perveniva alla loro conoscenza.

La Scuola, quando non superata nell'insegnamento (lo vedremo), sembra strutturata come l'evento-guerra che i Generali gestiscono da sempre usando in battaglia le tecniche precedenti: sempre al seguito del cambiamento senza mai precederlo. Si badi bene, la Scuola non il Corpo Insegnante: è importantissima questa distinzione.

Allora viene da chiederci: l'Automazione come ha potuto diffondersi ed affermarsi pur fra tutte queste difficoltà? Un fattore economico da solo non può portare a questo successo se non è supportato da qualcosa di diverso e di intelligente.

La risposta è l'Uomo.

L'Insegnante ed il Preside del Nautico che sopperiscono alla carenza di strutture e programmi; il Macchinista che si dà da fare per superare l'ignoranza nella materia; il Tecnico che aiuta Scuola e Lavoro nel suo specifico ritaglio di professionalità; i Registri di Classificazione che, in mancanza di disposizioni legislative, devono responsabilmente studiare le Regole e farle applicare in un contesto internazionale; il Redattore di Pubblicazioni armato di solo entusiasmo nella sua opera di divulgazione.

Ecco, tutti questi spezzoni di volontà, di intelligenza, di impegno e di intraprendenza si sono trovati uniti nella soluzione dei problemi della Nave.

Lo hanno fatto in modo slegato, talvolta contraddittorio ed insufficiente, forse anche senza la piena coscienza, forse anche per necessità, ma lo hanno fatto.

Dobbiamo almeno un cenno alla figura del Comandante che riprenderemo con testimonianze dirette. Indiscutibilmente le nuove tecnologie hanno aiutato moltissimo la gestione della Navigazione ed all'inizio molto di più di quanto fecero per il Macchinista, ma il processo dirompente dell'Automazione ha costretto anche il Comandante a prestare un'attenzione diversa alla Macchina ed a subire processi che non poteva più direttamente gestire. Ieri “parlava” con la Macchina solo col telegrafo , il portavoce e poi con il telefono magnetofonico , oggi dialoga integralmente con le Macchine ed il suo contributo è stato prezioso sia per la pazienza verso sistemi che spesso andavano in crisi, sia per l'impegno teso a superare la diffidenza che inizialmente aveva verso i sistemi di telecomando della propulsione.

Quello che è mancato, e purtroppo manca, è una sensibilità complessiva del Paese per il Mare, una Politica Marinara che dia indirizzo ed organicità all'insegnamento, alla formazione, alla ricerca applicata.

Per dirla da marinai: è mancata la bussola.

Oggi il “fai-da-te” e l'intraprendenza personale da soli non bastano più in un mondo che non tollera pressappochismo ed imprecisione, occorre fare di più e meglio.

E noi, ambiziosamente, ci auguriamo che il nostro sforzo contribuisca in qualche modo alla comprensione convinta di questa importante realtà dello Shipping a partire dalla Scuola.

Comunque ci siamo buttati in questa avventura e Dio ce la mandi buona.

Auguriamo una piacevole lettura e ringraziamo per la paziente attenzione e la benevola condiscendenza per una prosa da neofiti scrittori armati solo di grande entusiasmo.

 

Chiudiamo questa Presentazione con la Campana del Clipper “Cutty Sark” (Camiciola di fanciulla).La Campana scandiva i ritmi della vita di Bordo, dava la sveglia per le situazioni d'emergenza, comunicava la presenza in caso di nebbia.

Ci auguriamo sia di allerta alla nostra coscienza collettiva verso la Vita del Mare.

 

Dal libro: "Appunti di Storia dell'Automazione Navale e Dintorni" di S. Masini e G.L. Maggi - Caroggio Editore (Arenzano/GE)

 

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Introduction of Members and Authors, C.E. Silvano Masini and Gian Luigi Maggi

The idea for writing these notes stemmed from a jovial conversation with Gian Luigi Maggi of R.I.NA, during which we wondered how we could share with “others like us” the passion and enthusiasm for a world in which we have been involved as active, inquisitive participants for an entire professional life, dating back to the dawn of automation.

We also asked ourselves - and around - if these notes would really arouse any interest, as we were afraid they could be interpreted as an “amarcord”: a covert exercise in nostalgia, what the learned amongst us would call “laudatio temporis acti”. We received enthusiastic support and co-operation (especially from the youngsters) however, so the outcome is a work of many hands and the product of different experiences.

The story unfolds in the first person, but our dual experience interweaves to form a single journey.

When we submitted our first drafts to friends and associates as a “taste of what was to come”, everyone (and none more so than Capt. Emanuelli) made the same observation: this was the first time ship's engineers had set out to write about the sea.

Previously, it had always been Captains who took it upon themselves to speak about seafaring matters, maybe in their official capacity. This was something that had never crossed our minds, and hearing it spurred us on even more to generate something from the Engine Room which would provide a different perspective on engine rooms and those who run them.

These notes are not - and are not intended to be - a technical report, still less a basis for investigation and study; they are more simply a series of jottings, an account, a dialogue, the testimony of people who experienced first-hand the evolution over time of what we now all-inclusively call Ship Automation: in short, a story of Men and Ideas.

We are addressing all those who for some reason or other are involved in shipping, and who may enjoy a chance to go back over the developments that marked their professional adventure, and identify themselves with the events – at times anecdotal – related on these pages. It will also be interesting for students of “Nautical” matters, Engineers and their Chiefs to know how their chosen profession has changed over time.

We ambitiously think of this tour de force as a dynamic “corpus”: an open Forum anyone can contribute to at any time for the future editions we like to think there will be.

They are brief accounts of at times personal stories which are inextricably linked in various ways, and which have led us to be part of this world right from its beginning (the very age of the sail), involving us in its numerous - and often contradictory - aspects: from technical solutions to outfitting expectations, from reference standards to practical situations on board ships and the availability of reliable technology, and without forgetting schooling and training.

Many achievements are down to the dedication of the personnel on board, who at times have made up for technical shortcomings and difficulties in interacting with the “Ship Process”.

Ship Process operators (Engineers, Classification Registries, Technicians) were all-important in pointing the way to setting in motion a never-ending process of development, the future of which we may not even be capable of imagining. Once upon a time, when a previously unthinkable milestone was achieved we used to say it would be the last one that could ever be implemented on ships. The facts have always proved us wrong, and now we are immune: we no longer set any limits on development; on the contrary, we look forward to them, and at times even suggest them ourselves!

What happened with Automation is a little similar to what happened when Diesel Engines were first introduced: between ourselves, they just wouldn't work, and the Engine Room crew wore themselves out. The good old “triple expansion steam engine” had never given any problems: just “tighten a few nuts” and away.

The fact that engine builders were able to improve their product was due in no small way to the determination of ships' engineers, who made up for design shortcomings with commendable unselfishness. The advantage of diesel over steam in terms of lower consumption was insisted upon, and results arrived thanks to the precious, decisive contribution of the engineers themselves; otherwise everything would have had to be thrown out, and embarkations on ships fitted with certain engines that put lives at risk would have had to be turned down.

In several ways Automation experienced the same process. Here too a new technology was being grafted onto a body which was not yet ready, taking account only of the savings in terms of manpower rather than the benefits of safer, more rational operation.

Over the years, Ship Automation has gradually branched out and increased in complexity, growing in importance to the extent of involving the entire “Ship-System”. This is the context in which Ship Automation can justifiably be considered today: systems that interact “intelligently” rather than in compartments, with Man positioned at the centre of the System, and with his capacity for judgement taking the ultimate responsibility.

As the saying used to go: with science and conscience; what a machine can never be.

Today Automation provides man with indispensable support in the overall control and management of ships, and the Ship's Mechanic has become an all-round Marine Engineer.

The Classification Registries have played a decisive role in this development, supporting on-board requirements with appropriate regulations, and targeting safety in particular without allowing themselves to be influenced by pressures for tolerance. The Registry Experts have been – and are – our greatest allies in this revolution (it is only right to describe it as such) towards change, and their testimony has been fundamental to our being able to complete this task: without their contribution, these “Notes” would never have got off the drawing board.

For people like us who are not very fond of putting pen to paper, it was not easy to decide how to set out the work in terms of content and structure. Most of us have never ventured beyond technical reports or professional training handouts, which tend to suit us best.

It was decided to organize the book into chapters, with an entirely personal (and maybe unusual) sub-division of the various periods over which this history has developed and taken shape, the idea being that in this case – as in a “real story” – there are “historic eras” comparable to the classic classification used in writing about history (Middle Ages, Renaissance...).  

The Forum is dedicated to the experiences of the likes of Technicians, Captains, Teachers, and Harbour Pilots who have been involved in some way in this epochal transformation.

Clearly, as in history the steps are not as rigid as dates would suggest: not everything began everywhere at the same time.

In the year 476, no-one was aware of the fall of the Western Empire . The timing is a matter for modern historiography. At the time, man lived day-by-day (and maybe still does), “sailing by the wind” – something which is itself difficult enough. At most he dreamed of a radical change (an apocalypse) every thousand years (the millenarians), without being overly concerned about whether the target horizon would have to be moved another thousand years.

On board, change was not measured for many years, and its gradual spread was maybe not even noticed. Information has always circulated with great difficulty on ships, and when it did it was nearly always by word of mouth: you only have to think that practically everything published on the subject has been written in English, with inevitable language-related difficulties outside the Anglo-Saxon world. We have been – and are – modest contributors to the only publication in Italy , “L'Automazione Navale” (Ship Automation), which was a real pioneer considering when it was founded.

Most Ship's Engineers saw change as limited to their own working environment, and they were only aware of innovation as a distant echo.

When teaching was not out-of-date (as we shall see), schools seemed to be structured like wars, run by Generals using previous battle techniques: always following on from change, never preceding it. Take note: schools, not the teaching staff – the distinction is paramount.

So the question we are led to ask ourselves is: how did Automation manage to spread and become established amidst all these difficulties? Such success cannot be down to an economic factor alone: it must be backed up by something different and intelligent.

The answer is Man.

Teachers and Principals who make up for shortcomings in facilities and programmes; Engineers who do all they can to overcome ignorance on the subject; Technicians who support school and work in their own specific field of expertise; Classification Registries who, for want of legal provisions, must study the rules and apply them responsibly in an international context; Editors of Publications armed with just enthusiasm in their vocation of spreading the word.

All these elements of will, intelligence, commitment and enterprise have come together in solving the problems of ships.

They have done it in unconnected, and at times contradictory and insufficient ways, maybe even without being fully aware of it, and maybe out of necessity: but they have done it.

We owe at least a mention to the figure of the Master, who we will come back to with direct testimony. Unquestionably, new technology has been tremendously beneficial to the running of the ship and its navigation, initially much more so than to engineers, but the explosive process of automation has also forced master to look at the engine room in a different way, and to put up with processes they were no longer able to control directly. In the past they “spoke” to the engine room via the telegraph, the voice pipe and then the wire telephone; today they dialogue freely with engine rooms, and their contribution has been invaluable in terms of both their patience with systems that often suffered crises, and their commitment to overcoming the suspicion they felt at first towards remote-controlled propulsion systems.  

What has been – and unfortunately still is – lacking is an overall feeling in the country for the sea: a Maritime Policy guiding and organizing teaching, training and applied research.

To put it in seafaring terms: the compass has gone missing.

Today a “do-it-yourself” attitude and personal enterprise no longer suffice in a world which does not tolerate carelessness or imprecision. More must be done, and better.

We, ambitiously, hope that our effort might contribute in some small way to understanding this important world of shipping, starting with the school.

In any case, we have thrown ourselves into this adventure, and hope it turns out for the best.

We wish you a pleasant read, and thank you for your patient attention and kind indulgence towards novice writers armed only with great enthusiasm . We close this foreword with the Bell of the “Cutty Sark ” .

The Bell marked out the tempo of life on board the Clipper, sounded the alarm in emergencies, and informed others of the presence of the ship in case of fog. We like to think of it as alerting our collective conscience to Life at Sea .

 

From the book: "Notes on and around the History of Ship Automation" by S. Masini e G.L. Maggi - Caroggio Publisher (Arenzano/GE)