Il termine ellenico “nemesis” viene usato, tra l'altro, con il significato di “giustizia compensatrice". Infatti si credeva che gli dei distribuissero equamente gioia e dolore; è inteso perciò come “ evento negativo” che segue un'epoca particolarmente favorevole.
Il significato intrinseco del termine è pertanto quello che l'Universo segue una legge armonica, secondo la quale il Bene debba essere sempre compensato dal Male... |
Chi non ricorda, tra i capitani “stagionati”, l'impresa della petroliera Manhattan?
Era il 1969 e, finalmente, una nave commerciale moderna, seppur assistita da un rompighiaccio, era riuscita a superare il famigerato passaggio di Nord Ovest, cioè il canale naturale tra l'Oceano Atlantico ed il Pacifico, adiacente alle coste settentrionali del Canada e dell'Alaska e limitato a Nord dalla banchisa artica.
Come ben si sa però, quel tratto di mare era (l'imperfetto è d'obbligo) ghiacciato quasi tutto l'anno e la sua evidente impraticabilità fece desistere le multinazionali dell'energia dall'intraprendere quei viaggi cadenzati che consentissero, tra l'altro, il trasporto di petrolio e di gas dai giacimenti d'Alaska alle coste dell'Oceano Atlantico.
Gli americani cercarono di risolvere successivamente il problema costruendo degli oleodotti in quelle aree e, di conseguenza, il progetto di transito marittimo venne temporaneamente abbandonato.
Dal 1978 tuttavia, i satelliti “meteorologici” iniziarono a fotografare quella zona al fine di monitorare le modifiche strutturali della banchisa polare e di tenere perciò la suddetta situazione di impraticabilità sotto controllo.
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Il passaggio di Nord Ovest più meridionale/The southernmost North West passage |
Senza addentrarci nelle infinite nozioni storiche disponibili sull'argomento, ricordiamo brevemente che il passaggio a Nord Ovest è stato l'obiettivo di assidue ricerche promosse da varie nazioni marittime di tutti i tempi, cioè quello di sfruttare una via settentrionale che permettesse un veloce e più corto trasferimento dall'Oceano Atlantico al Pacifico, evitando così il flagello delle tempestose acque di Capo Horn.
Tali ricerche richiesero innumerevoli perdite di vite umane, il più delle volte precedute da indicibili sofferenze causate da quel clima umanamente insostenibile.
Tra i vari eroici tentativi, ricordiamo su tutti quello del celebre Sir John Franklin, al servizio di Sua Maestà Britannica che, per individuare il passaggio di Nord Ovest, perì di stenti nel 1847 insieme ai 128 membri della spedizione senza averlo percorso per intero. Infine, Roald Amundsen, lo scopritore del Polo Sud, che nel 1906 transitò completamente il passaggio con la sua Gjoa di 45 tonnellate. Poi, qualche sporadico attraversamento da parte dei canadesi ed infine il sipario calò su eventuali progetti di transito.
E' utile rammentare che una nave proveniente dall'Europa o dalla costa Est degli USA, passando per la via di Nord Ovest, avrebbe risparmiato migliaia di miglia per accedere in Oceano Pacifico rispetto al rischioso transito via Capo Horn, ma con l'apertura del Canale di Panama, nel 1919, il traffico transoceanico ovviamente aumentò e il passaggio a Nord Ovest venne, come già successo frequentemente in passato, messo da parte.
Anche se recentemente sono stati avviati lavori di ampliamento delle chiuse del Canale centroamericano, molte unità appartenenti al cosiddetto fenomeno odierno del gigantismo navale, denominate “post Panamax”, saranno costrette comunque a dirigere verso Capo Horn per raggiungere l'Oceano Pacifico. Le medesime unità però, se potessero navigare attraverso il passaggio di Nord Ovest, risparmierebbero di nuovo le stesse migliaia di miglia citate sopra, con un conseguente risparmio energetico e tecnologico, a dir poco, rilevante.
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Navigazione tra i ghiacci/Sailing through icebergs |
Chi non ha seguito le vicissitudini ambientali degli ultimi anni potrebbe a questo punto commentare:
- E allora? Alle grosse navi non rimane che passare per Capo Horn, come ai tempi d'oro della vela!
Sembra però che non sia così: le immagini satellitari dette prima hanno confermato che, dovuto al surriscaldamento del nostro pianeta, la calotta artica si è ritirata più velocemente del previsto, lasciando praticamente libere per due mesi, nell'estate 2007, le acque del passaggio di Nord Ovest! E la tendenza dice che tra qualche decennio, ma c'è chi afferma molto prima, lo stesso passaggio sarà libero tutto l'anno.
Fin qui le istruzioni per l'uso, ma viene spontaneo riflettere sugli accadimenti che hanno storicamente accompagnato quella via d'acqua.
L'annunciata e graduale distruzione ambientale che inizia a liberare quel gelido mare può far esclamare ad alcuni:
- Finalmente! Ora ci sarà più traffico con conseguenti risparmi energetici, insomma ne dovremmo trarre tutti vantaggio! ...ma è davvero così?
Noi, gente di mare, sempre molto attenti all'ambiente che ci circonda, con i suoi popoli ed i suoi paesaggi, pensiamo invece a quanto il passaggio di Nord Ovest sia “spietato”.
Prima del transito completo di Amundsen, il prezzo pagato in sofferenze, decessi e tragedie fu molto elevato e quando invece questo transito diviene oggi praticamente possibile, quasi come la biblica separazione delle acque del Mar Rosso, ci si rende conto altresì che il ghiaccio artico si è ritirato a tal punto che gran parte del calore solare viene assorbito dalle riapparse gelide acque, favorendo l'ulteriore scioglimento dei ghiacci in maniera pressochè irreversibile.
Sembra il meccanismo di una nemesi moderna: per aprire un varco ci cimentiamo in “missioni impossibili”, con perdite e sacrifici indescrivibili e quando la via viene sgomberata (verrebbe da dire miracolosamente ma non è così, anzi) ci rendiamo conto che ciò è causato da un processo volontario degradante che coinvolge addirittura tutta la razza umana, quasi non esistesse più scampo ai mutamenti climatologici avversi.
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Navigazione presso coste ghiacciate/Sailing close by frozen coasts |
E lo scenario futuro di quella via d'acqua, senza essere eccessivamente pessimisti, lascia intravvedere molte “nuvole all'orizzonte”.
A parte il ricorrente discorso del riscaldamento globale e dei punti di non ritorno, le prospettive sono complicate anche da argomenti di carattere giuridico.
Considerata la possibile apertura del passaggio di Nord Ovest al traffico mercantile, il Canadà considera quel canale naturale parte delle sue acque territoriali e quindi, sotto la sua giurisdizione, applicherà probabilmente delle tasse di transito, mentre invece altri Stati come gli USA, la Danimarca, la Norvegia e la Russia che hanno pure vari interessi nella regione artica tendono a considerarlo “acque di transito internazionali” e quindi libere alla navigazione. Già oggigiorno, le dispute anche per insignificanti e sperduti scogli, che però sono strategicamente posizionati ai limiti delle acque territoriali dell'una o dell'altra nazione, stanno provocando rispolverate atmosfere da esplorazioni vittoriane con annesse improvvisate e frettolose cerimonie di alza bandiera.
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La nave da crociera Tropicale in Alaska (1982)/The cruise ship "Tropicale" in Alaska (1982) |
Da quanto appena detto, risulta evidente che il contenzioso andrà molto in là nel tempo prima che, sia le condizioni climatiche che il diritto internazionale, raggiungano un punto di “convergenza” sulla data di apertura al transito del passaggio.
Ma quel giorno però, potenti e capienti unità mercantili transiteranno anche d'inverno attraverso il passaggio finalmente libero dai ghiacci, suscitando la soddisfazione degli operatori commerciali, delle nazioni costiere coinvolte e degli utenti stessi che avranno forse più risorse energetiche a minor prezzo e nel minor tempo.
Gli equipaggi che navigheranno il passaggio per la prima volta, il quale avrà probabilmente come unica sponda la costa canadese e quella dell'Alaska, noteranno con stupore che verso Nord la banchisa di ghiaccio non esisterà più ed il Polo sarà solo un punto geografico qualsiasi in mezzo al mare. Anzi, orde di conferenzieri di bordo si sgoleranno per ripetere ai curiosi ospiti delle mega navi da crociera che le stesse acque dove transitano erano popolate da orsi e foche sino a trent'anni prima e magari organizzeranno un “party del Polo Nord” quando il GPS di bordo segnerà esattamente i 90° di latitudine.
Se questo sarà effettivamente lo scenario annunciato, speriamo almeno che un ragionevole dubbio assalirà quei futuri navigatori ed entusiasti della Natura: è stato fatto abbastanza per evitare questo disastro?
Se, come auspichiamo, questo invece non succederà mai, allora vorrà dire che si è intelligentemente scelto tra un uso selvaggio delle riserve di energia e la salvaguardia del nostro pianeta.
Bruno Malatesta - © 2008 |