SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI |
Accanimento in Antartide. Soluzione? di Bruno Malatesta |
Tempo fa viaggiai con immenso piacere, per la prima volta, in Antartide (vedi pagina dedicata). Fu un'esperienza straordinaria, che mi riportò alla mente quel tipo di navigazione eseguita "coi guanti", cioè mantenimento a zero dell'invasione ambientale. Ricordo che tutta quell'operazione fu pianificata mesi prima, nei minimi dettagli, proprio per rispettare le rigide norme emanate dalle autorità internazionali. Oggigiorno, fortunatamente, la navigazione "coi guanti" è prevista sempre di più a livello globale e non solo in certe aree.
Ancor più indietro negli anni, ero anche stato impegnato in crociere nell'Oceano Indiano, nel tratto d'acqua dal Madagascar alle Seychelles. Laggiù sostavamo all'ancora per poche ore nell'isola incontaminata (e protetta) di Aldabra. Disponevamo di un permesso speciale dell'ONU che richiedeva altresì varie misure cautelative per quell'ambiente indisturbato. Per noi ufficiali era motivo di estremo orgoglio adottare tutti i mezzi per la protezione di quel mare: emissioni della ciminiera ridotte al minimo, nessun movimento di acque fuoribordo, nessuna visita a terra ma solamente l'osservazione della flora e fauna da un miglio di distanza. C'era un'atmosfera quasi religiosa in quella sosta: sia i passeggeri che l'equipaggio affollavano i ponti scoperti per ammirare in silenzio quel paradiso ed i suoi abitanti tra cui gli uccelli tropicali che ci estasiavano con i loro volteggi armoniosi ed i pesci di ogni misura e colore che guizzavano nei rivoli delle forti correnti. Pareva un altro pianeta!
Le crociere in Antartide invece, rientrano nella sfera del Trattato Antartico (vedi http://www.scar.org/treaty/), generalmente le navi imbarcano dei piloti che forniscono solamente alcune informazioni sulla navigazione allo stato maggiore, dopo di che, quando le unità superano la latitudine di 60° Sud (tra Capo Horn ed Antartide) entrano di fatto nelle acque antartiche del Trattato che ha natura internazionale ed è perciò plurigestito.
Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito ad un'escalation di incidenti navali antartici, almeno uno all'anno, nella sola estate australe: navi affondate dopo aver urtato icebergs, navi incagliate poichè troppo vicino a terra. L'ultimo incaglio è accaduto nel febbraio 2009: fortunatamente nessuna vittima e, sembra, danni trascurabili all'ambiente. Per tornare alla domanda di cui sopra, nessuno osa immaginare uno scenario dove una nave da crociera in avaria è costretta ad evacuare i propri passeggeri su lance di salvataggio con mare antartico burrascoso. I soccorsi, a volte costituiti dagli operatori delle varie basi antartiche non possono sempre assicurare un tempestivo intervento, molto dipende dalle condizioni meteorologiche. Infine, non deve essere trascurato il negativo impatto ambientale causato dall'affondamento o dall'avaria allo scafo di una qualsiasi nave che opera in quelle acque e che potrebbe disperdere dei prodotti inquinanti. Da tempo tutti gli organismi internazionali coinvolti nel Trattato stanno doverosamente cercando di disciplinare meglio gli itinerari - sempre più crescenti- in Antartide o comunque di azzerare il numero dei numerosi incidenti.
A me sembra che un punto fondamentale non debba essere trascurato e cioè l'errore umano. E' evidente che NAVI PERFETTAMENTE FUNZIONANTI E FORNITE DI PERSONALE COMPETENTE NON POSSONO E NON DEVONO INCAGLIARSI OD AFFONDARE DURANTE UNA CROCIERA IN ANTARTIDE CON TALE FREQUENZA! Bruno Malatesta - © 2009 |