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Rappresentazione di alcuni piccoli velieri attraccati al Molo Langano (vedi freccia) nell'Atlante di Matteo Vinzoni del 1773. Il 4 gennaio del 1608 Rapallo passò da Podesteria a Capitanato della Repubblica di Genova e le autorità del Capoluogo decisero di spendere 700 lire per la costruzione del Molo Langano, con lo scopo di creare una protezione contro le mareggiate da scirocco. Quest'anno l'antico molo compie 400 anni e le sue spoglie sono tumulate sotto il banchinato di sottoflutto che divide i due porti turistici e che oggi si chiama Via Langano. |
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Anni '20- Pizzi e merletti.Sullo sfondo il Molo Langano popolato di Leudi |
Rapallo è il luogo d'origine amatissimo e mai dimenticato della dinastia Costa, (imprenditori e armatori di grande successo), che diede il nome Langano al secondo piroscafo della neonata flotta, in omaggio al molo cittadino prospiciente la loro residenza. Da uomini di mare, abbiamo pensato di ricordare i 400 anni della costruzione del Molo Langano alla nostra maniera, con la rievocazione della storia, poco nota o forse addirittura sconosciuta, di una nave rapallina, (almeno nell'intenzione), chiamata appunto Langano che quest'anno avrebbe compiuto 80 anni d'anzianità societaria e 114 dal suo varo.
Nel 1926 - così racconta la storia navale - Giacomo Costa fu Andrea iniziò la sua attività armatoriale formando una Società in nome collettivo con sede a Genova, Portici Vittorio Emanuele n. 4, avente per scopo l'industria della navigazione del trasporto merci per via marittima. Il suo primo vapore fu il Ravenna acquistato nel febbraio 1927, ma ben presto le stive di questa piccola unità si dimostrarono insufficienti per le esigenze della Compagnia, così, nel 1928 Costa decise l'acquisto di un secondo piroscafo, il Langano che era stato costruito a Lubecca nel 1894.
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Questa è una rara fotografia del p.fo Langano dell'Armatore Giacomo Costa, ripresa nel porto di Ancona. Il suo epitaffio potrebbe essere questo: Il p.fo Langano varato nel 1894, aveva una stazza lorda di 1267 tonnellate. Sopravvisse a due guerre mondiali e, come un umile servo, si adattò a fare un po' di tutto...ma quando fu necessario, dimostrò d'essere anche un indomito combattente. Nel 1950, dopo cinquantasei anni di duro lavoro, umiliazioni, ribellioni e tanti colpi di mare, cadde sotto i colpi del demolitore ed entrò nell'oblio della storia navale. |
Con l'entrata in servizio di quest'unità, i fratelli Costa si resero conto che dopo aver sbarcato i propri fusti d'olio d'oliva, si poteva trasportare merce anche per conto terzi. Fu quindi il Langano a dare vita a quella che ieri si chiamava "Linea C.", oggi "Costa Crociere", ed ebbe una vita lunghissima, perché rimase in attività con i colori della compagnia fino al 1950. Tuttavia, la fama di pietra miliare nella storia dell'armamento Costa, il Langano non se la guadagnò a parole e, per la verità, neppure per la sua avvenenza.... (vedi foto), perchè il vecchio piroscafo era un trasandato guerriero d'altri tempi che non discuteva mai gli ordini del suo capitano, ma li portava a termine da par suo. Nel lungo arco della sua vita, seppe adattarsi a qualsiasi trasporto o missione e nessuno osava fermarlo, neppure il Terzo Reich, che in fatto di controllo del territorio la sapeva lunga!
La fortuna aiuta gli audaci!
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Flotta di Giacomo Costa era composta di otto piroscafi da carico che andarono tutti perduti nel corso delle ostilità ad eccezione, appunto, del cinquantenne Langano.
L'8 settembre 1943 fu una data infausta per l'Italia ed anche per l'anziano Ravenna che cadde sotto le bombe nel porto di Genova; per il Langano si trattò, al contrario, di un giorno di gloria che lo vide protagonista di un'autentica avventura. Si trovava in porto a Venezia e i tedeschi avevano già deciso di requisirlo, ma, proprio in quelle ore, a bordo della nave scaturì la decisione di sottrarsi nottetempo alla confisca con uno spericolato colpo di mano. Ecco come, sul giornale interno della Costa, è raccontato l'episodio: “Macchine avanti a tutta forza!” La nave, prima che potesse essere dato l'allarme, aveva già preso il largo, diretta verso sud, con soli sette uomini d'equipaggio. Pochi, ma animosi e sufficienti perché si arrivasse fino a Malta, dove la nave fu adibita a compiti vari fino al termine del conflitto”.
Non occorre essere esperti in materia per intuire che dietro le scarne parole del citato rapporto, si nascondeva una realtà ben più difficile da superare. Oggi possiamo ritenere, senza margini d'errore, che una nave di circa 100 metri di lunghezza che naviga nel canale veneziano della Giudecca, nel buio più totale a causa dei bombardamenti, tra ostruzioni belliche, relitti affondati o semi-affondati, richiede, come minimo, l'assistenza di un esperto pilota portuale che la guidi, indenne, fuori del porto. In questo caso, il comandante del Langano fece tutto da solo manovrando gagliardamente la sua nave in spazi ristretti e vigilati, tra l'altro, dalle motovedette tedesche munite di potenti riflettori e adeguati mitragliatori.
Lo sappiamo con certezza, perchè in quelle terribili ore che scattarono con l'8 settembre, anche i piloti portuali furono “requisiti” dai tedeschi. Di fatto, il vecchio e indomito piroscafo non badò a certe formalità... ma sgusciò tra le maglie dell'efficientissima rete germanica e scappò contando soltanto sull'astuzia ed il coraggio del proprio equipaggio. Nulla sappiamo del suo viaggio per raggiungere la base di Malta, ma gli avvenimenti che seguirono, c'inducono a pensare che non deve essersi trattato di un facile trasferimento. Migliaia di mine erano state seminate, da tempo, in tutto il Mediterraneo e il 9 settembre si consumò, com'è noto, l'immane dramma della corazzata Roma che fu colpita e affondata dalle innovative bombe telecomandate “PC 1400X” (Fritz-X) dei bombardieri tedeschi DO-217/K al largo dell'Asinara. In quei giorni il caos era totale e, nel dubbio, una nave sparava su tutto prima ancora di stabilire se il bersaglio era “friend or foe” (amico o nemico).
Qui ci fermiamo per mancanza d'altre notizie sulla fuga del Langano, ma anche per non incorrere nella facile retorica che di solito s'accompagna a certe “patrie” rievocazioni. Del resto, non abbiamo dubbi sulla capacità dei nostri affezionati lettori, nati e cresciuti sul bagnasciuga, di valutare compiutamente la portata dell'eroica “fuga del Langano”.
Ma la storia continua...
E' curioso rilevare inoltre che, dopo la parentesi di Malta, nell'agosto del 1945, il Langano fu messo sulla linea Civitavecchia-Olbia, portando passeggeri diretti ad Olbia e pecore dirette a Civitavecchia. Per questa linea fu richiesta la derequisizione del piroscafo “Fanny Brunner”, ma gli alleati negarono l'autorizzazione in quanto le pecore da trasferire in continente non erano adatte all'alimentazione umana (Storia dei Trasporti Marittimi - Autori: Radogna, Rastrelli, Ogliari, Spazzapan...).
Con la nobile etichetta di “nave passeggeri”, il glorioso Langano continuò a navigare quando i servizi con la Sardegna erano ancora nel caos e fu adibito al collegamento fra Civitavecchia e Cagliari, trasportando migliaia di persone. Si sa inoltre che i traffici commerciali sulle rotte tradizionali della Società di Navigazione Adriatica per l'Egitto, il Levante e l'Egeo furono riattivati nel 1946 con le due unità noleggiate della Società Costa: il “nostro” piroscafo Langano e la nuova motonave Federico C. (847 t.s.l.), che fu consegnata dai Cantieri del Mediterraneo nel luglio 1946. Così, duramente provata dalla guerra, la Linea C. riprese a vivere.
Terminiamo il racconto salutando con grande simpatia questa nave che batté tanti mari, quasi sempre in “burrasca meteo-politica”... mostrando a lungo e con onore la parola Langano , un pezzetto di Rapallo, pitturato sui lati della prora e sulla poppa.
Carlo Gatti (7/2008)