SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Rimorchiatore, p...eripatetica del porto
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Avvertenza

A scanso di azioni penali nei nostri confronti da parte di Enti e/o privarti Cittadini teniamo a precisare che in termine usato nel titolo non vuole assolutamente essere offensivo e/o dispregiativo sia verso il Mezzo citato che verso il Soggetto di riferimento e prima di essere citati in giudizio da qualche bacchettone di turno vorremmo essere letti fino in fondo. Nel limite delle nostre modeste doti letterarie, l'intento vuole invece essere elogiativo e di riconoscenza per entrambi i soggetti in causa, ben lontani dall'essere dei "tuttofare a comando” ai quali non è dato intravedere il lavoro nella sua totalità, ma dei Professionisti seri che operano con intelligente cura ed solerte autonomia, molto spesso sopperendo alle mancanze altrui con scienza e coscienza . Per gli argomenti trattati se ne consiglia la lettura ad un pubblico adulto. Tener lontano da minori o da personale “terrestre” o “non navigante”.

Premessa

Oggigiorno a chi si affaccia al lavoro portuale avverte subito una pletora di imbarcazioni specializzate nei più diversi lavori e costruite a bella posta per quei servizi.

C'è chi raccoglie la spazzatura, chi esce dal porto per soccorrere qualche sprovveduto diportista, chi accorre a spegnere l'incendio, chi si incarica (purtroppo) di raccogliere cadaveri venuti in superfice, chi scarrozza il Pilota avanti ed indietro, chi si affianca alla nave con i propri mezzi con combustibile o acqua.. e chi assiste la nave nella manovra. Un tempo non era cosi e tutte queste cose, o molte di esse erano delegate al Rimorchiatore (la Barcaccia , come la chiamiamo noi). Vediamolo quindi da vicino questo mezzo polivalente e per tesserne le doti partiamo da lontano, con un siparietto illustrativo, accostandolo ad un altro lavoro di carattere marino: forse nella similitudine meglio si potrà comprenderne l'utilità ed il valore. Riprenderemo dopo questo siparietto a parlare della nostra Barcaccia e forse non ci sarà piu' bisogno di molte parole.

Rimorchiatori ormeggiati a Genova negli anni '60/Tugboats at Genoa port on the sixties

Siparietto

Siamo nel 1953 (tenete presente questa data è fondamentale) ed io sono imbarcato sul “Ugo Fiorelli” una cisternetta da 1500 t. dell'Agip dove stò completando la navigazione a motore per il Patentino. Il nostro servizio è quello di rifornire tutti costieri della Penisola (talvolta anche in Jugoslavia, e persino ad Haifa), molti approdi con soste non brevi, con discarica lenta per esigenze di terra (non come adesso che fai appena in tempo ad entrare che sei già fuori), eravamo una specie di distributore itinerante.

Sul Fiorelli c'è il terzo Ufficiale Scortichini Luciano di Ancora con il quale ero già stato al mio primo imbarco sul Rapallo (lui allora era al temine del periodo per il Patentino). Insieme, nelle lunghe navigazioni dalla Romania alla Polonia, ci dilettavamo (e dilettavamo l'equipaggio) a scrivere dei diari di bordo satirici ed ironici tirando tutti in ballo con la tolleranza del Comandante (Leboffe di Gaeta) a cui piaceva ostentare una simpatica vena partenopea. Entrambi avevamo avuto qualche modesto svezzamento nel giornalino della scuola ed ancora non avevamo perso la vena goliardica del Nautico. Qualche copia arrivò in Ufficio e ci fu un benevolo scrollare di testa.

Tutto questo cosa c'entra col titolo ? Un momento di pazienza.

Con Luciano meditiamo di fare un Vademecum , una Guida , un Bignami (fate un po' voi) sulla situazione delle “Case di Tolleranza” (i Casini ,tanto per dire le cose come sono, alla marinara) nei Porti Italiani ed i molti scali ci avrebbero certo dato il materiale necessario. Doveva essere una specie di Michelin con tanto di stellette meritocratiche (da una a cinque) che tenevano conto dei molteplici aspetti degli Esercizi Commerciali in oggetto onde favorire la scelta del marinaio in franchigia. La cosa prende forma, gli diamo un nome e ci muoviamo come cronisti imparziali.

Titolo: ”Vademecuum per il Marinaio in franchigia” . Sottotitolo: “Guida ragionata per una scelta piacevole” . Edito da Fiorelli/Mare. Avete tenuto a mente la data ? Anno 1953.

Dopo pochi anni una legge decise che dovevamo essere tutti piu' buoni e… tollerant i…, ed un indulto ante-litteram decretò la fine di una attività che nei secoli passati aveva finanziato la manutenzione dei Porti. C'è un editto della Repubblica Genovese (siamo nel 1500) che aumenta provvisoriamente la tassazione del 5% per sostituire le bitte di Ponte Morosini. Per i bacchettoni del tempo fu un successo, l'anima era salva. A proposito di anima si saprà di certo che durante l'Inquisizione l'intento era quello di salvare l'anima e per questo non si esitava a martoriare il corpo che non contava nulla fino a brucialo…col fumo l'anima purificata ascendeva la Cielo. Certo che quell'indulto non ci avrebbe permesso la nostra iniziativa editoriale se avessimo tardato, comunque ne vanificò i successi futuri. Già nel '53 si paventava di questa prossima apocalisse.

Dunque la nostra Guida. Fu un lavoro duro e dispendioso in cui impegnammo le energie migliori della nostra scanzonata gioventù. Economicamente la cosa ne fu in parte sollevata quando gli Operatori del Settore (incuriositi ed edotti sul nostro intento) ci fecero dei grossi sconti confidando in qualche stella di piu nel merito della loro offerta (potenza dei media ). Per il resto però dovevamo cavarcela da soli e data l'età questo (dicevano loro) non avrebbe dovuto essere un problema.

1961, il rimorchiatore Brasile/1961, the tugboat Brasile

Vani furono i nostri sforzi di allora (e sono certo lo sono anche in questo momento) a spiegare che il nostro reportage aveva esclusivamente il rigore scientifico della ricerca applicata (proprio come voleva Galileo “provando e riprovando”) e che nulla aveva a che fare con quanto si potesse pensare: le nostre erano solo interviste sul campo, indagini rigorose…tant'è non siamo mai riusciti ad eliminare un risolino di complicità.

Quanto usciva dalle nostre esperienze dirette era molto diverso dall'immaginario collettivo: c'era una professionalità ed una umanità insospettata esercitata a tutto campo. All'ingresso una accoglienza pronta e solerte…lo sforzo a cogliere il legame giusto…la cura nel collocare l'ospite a proprio agio in mani sicure ed esperte…anche le carenze, le difficoltà dichiarate o celate erano comprese e portate a felice esito. Non scoprimmo niente di nuovo, Freud in questo ci aveva preceduto, ma sulla psicologia futura avevamo ancora qualche vantaggio.

Operazioni che sembrano tutte uguali e ripetitive, in realtà sempre nuove per l'imprevisto e quando comunque tali non sono c'è la sapienza a rimediare e quindi comunque coinvolgenti. In ogni caso ciascuno dà il meglio di se per un accosto dolce anche nella complicazione sempre in agguato. Inventiva, novità, adattamento….una operazione terapeutica insomma, come il lettino dello psicanalista il cui risultato è proporzionale alla carica di umanità impegnata…alla comprensione. …ed alla fine quando …il Pilota …dà il “ finito” potente sale in tutti i soggetti la sensazione di aver fatto qualcosa di bello e di buono, una soddisfazione che va oltre l'atto compiuto e la giornata si presenta sotto i migliori auspici…e tutti si predispongono al meglio…il sole splende.

….un momento, di cosa stiamo parlando, non confondiamo le cose….mettiamo le cose al posto giusto….non siamo in porto…questo verrà fra poco….che confusione, caspita ! Tutto questo mi fa oggi pensare a Buenos Aires a cavallo dei due secoli (XVIII-XIX). Argentina, terra di massiccia immigrazione prevalentemente maschile dove l'elemento femminile era merce rara in un rapporto 3 a 1. Persino il tango era ballato fra uomini nelle milonghe, i cortili dei barrios dove l'emigrazione trovava alloggio ( milonga , questo nome passerà a denominare uno stile di ballo).

Femminilità rara, dicevo, con una conseguente domanda di amore inteso, certamente come sesso, ma anche come desiderio di compagnia femminile che potesse ridurre la nostalgia per le donne lasciate a casa. in un ambiente che riproducesse una normalità come la si prefigurava o la si desiderava. Questa domanda viene prontamente commercializzata ed alimentata da un forte impulso economico di un Paese in forte espansione. Inevitabile lo sviluppo della prostituzione in particolare praticata all'interno di caratteristiche case denominate di, volta in volta, casa alegra , quilombo , enramada, comunque luoghi dove si offriva compagnia, ballo, musica, evasione.

Qui si sviluppò il tango portandosi dietro la nomina di ballo del peccato, ballo da postribolo per i soliti bacchettoni. Qui nacquero i piu grandi musicisti argentini (Astor Piazzola fra tanti altri), qui si elevò alla massima espressione un difficile ma economico strumento, il bandoneon (una sorta di piccola fisarmonica di origine tedesca) che diventerà il simbolo di questa musica struggente ed avvincente. I bacchettoni dissero questo anche del valzer …ma lo dicono su tutto e le smentite della Storia non li fa demordere. In questo sono tenaci…ma pericolosi…i talebani della morale.

Ci sarebbe ancora da dire molto su questa stagione ma sarebbero solo episodi personali di nessun interesse se non alla mia malinconia. Il nostro opuscoletto circolò sui Bordi Sociali, arrivò a Milano (Sede) dove ancora una volta si scrollò la testa, questa volta con commiserazione ipotizzandoci un futuro di scarsa riuscita professionale. Scortichini apri in seguito una Agenzia Marittima ad Ancona con successo. Da parte mia non posso lamentarmi della professione esercitata ne per altri studi intrapresi, credo di averla degnamente interpretata, come tutti gli altri colleghi, e non rinnegherei nulla del passato, neanche il Vademecum.

Le Barcacce

Davvero mi stò rendendo conto della perfetta analogia delle due attività commerciali, dove la prima appare come una perfetta metafora del lavoro in Porto e della Barcaccia : un ruolo simile per un lavoro identico nella interpretazione. Poco quindi ci sarebbe da aggiungere, basta sostituire il nome dei soggetti. Tuttavia qualcosa bisogna pur dire se non altro per evidenziare delle caratterizzazioni che la precedente professione non poteva conoscere, e mi riferisco specialmente alla coralità delle interazioni, anche se oggi sembra che queste si siano estese anche in quel Campo . Brevemente abbiamo anticipato nella premessa il ruolo tuttofare della Barcaccia ma un tuttofare di lusso nel senso che di ogni cosa la Barcaccia conosce e si muove di conseguenza in piena autonomia di movimento.

Qui occorre aprire subito una breve parentesi che andremo a meglio descrivere in un siparietto dedicato. Barcaccia… o semplicemente Barca per fare prima , d'accordo ma chi la muove…questo è il punto. La Barcaccia era per noi come una protesi, un essere antropomorfo dotato di intelligenza e peculiarità umana dove l'equipaggio, sempre lo stesso per molto tempo, si identificava con la Barcaccia stessa, massimamente il Comandante.

Cliccavi (nel pensiero) un nome e si apriva l'immagine della Barcaccia e non della persona: erano la stessa cosa nel bene e nel male. Ecco perché quando descriviamo una azione, esprimiamo un commento è la Barcaccia che nominiamo, ma noi sappiamo che quel lavoro era svolto da quella gente. L'accorrere della Barcaccia ad ogni richiesta (anche la piu strana ed inusuale per la quale ci si doveva inventare sul momento la soluzione) non toglie il ruolo principale per il quale la Barcaccia si muove nel trafficato mondo del Porto: il supporto alla Nave , della quale l'arrivo resta l'affresco piu emblematico.

La partenza , il movimento interno fra le calate ed i Bacini di Carenaggio sono manovre difficili ed importanti ma eseguite con una Nave già conosciuta, in una condizione di tempo che lo consente od opportunamente scelto nei casi piu' delicati. L' arrivo è diverso e per certi aspetti può riservare delle sorprese. Siamo all'imboccatura del Porto, insieme ad altre Barche (due, tre, ma anche quattro) che tacitamente senza una parola si dispongono per il rimorchio. Il Pilota è già a Bordo e prima di uscire ha sommariamente avvisato le Barche su cosa va a prendere, dove lo porta e gli accorgimenti che al momento gli sembrano piu idonei, ma anche per lui le ultime informazioni le avrà dal Bordo e si affaccerà per dire qualcosa se necessario.

Conosciamo il Pilota . I Piloti non sono tutti uguali pur nella ripetitività delle operazioni, e di ciascun Pilota conosciamo il comportamento, le preferenze nella manovra…piccoli dettagli che marcano una differenza la cui conoscenza evita comandi e parole a distanza. Non c'era il telefono e tutto avveniva col fischio, il megafono…con la profonda sapienza del mestiere e degli uomini. Oggi è tutto un parlottare, spesso superfluo, al radiotelefono dove gli ordini si sovrappongono ad altre manovre, salvo passare su altra frequenza in casi estremi.

Allora tutto era silenzio…pochi fischi della Nave…la conferma dalla Barcaccia con il fischio…quando possibile il fischietto del Pilota sull' aletta, soffocato dal vento e dalla pioggia…il tempismo con gli ormeggiatori, i piu silenziosi…per tutti solo l'essenziale. La nave si avvicina e lentamente si presenta all'imboccatura. …..tipo della nave…pescaggio…velatura (quello che la sovrastruttura offre all'azione del vento), tipo di macchina per intuirne la risposta…aspetto esteriore (per valutare la condizione del cavo che ci sarà filato da bordo, oggi non è piu cosi)….tipo di propulsione per valutarne gli effetti….. ….tutto questo traguardato alla situazione del vento ed alla peculiarità delle altre Barche che con noi completano lo staff di supporto alla Nave ed alla destinazione di ormeggio.

Il Norway (ex France) assistito a Genova dai rimorchiatori negli anni '80/The Norway assisted by tugboats at arrival in Genoa on the eighties

Valutazioni spesso fatte con un tempo invernale da lupi, una tramontanata tagliente o una libecciata persa ma ancora agibile e l'impaccio di un equipaggiamento fai-da-te. Oggi la grande manovrabilità e potenza delle barcacce (ma possiamo ancora chiamarle cosi?) consente di rimediare a valutazioni sbagliate, allora un errore nella filiera della manovra poteva significare il fallimento della stessa con conseguenze anche gravi. Il piu' delle volte la Barcaccia agiva nello stesso tempo in cui il Pilota stava pensando a cosa doveva fare, non un anticipo ma una contemporaneità che aveva dell'incredibile.

E che dire della “ bozza” (oggi sconosciuta) ? Una manovra difficile di grande tempismo “Barca- Pilota-Nave” e che rappresentava un pò l'Accademia della Barcaccia , il capolavoro . Fallire la bozza poteva significare nel migliori dei casi la rottura del cavo, nel peggiore lutti e rovesciamento, non andiamo esagerando era cosi e lo è stato. Torneremo su questo argomento in un siparietto di dettaglio: lo merita in pieno.

Ricordo un arrivo . Una nottataccia da far paura. Inverno. Freddo…acqua…vento. Sul “Canada” di poppa alla Nave ad attendere che gli indiani filassero i cavi (ne volevamo due per sicurezza, visto la condizione del primo). Il proiettore illuminava la zona brandeggiando per il rollio ed io alla sua manovra, in aiuto al Comandante nel suo massimo impegno, cercando di tenerlo fisso sulla poppa della Nave. C'era confusione e la temperie non agevolava la comprensione fra i nostri marinai pronti con il gancio e la Nave. Si affaccia dopo un pò un tipo biondo, forse l'Ufficiale, e Luigi (Luigi Grillo, di Torre del Greco), in un insospettato inglese napoletanizzato che ci meravigliò, gli grida <You speak english ?>. Vidi chiaramente (ero al proiettore) illuminarsi il viso del biondino. Avrà pensato: OK finalmente abbiamo trovato il modo di capirci. E si apre ad un sorriso di soddisfazione. E Luigi, in perfetto napoletano ed accompagnato da un gesto, <Ma vaffanculo !> . Che con c'entrava per nulla, che il biondino non comprese e che ci fece sbelicare dalle risa anche se il frangente richiedeva maggior serietà.

Ma ecco che la Nave è al Gancio. Da questo momento è nelle mani della Barcaccia . Con dolcezza ma determinazione l'operazione si avvia verso l'obiettivo finale ed a questo scopo la Barcaccia sfodera tutta la sua abilità, piegando al suo volere anche una riluttanza che gli eventi potrebbero far emergere. Talvolta la nave sembra restia all'approccio, vorrebbe fare di testa sua e crede di poterlo fare, ma ben presto capisce che è meglio affidarsi a mani sapienti e comprensive. Si lascia andare, ferma gli ardori della sua macchina e dolcemente si lascia portare a cuccia. Sarà un ormeggio leggero, un appoggio neanche avvertito, la conclusione perfetta di un amore nato a prima vista all'entrata.

Mai richiesti, ma comunque sempre accettati con soddisfazione i complimenti, meglio se talvolta riconosciuti concretamente in sigarette e whisky. Ce li consegnava il Pilota che tornava con noi in Torretta commentando come sempre la manovra durante la navigazione, magari sorbendosi con noi il meritato caffè che il mozzo aveva preparato. E questa potrebbe essere una metafora della vita quando vissuta con curiosità, interesse e voglia di fa bene. In ogni circostanza.

CSDM Silvano Masini - 2/2007