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La banalità di osservare le nuvole

Quando raccontiamo di naviganti dei velieri, cioè di quelli che dovevano cavarsela in mare aperto anche senza radio, GPS o bollettini meteo aggiornati, sappiamo bene che leggere l’ambiente dove si trovavano era questione di sopravvivenza; bisognava difatti saper comprendere il cielo, il mare, il vento.  

Il brigantino a palo camogliese “Cognati” disalbera (ma si salva) dopo una collisione con un iceberg nei pressi delle isole Falklands – tratta da “I mille bianchi velieri della città di Camogli” di Pro Schiaffino

Un esempio? Nel 1908, il brigantino a palo camogliese Cognati attivava il suo cupo corno da nebbia. Era una notte atlantica, nel bel mezzo di una tempesta di neve nei pressi delle isole Falklands, appena uscito da Capo Horn. Quel suono non era solo per avvisare le altre navi, serviva anche per individuare eventuali iceberg nei dintorni: se c’era una montagna di ghiaccio nascosta nella nebbia, l’eco del segnale la rivelava. Era perciò una specie di “radar acustico”!
Un’altra tecnica d’epoca era la previsione della nebbia: confrontando la temperatura dell’acqua con il punto di rugiada, si poteva prevedere quando la visibilità sarebbe calata. In pratica, se il mare diventava più freddo dell’aria umida che lo sovrastava, questa si condensava e… bam! Ecco la nebbia!

 Piroscafo degli anni ’30 in navigazione con nebbia

Questa simbiosi con l’ambiente esterno si completava con l’osservazione delle nuvole. Ovviamente quei marinai non le vedevano come semplici coreografie del cielo; ogni forma, colore, altezza o loro movimento raccontava qualcosa. “Parlavano” del tempo, di quello presente e di quello che stava arrivando; si trattava di nuvole alte e sottili? Forse bel tempo; nuvoloni scuri che crescono in verticale? Instabilità in vista; se poi iniziavano a formarsi trombe marine o si vedevano lampi in lontananza, era il caso di mettersi subito in allerta e prepararsi a manovrare le vele.

In mare come a terra, crediamo sia utile conoscere le nuvole più comuni:Cumulonembi (sopra): nubi imponenti a sviluppo verticale, sono portatrici di temporali, forti piogge, grandine e raffiche di vento potenzialmente pericolose per le imbarcazioni. Riconoscere la loro formazione permette di adottare misure preventive

Strati: banchi nuvolosi bassi e uniformi possono ridurre drasticamente la visibilità, rappresentando un pericolo per la navigazione, specialmente in combinazione con la nebbia

Altostrati (sn) e Nembostrati: strati nuvolosi medi e bassi spesso precedono sistemi perturbati più ampi, con precipitazioni prolungate

Cirri: nubi alte e sottili, generalmente in cielo scoperto, spesso le prime avvisaglie dell’avvicinarsi di un fronte caldo e di un cambiamento delle condizioni meteorologiche

Oggi, tra radar, app e certi ponti di comando chiusi, interfacciati e climatizzati, queste antiche  usanze si stanno perdendo. Eppure, chi naviga è noto per “tenersi sempre qualcosa in tasca”, cioè fa parte del suo DNA essere pronto ad ogni evenienza, a pensarle tutte.
Ed è per questo che quando la radio automatica del GMDSS (sistema globale di sicurezza) riceve i precisi bollettini meteo di zona, si dà comunque un’occhiata verso l’alto, “mani màn…”

Bruno Malatesta
(info tratte da“Atlante Internazionale delle Nubi” dell’O.M.M.)

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