In occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio 2023, ricordiamo alcuni forti legami di Genova con le comunità ebraiche ed il contributo del transatlantico Rex nel salvataggio degli Ebrei europei ed italiani prima dello scoppio della 2° guerra mondiale.
La Gio.Ansaldo & Co nel 1930 era la maggiore industria metalmeccanica di Genova con 13.000 operai e 1.500 impiegati in undici siti produttivi (fonderie, meccanica, cantieri, elettrotecnica). Dopo la Prima Guerra mondiale ebbe strette relazioni collaborative con le comunità ebraiche in Polonia, fornendo un grande supporto tecnologico ed organizzativo per lo sviluppo delle loro fabbriche.
Dai Cantieri Ansaldo di Genova Sestri fu costruita da 2.000 operai in soli 15 mesi e mezzo il transatlantico Rex di 51.062 Ton, lungo 278,20 m per il servizio transatlantico veloce Europa – USA con 2.032 passeggeri alla velocità si 27 nodi (e punte sino a 30 nodi – circa 55 km/h), quindi equiparabile a quella di un motoscafo.
Il transatlantico Rex attraversava l’Atlantico alla velocità di un motoscafo
Il suo servizio operativo inizia con il viaggio inaugurale del 27 settembre 1932 e termina nel maggio 1940, dopo aver trasportato oltre 300.000 passeggeri.
Dalle testimonianze scritte, vocali e video dell’United States Holocaust Memorial Museum in Washington e dai dati sull’immigrazione dello Ellis Island Immigration Museum, c’è la conferma che il Rex trasportò da 20.000 a 50.000 ebrei in 101 viaggi atlantici, inizialmente europei e poi italiani dal 1938 in poi, dall’Europa agli USA con un ottimo trattamento a bordo in ogni classe, con un rabbino ed un cuoco Kosher a loro dedicato, grazie all’accordo del 1933 tra la Union of Orthodox Jewish Congregations of America e l’Italia Navigazione.
La via di fuga consolidata, funzionante dal 1933 da quando Hitler divenne cancelliere in Germania, era rivolta agli Ebrei tedeschi e di altri paesi europei. Consisteva nel passare a Vienna ove operava la HIAS (Hebrew Immigration Aid Society) e lo HICEM diffuso in tutti i paesi d’Europa (fusione della Hebrew Immigrant Aid Society di New York; Jewish Colonization Association di Parigi ma registrata come British and Emigdirect, organizzazione per la migrazione in Berlino) che fornivano i visti per gli USA. Si proseguiva in treno per Trieste senza controllo frontaliero e poi Genova, dove con l’appoggio della chiesa cattolica, si veniva ospitati sino all’imbarco. Ricordiamo il Card. Pietro Boetto (2016), Monsignor Francesco Repetto (1976), Monsignor Carlo Ivo Salvi (1976) e Monsignor Emanuele Levrero (2009), tutti insigniti del titolo “Giusti nelle Nazioni” negli anni indicati. A Genova operava anche la DELASEM (Delegation for Assistance to Emigrants) di Dante Almasi e Leo Vittorio Valorba a supporto degli Ebrei Italiani perseguitati. La fuga terminava con l’imbarco a Genova sul Rex, ove la legge “Manifesto della razza” del 14 luglio 1938 non fu mai applicata.
Passeggeri del Rex nella sala delle feste per l’esibizione dell’orchestra
L’equipaggio del Rex era di 850 persone (500 genovesi, 200 liguri e 150 di altre regioni) e si prendeva cura di 2.032 passeggeri di ogni nazione, divisi in quattro classi poi ridotte a tre. Sulla “Rotta del Sole” nell’ Atlantico del Sud era raro trovare passeggeri tedeschi (o nazisti) che preferivano i transatlantici tedeschi Bremen ed Europa senza dover arrivare a Genova. Tale rotta era ideale per le fughe e si evitavano possibili spiacevoli incontri.
Tutte le persone imbarcate e l’equipaggio rispondevano al comandante, che era l’unico, dopo Dio, che decideva qualsiasi cosa sulla nave. L’equipaggio del Rex era accuratamente scelto tra le persone più professionali, sia per mansioni semplici che impegnative. Dai giornali di bordo non si rilevano problemi occorsi per il trasporto di passeggeri Ebrei o di altre nazionalità, con interferenze con equipaggio o tra di loro. Nelle testimonianze degli ebrei arrivati in USA, che viaggiavano in ogni classe, è sempre evidente l’alta stima verso la nave e ringraziamenti per l’impeccabile trattamento ricevuto a bordo per tutta la durata del viaggio da parte dell’equipaggio.
Nel gennaio 1940 il Rex rimase l’unico transatlantico a continuare il servizio atlantico sino a giugno 1940. La nave, pur avendo dipinto su ogni fiancata una grande bandiera italiana (non belligerante in quell’anno), veniva comunque fermata per controllo dei passeggeri da navi militari francesi ed inglesi, che la scortavano anche a Gibilterra per sbarcare sospetti collaboratori nazisti, con confisca di sacchi di corrispondenza postale (vietati dalle norme). In quel periodo i viaggi verso gli USA erano al pieno della capienza passeggeri, mentre al ritorno i passeggeri erano minimi.
Il Rex fermato in Mediterraneo l’8 ottobre 1939 vicino a Gibilterra dal cacciatorpediniere francese T81 (Bordelais). Notare il motoscafo accanto alla nave con i militari francesi per l’ispezione passeggeri e merci
Per salvare la nave dai bombardamenti su Genova, nel luglio 1940 fu condotta a Trieste in disarmo al Molo VI. Il 9 settembre 1943, le milizie naziste confiscarono il Rex adibendolo a caserma e sbarcando i pochi marinai di guardia. Vennero smontati tutti gli arredi e le attrezzature meccaniche riusabili, inviate con treni speciali a Vienna, Monaco e Berlino. Per salvare il Rex dai bombardamenti a tappeto su Trieste, fu rimorchiata verso Capodistria, ma la nave si incagliò tra Isola e Capodistria. L’ 8 settembre 1944, su ordine di Churchill, la RAF con tre raid successivi di attacco l’affondò. Il relitto, rimase inclinato su lato sinistro e semi affiorante a 250 metri dalla spiaggia.
L’8 settembre 1944 il Rex è affondato dalla RAF vicino alla riva tra Isola e Capodistria
Occorre menzionare l’irrisolto episodio del “Tesoro del Rex”. Due ufficiali tedeschi della Wehrmacht, avevano segretamente nascosto in alcune cabine del Rex una o più casse sigillate, parte dei preziosi confiscati agli Ebrei. Non è noto se le casse siano state rinvenute durante la demolizione della nave, eseguita dagli Iugoslavi dal 1952 al 1957 o se sono rimaste nei doppifondi dello scafo assieme ad una delle quattro eliche, sommersi da un abbondante strato di sabbia che scende dal monte San Marco ad ogni pioggia. =
(Ing. Flavio Testi – 2023; immagini d’archivio dell’autore)